Irene Borgna è un’antropologa, studiosa, guida naturalistica, divulgatrice ambientale e grande camminatrice. Nel suo libro “Cieli neri” racconta un’escursione in cui attraversa le Alpi alla ricerca delle stelle: il suo desiderio è raggiungere luoghi quasi completamente incontaminati, in cui l’inquinamento luminoso non è padrone del firmamento… – L’approfondimento

Irene Borgna è un’antropologa, una studiosa e una grande camminatrice. Si vede. Nasce ligure e si trasferisce nella fiabesca Valle Gesso, nel cuneese. Tra le montagne, a stretto contatto con la natura, accompagna gli escursionisti alla scoperta di cime, alpeggi e rifugi. Fa la guida naturalistica e la divulgatrice ambientale (ha già firmato, con Louis Oreiller, Il pastore di stambecchi): un suo Ted Talk si trova facilmente su YouTube e racconta molto del suo temperamento combattivo.

E proprio dalle sue montagne parte per un’escursione diversa dalle altre. A bordo di un camper, seduta al fianco del suo compagno Emanuele e di Kira, il cane, accomodata dietro, attraversa le Alpi, alla ricerca delle stelle. Non le basta soltanto alzare gli occhi su un cielo sgombro di nuvole, in alta montagna. No, il suo desiderio è raggiungere i luoghi in cui l’inquinamento luminoso non è padrone del firmamento, luoghi quasi completamente incontaminati, o dove le misure di contenimento luminoso sono attuate con attenzione.

La domanda che sembra accompagnarla per tutto il viaggio è: “Una società piena di luce è davvero una società illuminata?”. Borgna ha già dentro di sé la sua risposta, ed è ovviamente no.

cieli neri

Cieli neri (Ponte alle Grazie) è suddiviso in capitoli che sono essenzialmente le tappe di questo percorso alla ricerca del buio. Quando ha l’intuizione iniziale, quella di mettersi sulle tracce della tenebra, si trova in Occitania. Borgna decide di partire sul finire di settembre 2019 e la prima tappa è Foroglio, un piccolo posto incredibile nel Canton Ticino. Ogni capitolo, come nelle favole o nei libri per ragazzi di una volta, è introdotto da un breve sottotitolo che riassume il contenuto del capitolo.

Ed è proprio con uno spirito alla Huckleberry Finn che i nostri esploratori affrontano nemici imprevedibili (le mucche killer), imparano cose nuove (l’illuminazione come strumento di controllo nella Berlino Est), scoprono luoghi incantevoli (troppi per enumerarli) e incontrano diverse volte cumuli di sterco fumante. D’altronde, siamo spesso in montagna. L’introduzione è una bellissima dichiarazione di guerra: Io sto col lato oscuro, s’intitola.

Quella di Borgna è una richiesta politica e netta. In una società sana e giusta, i ritmi circadiani devono essere rispettati il più possibile, una volta che questi vengono stravolti è molto difficile tornare indietro. La necessità di un rapporto sano con l’illuminazione si scontra con la necessità tutta capitalistica di ridurre il tempo del riposo e ampliare quello in cui l’essere umano è principalmente un consumatore.

Molti sono i dialoghi tra Borgna e il suo compagno, spesso durante le lunghe traversate in camper, o durante le loro esplorazioni montane in tenuta da corsa. Hanno entrambi la stessa opinione, ma, se Emanuele è più ponderato, Irene si infiamma e prende il sopravvento, ed è chiaro quanto il tema la appassioni. La sua ricerca di un cielo stellato non è solo estetica, è una battaglia etica.

Il libro si conclude al ritorno in Valle Gesso, è ormai il 2020, e Irene ed Emanuele salgono verso l’altopiano della Gardetta, ospiti di due architetti che hanno inventato quella che Borgna definisce “una casa molto carina, senza soffitto, senza cucina”. Da lì si possono ammirare le stelle, è una casetta in legno il cui tetto si apre come una scatola.

Con Cieli neri si scopre, per chi già non fosse sensibilizzato, che esiste un mondo vastissimo di cavalieri del buio, persone che hanno a cuore la difesa del cielo notturno, e che esistono tanti modi per poter tornare in contatto con la parte più naturale di noi. E a chi non fosse bastato leggere e approfondire i temi all’interno del libro, subito dopo la Buiografia – sì, la chiama così – c’è una piccola mappa in cui sono evidenziate tutte le tappe di questo viaggio. Non si sa mai quando prende la voglia di vedere il cielo.

Una frase che ben rappresenta l’autrice di questo libro appare come un gioiellino a pagina sessanta. Borgna scrive: “Sono quasi sempre l’ultima a spegnere la luce, perché è bello approfittare del silenzio e dell’atmosfera raccolta della notte per riordinare gli appunti, leggere, scrivere. Mi sembra che le idee abbocchino meglio. Sono pesci notturni, le idee”.

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