Diversi gruppi di genitori americani in questi mesi stanno sporgendo denuncia e cercando di eliminare alcuni testi dai programmi scolastici dei loro figli: un fenomeno in allarmante aumento – I particolari

Continue richieste di rimozione di libri, che spingono a Jonny Diamond a parlare su Lithub di “neo-puritanesimo”: un fenomeno sempre più preoccupante, quello che sta coinvolgendo da mesi gli Usa, al punto da occupare spesso le pagine dei media locali e da attirare inevitabilmente l’attenzione di quelli nazionali.

In anni segnati negli Stati Uniti dal dibattito sulla cosiddetta cancel culture da una parte, e dalla condivisione spontanea e virale dei libri su TikTok fra gli adolescenti dall’altra, questa singolare forma di “parental control” sta infatti riprendendo piede – e di esempi se ne potrebbero fare a decine, come scrive il New York Times.

L’abitudine di sempre più genitori è, in altre parole, quella di chiedere che a scuola non circolino determinati libri, di solito riguardanti temi complessi e attuali come il razzismo, la sessualità e le questioni di genere, oppure pubblicati da autori e autrici appartenenti a minoranze o alla comunità LGBT+. Il motivo? Secondo le famiglie coinvolte, scene forti, violente o ambigue che potrebbero turbare i giovani lettori e le giovani lettrici in una fase delicata della loro formazione.

Ma quali libri subiscono queste continue richieste di censura oltreoceano? Alcuni dei romanzi finiti nel mirino dei gruppi di genitori più conservatori sono, per esempio, L’occhio più azzurro e Amatissima del Premio Nobel Toni Morrison, ma anche Il buio oltre la siepe di Harper Lee e il pluripremiato graphic novel MAUS di Art Spiegelman: storie che raccontano realtà e relazioni non edulcorate proprio per educare all’indignazione e per non essere replicate nel mondo reale, incentivando modelli di comportamento alternativi.

Una volta presa visione delle liste di titoli proposti negli istituti di 36 Stati americani, molte famiglie stanno decidendo di sporgere denuncia penale contro i bibliotecari scolastici e di battersi per bandire i relativi volumi dall’offerta formativa (pena una sanzione pecuniaria), con oltre 300 tentativi già portati avanti e nessuno, però, fortunatamente andato finora a buon fine.

È un fenomeno piuttosto impressionante“, ha dichiarato al New York Times Suzanne Nossel, amministratrice delegata dell’organizzazione per la libertà di parola PEN America, mentre Britten Follett, l’amministratore delegato dei contenuti della Follett School Solutions (che fornisce libri per le scuole primarie e secondarie degli Stati Uniti), ha osservato che l’iniziativa, a differenza del passato, oggi sarebbe “guidata dalla legislazione, guidata da politici che si allineano con una parte o con l’altra”, con il risultato che, alla fine, “a trovarsi fra due fuochi sono i bibliotecari, gli insegnanti o gli educatori“.

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Come se non bastasse, a conferma della pericolosità di questa tendenza, va aggiunto che, nel rivendicare il diritto di accedere a libri che qualcuno non considera appropriati, chi è in disaccordo spesso viene preso di mira, isolato o intimidito da altri coetanei o dagli adulti.

Per di più, fa notare sempre sul New York Times il diciassettenne Jack Petocz, che ha organizzato una protesta in Florida contro i libri proibiti, la rimozione di opere su etnie minoritarie o su giovani gay come lui potrebbe lasciare ancora meno spazio al dialogo, gettando le basi per ulteriori episodi di “bullismo, mancanza di rispetto e attacchi violenti”, a detta stavolta della scrittrice per ragazzi Laurie Halse Anderson.

Va peraltro considerato che è un’abitudine ormai consolidata, su social come appunto TikTok, quella di scambiarsi consigli di lettura direttamente fra giovanissimi: in quei contesti i dibattiti intavolati sui temi più disparati si svolgono già senza la mediazione degli adulti, mentre le aule potrebbero rimanere un alternativo terreno di confronto fra generazioni diverse, moderato da chi della pedagogia ha fatto oltretutto il proprio mestiere.

Mentre ci si interroga sul ruolo della famiglia e dei docenti in questo contesto conflittuale, e su come analizzare in modo costruttivo e critico le opere, l’organizzazione PEN America ha messo a punto alcuni suggerimenti rivolti espressamente agli studenti statunitensi. Si tratta di indicazioni che mirano a disincentivare il divieto dei libri tout court e che sperano di riportare i giovani al centro della discussione, spronandoli a porsi le domande giuste e a difendersi dalle imposizioni, così da accedere con occhio attento ma aperto a quante più sfaccettature possibili della letteratura fin dai banchi di scuola.

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