Intellettuale e libero pensatore quale era, Michail Bulgakov evocò in tutta la sua opera i mutamenti sociali della neonata Unione Sovietica, attraverso personaggi e situazioni grottesche, utilizzando le ambientazioni e i criteri del racconto fantastico. Le critiche al governo, le sovversioni, le incoerenze di un Paese corroso da una serie di cambiamenti storici traumatici invadono tutta la sua produzione e ne rendono agile e terribilmente attuale la lettura – L’approfondimento sulla vita e i libri dell’autore de “Il Maestro e Margherita”

Michail Bulgakov (Kiev, 15 maggio 1891 – Mosca, 10 marzo 1940) è stato uno degli autori protagonisti dello scenario letterario della prima metà del Novecento russo.

Laureatosi in medicina nel 1916, fu spedito durante la guerra civile sovietica nella cittadina di Nikol’skoe, unico medico del circondariato, che si divideva tra i suoi (minimo) 50 pazienti al giorno. All’epoca aveva poco più di 25 anni.

Probabilmente in questo periodo si fece avanti quella che sarà poi sua la vocazione: la scrittura. Le Memorie di un giovane medico sono ambientate proprio in questi anni, anche se forse sono scritte intorno alla metà degli anni Venti. Due anni dopo, durante la guerra civile, venne mandato a Vladikavzak come medico militare. Partecipò a diversi sovvertimenti, iniziò a lavorare come giornalista e ad allontanarsi sempre più dalla carriera medica: all’inizio degli anni Venti, con il suo trasferimento a Mosca, inizia la vera e propria produzione letteraria di Bulgakov, che arrotondava quel poco che guadagnava con racconti e pezzi teatrali lavorando come comparsa in teatro.

Ci mise poco a farsi notare da Stalin: se è vero, come si dice, che il dittatore apprezzava grandemente la penna di Bulgakov (nel 1930 gli offrì un posto al Teatro d’Arte di Mosca), censurò comunque la maggior parte delle sue opere. A nulla valsero le richieste dell’autore a espatriare, ma se non altro non fu ucciso durante le purghe degli intellettuali che si opponevano al regime.

Intellettuale e libero pensatore quale era, Bulgakov evocò in tutta la sua opera i mutamenti sociali della neonata Unione Sovietica, attraverso personaggi e situazioni grottesche e improbabili, utilizzando le ambientazioni e i criteri del racconto fantastico. Le critiche al governo, le sovversioni, le incoerenze di un Paese corroso da una serie di cambiamenti storici traumatici invadono tutta la sua produzione e ne rendono agile e terribilmente attuale la lettura.

Passiamo dunque a una panoramica dei racconti e dei romanzi che hanno reso l’autore de Il Maestro e Margherita degno della fama postuma.

Appunti sui polsini (1922)

appunti sui polsini michail bulgakov

Al centro di questi frammenti Bulgakov descrive, con ironia pungente e col suo stile inconfondibile, alcuni scenari della Mosca degli anni Venti, la cui società era stata appena corrosa e radicalmente modificata dalla Rivoluzione d’Ottobre. Alla narrazione si aggiungono parecchie note autobiografiche: la maggior parte degli appunti riguarda scene realmente accadute.

La guardia bianca (1924)

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Pubblicato sulla rivista Rossija nel 1924, La guardia bianca racconta le vicende dei fratelli Aleksej, Nikolka ed Elena Turbin, la cui madre muore durante la guerra civile russa. I Turbin, nobile famiglia ucraina, dovranno ricostruire il loro equilibrio familiare in un periodo storico difficile: nel 1918, infatti, Kiev è in mano all’indipendentista Simon Petjura ed è sotto attacco da parte di Shoropadskij e dai bolscevichi. I tre fratelli dovranno fare i conti con due questioni: da una parte una crisi familiare, in cui i ruoli non sono definiti, nella speranza – fa quasi tenerezza -, di aggiustare il fuori partendo dal dentro; dall’altra la guerra, il dramma di una città che non c’è più e che non potrà restare solo sullo sfondo. Dal romanzo nasce il dramma teatrale I giorni di Turbin.

Diavoleide (1924)

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Diavoleide è un racconto lungo risalente al 1924 e che è stato recentemente tradotto da Andrea Tarabbia per Voland (casa editrice che deve il nome proprio all’opera di Bulgakov). Vartolomej Korotkov è segretario presso la Sede Centrale Principale dei Materiali per Fiammiferi di Mosca a cui viene riferito che, per mancanza di soldi, gli impiegati verranno retribuiti con i prodotti che vendono. Viene presto licenziato dal nuovo direttore Mutandoner: i tentativi di Korotkov di venire riassunto lo porteranno a un susseguirsi di peripezie, avventure, inseguimenti e incontri con personaggi comici e grotteschi. Ancora una volta Bulgakov fa i conti con la guerra civile sovietica e con i soprusi di Stalin. 

Il volume comprende anche il racconto Le avventure di Čičikov, un omaggio al lavoro di Gogol’.

Cuore di cane (1925)

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Pallino è un randagio a cui vengono impiantati i testicoli e l’ipofisi di un criminale morto durante una rissa. Dopo l’operazione Pallino subisce un’immediata umanizzazione: le ossa si allungano, comincia a camminare su due zampe, impara a parlare (con parole spesso offensive). Il suo dottor Frankenstein, alias il professor Filip Filipovič Preobraženskij, scoprirà presto che umanizzazione e civilizzazione sono due concetti ben diversi: cerca di rieducare Pallino, che nel frattempo si fa chiamare Pallinov, ma fallisce. Il cane è ormai diventato il modello ideale dell’uomo sovietico che il professore detestava e non resta che rimuovere l’ipofisi. Cuore di cane subì una forte censura e in Russia non fu pubblicato fino al 1987 e non è difficile immaginarne il perché.

Uova fatali (1925) 

uova fatali michail bulgakov

Mosca, 1928. Il professor Persikov, direttore dell’Istituto Zoologico di Mosca, scopre per caso un raggio rosso che investe alcune amebe. A differenza di quelle non colpite, però, queste risultano più aggressive, più grosse e più prolifiche. Ne parla subito col collega Ivanov e i due decidono di provare a puntare il raggio su alcune uova di rana: l’esperimento funziona e gli animali cominciano a svilupparsi in modi dapprima stupefacenti, poi terribili. I bolscevichi, convinti di poter utilizzare il raggio per risolvere la moria di galline di quei tempi, decidono di utilizzarlo sulle poche uova rimaste, dalle quali “nasceranno” dei mostruosi rettili che distruggeranno la città: ne deriva un racconto che unisce la fantascienza all’horror alla satira politica, e che mette in luce i problemi di un governo che, tra le altre cose, ripone troppa fiducia nella scienza, senza accettarne i limiti. 

Morfina (1926)

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Pubblicato per la prima volta nel 1927, Morfina, che sarà successivamente inserito nella raccolta Memorie di un giovane medico, è il racconto del dottor Sergej Poljakov che comincia ad assumere morfina a causa di alcuni dolori intestinali. Non ci vorrà molto perché l’assuefazione diventi dipendenza e cominci a intralciare il suo lavoro: Poljakov cerca di smettere, prova a sostituire la morfina con la cocaina, si fa ricoverare in una clinica psichiatrica, ma gli effetti si fanno sempre più pesanti. Decide così di scrivere una lettera al dottor Bomgard, suo amico dai tempi dell’università, per provare a risolvere il problema…

La vita del signor De Molière (1936)

la vita del signor de moliere michail bulgakov

Il 13 gennaio 1622 la signora Poquelin (nata Cressé) dà alla luce il suo primogenito, Jean-Baptiste Poquelin – meglio conosciuto come Molière. Il romanzo, frutto degli studi dell’autore sul drammaturgo francese, non si limita alla biografia, né deve essere inteso come tale: è anzi un’ulteriore occasione per opporsi al governo sovietico, grazie al rapporto tra lo stesso Molière e il Re Sole.

Memorie di un giovane medico (1963) 

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Pubblicata postuma, nel 1963, Memorie di un giovane medico raccoglie nove racconti con protagonista un giovane neolaureato in medicina che si trova a prestare servizio in campagna. I racconti sono stati scritti tra il 1917 e il 1919, quando l’autore viene mandato per circa un anno a esercitare la professione di medico in un ospedale di campagna. I forti elementi autobiografici offrono una riflessione sulle ansie, le responsabilità e i rischi della professione medica in quegli anni, in quei luoghi. 

Una curiosità: la raccolta è stata adattata in una serie tv con protagonista Daniel Radcliffe e Jon Hamm, andata in onda a partire dal 2012 e distribuita da Timvision, con il titolo Appunti di un giovane medico.

Le memorie di un defunto (1965)

le memorie di un defunto romanzo teatrale michail bulgakov

Conosciuto anche come Romanzo teatrale, Le memorie di un defunto fu scritto da Bulgakov quattro anni prima della sua morte, nel 1936. Il romanzo racconta, in forma satirica, della storia tutt’altro che a lieto fine del Teatro dell’Arte di Mosca, fondato dall’attore e regista Konstantin Sergeevič Stanislavskij, e di come il narratore, dall’accento fortemente autobiografico, abbia messo da parte quella che era la sua prima passione, soppiantata poi dalla narrativa.

Come sempre, anche nella sua ultima opera Bulgakov non ha lesinato sul racconto, amaro e disilluso, della situazione della cerchia intellettuale moscovita degli anni ’30: per questo, e per la morte di Stanislavskij avvenuta nel ‘38, Bulgakov smise di scriverlo. Venne pubblicato postumo in Russia solo nel 1965. 

Il Maestro e Margherita (1966)

il maestro e margherita michail bulgakov salani

Ultimo ma non ultimo, Il Maestro e Margherita (in foto, l’edizione Salani del 2018). Non si tratta solo dell’opera più celebre dell’autore, quanto di uno dei capostipiti della letteratura russa. Non ci dilunghiamo sulla trama, che è piuttosto conosciuta, ma riproponiamo un estratto dalla prefazione del volume di Paolo Nori: “E, per finire, mi viene in mente una cosa che scrive uno scrittore italiano che si chiama Giorgio Manganelli, che quando deve recensire un romanzo russo di Gončarov (Gančaróv) che si intitola Oblomov (Ablómav, più o meno), lui dice, più o meno, che Oblomov è un libro che non si può recensire, perché o lo avete letto, ‘e vi ha sedotto’, o non l’avete letto, ‘e allora, per favore, non perdete altro tempo con queste fatue righe, e andate a leggerlo’. Ecco. Il Maestro e Margherita, uguale“.