“Bob Dylan. Il fantasma dell’elettricità” di Marco Rossari racconta un Dylan unico e personale, che non è semplicemente un cantante, ma un flusso musicale, una tradizione che si protrae, un ininterrotto dialogo tra quello che è stato e quello che sarà nella musica americana…

Bob Dylan. Il fantasma dell’elettricità (Add editore) di Marco Rossari, scrittore e traduttore, non è l’ennesimo saggio o biografia su Bob Dylan ma, come vuole la collana Incendi di Add Editore, che si propone di dare vita e percorsi inattesi, e capaci di meravigliare, è un confronto tra l’autore, lo scrittore Marco Rossari, e il grande cantautore americano, vincitore del Premio Nobel per la letteratura del 2016. In un personale corpo a corpo con la sua figura e la sua musica, Rossari racconta Bob Dylan nella propria vita, la narrazione assume una dimensione autobiografica, e diventa occasione per esplorare il nostro rapporto con il mistero e la musica.

marco rossari bob dylan

La discografia di Bob Dylan non esiste. Non c’è, non sussiste, non respira su questo pianeta. Agente, è inutile che lei vada a cercare l’elenco cronologico dei dischi pubblicati in vita – studio, live, antologie, omaggi, eccetera – su Wikipedia, perché quello è un elenco fantasma. Devo essere più chiaro? Non ha un senso, non ha un significato. Sì, certo. I dischi esistono, hanno una consistenza fisica, e sono apparsi in quell’ordine. Eppure sono fantasmi.

Rossari, tra i 27 candidati al premio Strega con Le cento vite di Nemesio (e/o), in Bob Dylan. Il fantasma dell’elettricità, sceglie di raccontare Dylan attraverso un viaggio introspettivo dentro di sé, scandito da tre canzoni, che rappresentano tre snodi, tre momenti diversi, tre modi di essere di Bob Dylan: The Lonesome Death of Hattie Carroll, Tangled Up in Blue, e Mississippi. Il Dylan di Rossari trascende sé stesso, diventa un’esperienza, un viaggio, un motivo autobiografico, un’occasione per esplorare il nostro rapporto con la musica e il mistero.

Per Rossari,Dylan non è un cantante, ma un flusso musicale, una tradizione che si protrae, un ininterrotto dialogo tra quello che è stato e quello che sarà nella musica americana. Sì, certo, ho bevuto molto e ora sto per dirle che Dylan esisteva ben prima che esistesse Dylan e lei, agente, non capirà. Ma non importa. Non capire a volte è importante, è l’inizio delle cose belle”.

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