Una nuova edizione per “Acqua e sangue”, raccolta di racconti risalente alla seconda metà degli anni Ottanta di Patrick McGrath, autore recentemente rilanciato anche fra le nuove generazioni di lettori grazie al passaparola di Tiktok legato alla sua opera più celebre, “Follia”. Lo stile e la forza della penna di McGrath risultano del tutto riconoscibili, e il risultato figurativo è altrettanto suggestivo e perturbante…

Esce per Bompiani una nuova edizione di Acqua e sangue (traduzione di Alberto Cristofori), raccolta di racconti di Patrick McGrath, autore recentemente rilanciato anche fra le nuove generazioni di lettori grazie al passaparola di TikTok legato alla sua opera più importante, Follia.

Rispetto al romanzo pubblicato nel 1996 e uscito in Italia nel 1998 per Adelphi, i racconti di Acqua e sangue sono precedenti, in quanto risalenti alla seconda metà degli anni Ottanta, e poi pubblicati in Italia per la prima volta nel 1991. Lo stile e la forza della penna di McGrath risultano comunque del tutto riconoscibili e il risultato figurativo è altrettanto suggestivo e perturbante.

Patrick McGrath - Acqua e sangue e altri racconti

Acqua e sangue, Bompiani, 2023 (fotografia di Fulvio Ventura, progetto grafico Polystudio)

La forma della short story adottata dall’autore per questa raccolta conferisce infatti ai singoli testi una maggiore concentrazione del ritmo narrativo, con il risultato di consegnare al lettore brevi frammenti di realtà allucinate e inquietanti all’insegna di quello stile noir che lo contraddistingue.

Ossessioni visionarie, angosce primordiali, apparizioni di angeli e fenomeni di vampirismo, delitti isterici: ognuno dei tredici racconti contribuisce a creare un campionario in cui la realtà viene osservata, raccontata e deformata da una prospettiva straniante e da avvenimenti paranormali che si insinuano nei meandri più oscuri e intimi della natura umana.

Ma nelle ambientazioni e nelle tematiche affrontate c’è spazio tanto per l’aspetto psicologico universale quanto per ambientazioni di stretta contingenza culturale e storica, in cui, come una sorta di inferno ante tempus, i protagonisti si ritrovano puniti per i loro crimini da forze esterne o interne alla loro stessa psiche.

Si legge così di una maledizione indiana che colpisce i colonizzatori inglesi facendo emergere dalle loro teste delle mani dall’aspetto ripugnante (La mano nera del Raj); o, anche, di una sorta di contrappasso per il senso di colpa che porta alla follia un sacerdote pedofilo, reo di aver assassinato un bambino dopo averlo violentato.

Ancora, con un continuo effetto di suggestivo e assurdo cortocircuito spazio-temporale, nel giardino della propria casa in Gran Bretagna una bambina di dodici anni trova un esploratore africano ancora convinto di essere inseguito dai pigmei e se ne prende cura (L’esploratore perduto).

Non è solo l’utilizzo dell’elemento soprannaturale a informare i tredici testi, che trovano piuttosto il loro filo rosso nella forma e nello stile, nelle atmosfere cupe e gotiche, e soprattutto nell’inconfondibile voce di McGrath, che tratteggia anche le trame più “realistiche” con il gusto per il grottesco o con un punto di vista originale. Emblematico è il caso del penultimo racconto, La patata ero(t)ica, in cui, in una sorta di scenario post-apocalittico, privo della presenza umana, una mosca viene gradualmente iniziata da una libellula nella dimensione erotico-mistica della nota patata ero(t)ica.

La sessualità, dunque, esplorata nelle sue forme più crude, reiette, allucinate, e la putredine celata dietro le apparenze sono spesso motori dell’indagine psicologica di McGrath. Come già visto dai testi sopra menzionati, così ancora risulta evidente nel caso di Ambrose Syme, in cui la vita e l’immaginario borghese e perbenista di un famoso college cattolico vengono sconvolti dal ritrovamento di un cadavere che fa emergere segreti a lungo nascosti in merito alle perversioni di quella comunità.

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Tempo, spazio, prospettive, punti di vista: tutto viene mescolato, in una sorta di percorso in cui è solo la parola scritta a guidare il lettore, lasciato privo di punti di riferimento e di orientamento, in realtà parallele in cui lo sguardo convenzionale e le coordinate rassicuranti verso l’osservazione del mondo vengono ribaltati, annullati e rimangono inutili. Acqua e sangue conferma dunque come McGrath avesse ricercato già prima del romanzo stilemi e immagini di visionaria creatività e caustica ironia con un risultato postmoderno altrettanto spiazzante.