In libreria una raccolta di scritti di Maria Montessori, che ci apre le porte a una scuola diversa da quella a cui siamo abituati: su ilLibraio.it il capitolo “La scuola e la vita sociale”

“Avendo in mente l’ampia discussione che tuttora esiste sulla scuola, sulla sua riforma, sulla preparazione dei maestri e dei docenti, leggere gli scritti di Maria Montessori (Chiaravalle, Ancona, 1870-Noordwijk, L’Aia, 1952) non ha certo il senso di una fuga nel passato ma, anzi, quello di approfondire un insieme di conoscenze che entrano appieno nel dibattito di oggi”. Nella prefazione alla raccolta di saggi La scuola è libertà (Garzanti), Vittorino Andreoli ci invita a leggere le pagine profonde e moderne di una raccolta che ci apre le porte a una scuola diversa da quella a cui siamo abituati, e che si fonda sulla libertà di ogni bambino di crescere in sintonia con le sue inclinazioni. È la scuola basata sull’amore, che rifiuta l’imposizione di ogni modello predeterminato, in grado di gettare semi che aiutino i più piccoli a sviluppare la propria autonomia e le proprie peculiari potenzialità. È la scuola di Maria Montessori, capace contemporaneamente di educare e divertire, e che permette ai bambini di crescere come le persone che sono, e che desiderano essere.

Su ilLibraio.it il capitolo dal titolo “La scuola e la vita sociale”
È necessario avere fin dal principio un’idea di ciò che intendiamo come educazione per la vita a partire dalla nascita, ed è necessario entrare nei particolari del problema. Recentemente il capo di un popolo, Gandhi, enunciava la necessità non solo di estendere l’educazione all’intero corso della vita, ma anche di fare della «difesa della vita» il centro dell’educazione. Ed è la prima volta che una tale affermazione è stata fatta da un «leader» politico e spirituale. La scienza, invece, non solo ha già espresso questa necessità, ma dall’inizio del nostro secolo ha dimostrato che l’idea di estendere l’educazione a tutta la vita ha possibilità di essere attuata con certezza di successo. Questo concetto di educazione non è tuttavia ancora entrato nel campo d’azione di nessun ministero della pubblica istruzione.

L’educazione oggi è ricca di metodi, di scopi e finalità sociali, ma non di meno si può dire che essa non prende in considerazione la vita in sé stessa. Tra i molti metodi ufficiali d’educazione di paesi diversi, nessuno si propone di dare assistenza all’individuo fin dalla nascita e di proteggerne lo sviluppo. Oggi l’educazione, come è concepita, prescinde insieme dalla vita biologica e da quella sociale. Tutti coloro che entrano nel mondo dell’educazione vengono a essere isolati dalla società. Gli studenti sono tenuti a seguire le regole prestabilite dall’istituto di cui sono alunni e a uniformarsi ai programmi raccomandati dai ministeri della pubblica istruzione.

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Nella maggior parte delle scuole ufficiali dirette dallo Stato, ciò che importa è che il programma sia svolto. Se lo spirito dei giovani universitari è colpito dalle deficienze sociali e dalle questioni politiche che agitano appassionanti verità, la parola d’ordine è che il giovane non si deve occupare di politica, ma che deve attendere agli studi sino a che non li abbia portati a termine. Accade così che il giovane, uscito dall’università, avrà un’intelligenza tanto limitata e sacrificata da non essere capace di individuare e valutare i problemi dell’epoca in cui vive.

I meccanismi scolastici sono estranei alla vita sociale contemporanea così come questa sembra essere esclusa, con i suoi problemi, dal campo educativo. Il mondo dell’educazione è una specie di isola dove gli individui, avulsi dal mondo, si preparano alla vita rimanendone estranei. Può accadere, ad esempio, che uno studente universitario sia affetto da tubercolosi e ne muoia; non è cosa triste che l’università, la scuola dove egli vive lo ignori malato, mentre apparirà poi improvvisamente, con una rappresentanza ufficiale, al suo funerale?1 Vi sono individui estremamente nervosi, che quando entreranno nel mondo saranno inutili a sé stessi e causa di pene per la famiglia e gli amici. Tuttavia l’autorità scolastica non è tenuta a interessarsi a casi particolari di psicologia, e tale assenteismo ha una piena giustificazione nei regolamenti che assegnano alla scuola il compito di occuparsi soltanto di studi e di esami. Chi li supera riceverà un diploma o una laurea. Ecco, per i nostri tempi, il punto d’arrivo della scuola. Gli studiosi di problemi sociali rilevano che i licenziati da scuole e università non sono preparati per la vita, non soltanto, ma nella maggior parte dei casi sono persino diminuiti nelle loro possibilità. Le statistiche rivelano un impressionante aumento di pazzi, di criminali, di individui considerati «strani». I sociologi invocano dalle scuole un rimedio a tanto male; ma la scuola è un mondo a sé, un mondo chiuso ai problemi sociali; essa non è tenuta a considerarli e a conoscerli. È un’istituzione sociale di troppo antica tradizione perché i suoi regolamenti possano venir modificati per via d’ufficio; solo una forza che agisca dall’esterno potrà modificare e rinnovare e porre rimedio alle deficienze che accompagnano la educazione in tutti i gradi, così come purtroppo accompagnano la vita di coloro che vanno a scuola.

(continua in libreria…)

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