“Quando scrivo sono presa da una sorta di follia e ossessione, a cui cerco di dare ordine proprio attraverso le parole”. Olga Tokarczuk, scrittrice polacca, autrice del romanzo “I vagabondi”, ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura 2018 (l’assegnazione era stata sospesa)

Olga Tokarczuk, scrittrice polacca, ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura 2018 (l’assegnazione era stata sospesa), con le seguenti motivazioni: “Per la sua immaginazione narrativa che con passione enciclopedica rappresenta il superamento dei confini come una forma di vita”.

Nata a Sulechów nel 1962, Tokarczuk studia psicologia a Varsavia e sviluppa un fascino particolare per le teorie di Carl Jung, che rimane una pietra miliare della sua scrittura. Si interessa solo successivamente al mondo della letteratura, diventando autrice di romanzisaggi e raccolte di racconti

Olga Tokarczuk i vagabondi nobel

Tokarczuk debutta nel 1989 con la silloge di poesie Miasta w lustrach, mentre la sua prima opera in prosa è Podróż ludzi księgi, uscita qualche anno dopo. 

È tra le scrittrici polacche più tradotte nel mondo, è stata finalista al National Book Award e nella sua carriera ha vinto numerosi premi, tra cui il Man Booker International Prize 2018 con I vagabondi (titolo originale Bieguni, pubblicato da Bompiani con la traduzione di di Barbara Delfino). I vagabondi è un’opera che mescola generi e stili diversi, raccontando molteplici storie che danno vita a un testo dal quale emerge il senso del peregrinare degli uomini sulla terra.

La prima casa editrice italiana ad accorgersi di lei è e/o, che nel 1999 pubblica Dio, il tempo, gli uomini e gli angeli, in seguito proposto da nottetempo con un nuovo titolo, Nella quiete del tempo, con il quale la scrittrice si aggiudica uno dei più prestigiosi riconoscimenti polacchi, il Premio della Fondazione Koscielski.

Olga Tokarczuk

Casa di giorno, casa di notte (Fahrenheit 451), Che Guevara e altri racconti (Forum), L’anima smarrita (TopiPittori) e Guida il tuo carro sulle ossa dei morti (nottetempo) sono le altre opere dell’autrice che possono essere lette in italiano. Inoltre, il suo adattamento cinematografico, Pokot, diretto da Agnieszka Holland e presentato al Festival di Berlino 2017, ha vinto il Premio Alfred Bauer nello stesso anno.

I suoi libri affrontano temi come l’appartenenza, le radici, il viaggio e l’attaccamento ai luoghi. Le sue storie, spesso ambientate in territori a cavallo tra la Polonia, la Repubblica Ceca e la Germania, hanno qualcosa di mitologico ed esistenziale, e invitano chi legge all’introspezione e alla riflessione.

Il Guardian l’ha definita una delle scrittrici polacche di più alto profilo, una femminista vegetariana in un paese patriarcale sempre più reazionario. Nello stesso articolo, Tokarczuk spiega che il suo stile così particolare e complesso non può prescindere dalla sua provenienza, facendo notare come la letteratura dell’Europa centrale sia molto diversa da quella occidentale, soprattutto per la difficoltà di costruire trame lineari e coerenti. 

Olga Tokarczuk

La prosa di Tokarczuk, infatti, non è affatto lineare, ma sperimentale e al tempo stesso ricca di significati. La sua lingua è personale, estremamente singolare, proprio come la lingua polacca, che è “fluida e imprecisa”, e dunque particolarmente adatta alla poesia.

A proposito del suo rapporto con la scrittura, l’autrice, intervistata da Fahrenheit – Rai Radio 3, ha raccontato: “Quando scrivo sono presa da una sorta di follia e ossessione, a cui cerco di dare ordine proprio attraverso le parole. Inoltre per ogni testo a cui lavoro effettuo una fase di ricerca seria e intesa, che mi impiega più tempo della stesura stessa del romanzo”.

Ammirata per la sua capacità di descrivere con raffinatezza i movimenti psicologici dell’essere umano, come scrive LitHub, la particolarità della prosa di Olga Tokarczuk sta anche nella sottigliezza e nell’intuizione con cui interpreta singoli personaggi, società e persino intere nazioni ed epoche, “è un esercizio di comprensione”.

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