Classico intramontabile della letteratura inglese, “Cime tempestose” di Emily Brontë porta il lettore alla scoperta di una storia di passione e vendetta, sullo sfondo dell’affascinante e cupa brughiera dello Yorkshire. Tra elementi gotici, personaggi complessi e una storia d’amore impossibile, ecco alcuni motivi per (ri)leggere questo romanzo…

Quando nel 1847 Emily Brontë diede alle stampe il suo primo e unico romanzo, Cime tempestose, la critica lo accolse in modo piuttosto negativo.

Considerato in alcuni punti brutale e violento, il libro fece scandalo soprattutto per via della perentoria immoralità del protagonista, un uomo che vede nella vendetta il suo unico scopo.

Oggi sappiamo però quanto quel protagonista, il cupo e spietato Heathcliff, abbia segnato la storia della letteratura, con i suoi occhi scuri dallo sguardo imperioso e il suo amore totalizzante per Catherine Earnshaw.

Emily Brontë, sorella di Charlotte (autrice dell’altrettanto celebre Jane Eyre, 1847) e di Anne (autrice di Agnes Grey, 1847) pubblicò il suo libro sotto lo pseudonimo di Ellis Bell, e morì di tubercolosi l’anno successivo, nel 1848.

Il titolo del suo romanzo, in originale Wuthering Heights, rimanda al nome del casale in cui è ambientato gran parte del libro, “il paradiso del perfetto misantropo”: una solitaria abitazione di campagna nell’ampia brughiera dello Yorkshire, dove visse la stessa autrice.

Il romanzo di Brontë si è consolidato come classico della letteratura inglese, e negli anni ha ispirato svariati adattamenti cinematografici che hanno tentato di ricreare le atmosfere tenebrose e coinvolgenti della storia originale.

Ecco quindi 5 motivi per scoprire (o riscoprire) le Cime tempestose…

Cime tempestose di Emily Brontë

 

1) Un amore (auto)distruttivo

Cime tempestose è la storia di una passione bruciante, così intensa da trasformarsi in una condanna. Heatchliff e Catherine si conoscono quando sono ancora piccoli – lui un trovatello salvato da Mr. Earnshaw, sporco e inselvatichito, lei una bambina decisa e un po’ capricciosa, come sarà poi anche da adulta. L’amore silenzioso ma tenace dei due giovani cresce nel tempo assieme a loro, nei loro giochi senza freni per la brughiera e nella loro comune avversione per le regole imposte dal tirannico fratello Hindley.

Catherine confessa il suo sentimento per Heathcliff a Nelly (la governante e narratrice principale del romanzo), e l’impossibilità che si realizzi per via della sua provenienza umile e della sua mancanza di istruzione. Il ragazzo sente queste parole e decide di partire in cerca di fortuna, senza curarsi di ascoltare il seguito, nel quale la giovane descrive la potenza del suo sentimento. Le sue parole struggenti saranno destinate a diventare celebri: “Lui è me più di me stessa. Di qualunque cosa siano fatte le nostre anime, la sua e la mia sono le stesse.”

Eppure queste anime, profondamente simili, si allontanano: Catherine accetta la proposta di matrimonio del ricco, educato e prudente Edgar Linton, tanto diverso dal povero e irrequieto Heathcliff, l’uomo a cui comunque il cuore della ragazza apparterrà per sempre.: “Io sono Heathcliff! Lui è sempre, sempre nella mia mente; non come un piacere (…) ma come il mio proprio essere.”

Il ritorno del giovane, tre anni più tardi, getta lo scompiglio nella vita di Catherine. L’amore viene corroso dall’odio che Heathcliff porta con sé, e che esprime in ogni movimento, in ogni parola rivolta a chiunque non sia la sua Cathy. Vuole vendetta per ciò che gli è stato portato via, vuole arricchirsi e distruggere.

La giovane donna, a discapito della passione travolgente che anche Heathcliff prova per lei, sarà la prima vittima di quell’odio. A causa della lotta tra il marito e l’amico d’infanzia, infatti, Catherine si ammala e si consuma lentamente, per poi morire dopo aver dato alla luce una bambina.

Il dolore della perdita sembra lasciare intatto lo spirito beffardo e impietoso del nostro protagonista, ma in realtà si apre dentro di lui uno strappo profondo: il pensiero di Catherine prende gradualmente la forma di un’ossessione impossibile da curare, che se da un lato lo fa diventare ancora più crudele, dall’altro non fa che renderlo più fragile e inquieto…

2) Il complesso personaggio di Heathcliff

Heathcliff è senza dubbio uno dei personaggi più noti della letteratura. Non solo per il suo aspetto ombroso, imbronciato e forte, ma anche per la sua personalità sprezzante e passionale, che lo ha reso iconico.

Dopo essersi arricchito e istruito, è diventato un uomo elegante e acuto, i cui mezzi sono messi al solo servizio della sete di potere, che vuole ottenere per schiacciare i suoi nemici. Le sue emozioni sono provate con intensità estrema: odio, amore e rabbia sono ciò che lo anima e la ragione di ogni sua azione.

Nessuna persona, tranne Catherine, sembra degna del suo affetto, o per lo meno della sua simpatia. La solitudine e l’insoddisfazione lo circondano come un’aura venefica, che permea ogni cosa che lo circonda e intacca anche i destini dei personaggi che gli stanno accanto: il nipote, Hareton, che Heathcliff condanna consapevolmente all’ignoranza e all’abbruttimento (una condizione simile alla sua infanzia); la moglie Isabella, presa in sposa solo per fare del male all’odiato Edgar, marito di Catherine; il figlio, Linton, un semplice strumento per ottenere i suoi scopi ed estendere il suo patrimonio.

Proprio per questo il lettore osserva con occhi stupiti la disperazione che talvolta manifesta, perseguitato dal fantasma della sua amata. Non si può fare a meno, quindi, di alternare il disprezzo per un uomo insensibile e rancoroso a momenti di compassione per un personaggio che sembra destinato a non avere mai pace, se non, forse, nella morte.

3) Le molte facce dei personaggi

Emily Brontë ha popolato Cime tempestose di personaggi realistici e credibili, con cui è facile provare empatia. Ciò che rende particolarmente veritiera la sua storia è la presenza, nella stessa persona, di pregi e difetti, raccontati con onestà. A partire dallo stesso Heathcliff (che per eccellenza rappresenta l’opposizione di charme e repulsione, dolcezza e crudeltà), ogni personaggio ha luci e ombre.

Catherine, l’amata di Heathcliff, è una ragazza (e poi una donna) vivace e appassionata, ma anche capricciosa e infantile: sua figlia Cathy le somiglia per via della personalità indipendente, decisa e viziata, ma possiede anche la delicatezza e il buon cuore del padre, Edgar.

Nelly Dean, governante di Wuthering Heights e narratrice di molti dei fatti raccontati (che ha vissuto in prima persona), è una donna paziente, altruista e sincera, ma che allo stesso tempo appare emotiva e impulsiva.

Ogni personaggio rappresenta un pezzo all’interno del quadro generale, che alla fine porta a conoscere non solo una, ma tante vite interconnesse.

4) Il fascino oscuro della brughiera

Una componente fondamentale del fascino di Cime tempestose è dato dalla sua ambientazione, la brughiera dello Yorkshire, un luogo che, come gli stessi personaggi, presenta luci e ombre. Vediamo questo territorio in diverse forme: colpito da vento e piogge violente, ricoperto dalla neve, oppure scaldato da un sole tiepido e piacevole.

Il lettore rimane incantato davanti al racconto di una natura incontaminata e pura, perfetta per lunghe passeggiate o cavalcate, ma la brughiera è anche un luogo insidioso per chi non lo conosce. È molto facile, per chi si avventura al di fuori durante una tormenta, perdere per sempre la via e rischiare di non essere mai più ritrovato.

5) Inquietudine, fantasmi e tormenti: gli elementi gotici

Le tenebre della brughiera sono la cornice perfetta anche per alcuni fatti misteriosi, che accanto al realismo degli eventi lasciano nel lettore una sensazione di inquietudine. Per esempio, il primo narratore della vicenda, Mr. Lockwood, durante il suo breve soggiorno a Wuthering Heights sogna lo spettro di una bambina, che bussa sui vetri per cercare di entrare: è Catherine, e il suo spirito, dopo la sua morte, sarà una presenza evanescente per tutto il romanzo.

Tra tempeste, fantasmi e follia, ecco che Cime tempestose si è guadagnato di diritto il suo spazio nella letteratura gotica. Dopo la sua morte, Heathcliff è ossessionato dallo spettro dell’amata, un dolce tormento che lui stesso ha domandato: “Catherine Earnshaw, che tu possa non riposare mai finché vivo io! Hai detto che ti ho uccisa io… perseguitami, dunque! (…) Rimani con me sempre, prendi qualsiasi forma, fammi diventare pazzo!”

Il declino della razionalità di Heathcliff è sempre più evidente con il proseguire delle pagine, fino ad arrivare a quel sorriso folle e febbricitante che lo rende una terrificante caricatura di se stesso. Possiamo pensare, forse, che con la morte la sua anima possa aver trovato la pace, oppure che la sua ombra irrequieta vaghi ancora nella brughiera, accompagnata da quella di una giovane donna…

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Fotografia header: Emily Bronte Getty Images

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