Se si potesse associare la scrittura a un suono, nel caso di “Consenso” sarebbe quello flautato e sommesso di un bisbiglio: è questa la voce che Saskia Vogel ha scelto di utilizzare per il suo romanzo d’esordio, trascinando il lettore in un vortice di intimità dove è l’aspetto emotivo a prevalere su tutta la narrazione. La trama e il susseguirsi degli eventi passano in secondo piano, mentre quello che emerge con chiarezza è la rappresentazione cruda e dolce di un sentimento doloroso che non potrebbe essere compreso se non attraverso una comunicazione evocativa e rarefatta… – L’approfondimento

Cosa vogliamo? A cosa diamo il nostro consenso?

Qualcuno potrebbe rispondere che desideriamo quello che ci dà piacere, quello che ci fa stare bene. Ma il concetto di piacere è soggettivo, ambiguo e, a volte, contraddittorio: infatti non è raro che, in alcuni casi, venga a coincidere con il dolore, ed è proprio questo che Saskia Vogel (nella foto di Adam Holmgren, ndr) scrittrice e traduttrice, originaria di Los Angeles e residente a Berlino, vuole raccontare nel suo romanzo d’esordio, Consenso (Safarà, traduzione di Alice Intelisano).

saskia vogel consenso

Apparentemente non c’è niente di razionale nel processo che porta un individuo a vivere la sofferenza come fonte di gioia, e così, nel cercare di afferrare questo istinto illogico e animale, l’autrice ricorre a una prosa sfuggente, oscura, ma al tempo stesso epidermica. Sì, perché se sembra impossibile comprendere attraverso la ragione cosa ci spinge verso il dolore e l’autodistruzione, l’unico strumento in grado di decifrare quest’impulso è la pelle.

È infatti il corpo la chiave con cui la protagonista della storia, la giovane Echo, aspirante attrice senza grandi prospettive, riesce a conoscere se stessa, dopo che la scomparsa del padre l’ha gettata in una specie di apatia che la rende fredda e insensibile. Per lei, il ritorno alla vita passa prima di tutto attraverso il corpo: è così che capisce di essere innamorata di Orly, un’affascinante dominatrice che la introdurrà nel mondo del BDSM.

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Il sesso assume quindi un ruolo centrale, non solo nella definizione del personaggio, ma anche nella costruzione dell’intreccio. Molte parti del romanzo sono dedicate proprio all’esplorazione della sessualità, dei suoi angoli più bui e insondabili, delle voglie nascoste, delle perversioni segrete, dalle umiliazioni verbali alle torture fisiche. Ma questa esplorazione non ha nulla di pornografico, perché ha come fine l’accettazione di quello che si è e di quello che si prova. Così alle descrizioni carnali si alternano riflessioni e passaggi di natura introspettiva, che rendono il libro una sorta di diario intimo, dove non è tanto la struttura della storia a incidere, bensì le atmosfere sognanti evocate dalle parole.

Se si potesse associare la scrittura a un suono, nel caso di Saskia Vogel, sarebbe quello flautato e sommesso di un bisbiglio: è questa la voce che l’autrice ha scelto di utilizzare, conferendo alla prosa un carattere indefinito e sfumato attraverso continui cambi di focalizzazione: a volte è la protagonista a parlare in prima persona, lasciando fluire pensieri e sensazioni come in un monologo interiore, altre volte, invece, la narrazione è condotta in terza, creando tra il lettore e la materia affrontata un gioco di distanze che si fanno vicine e poi, subito dopo, improvvisamente lontane.

Proprio per queste caratteristiche, lo stile del libro a tratti può confondere chi legge, trascinandolo in un vortice di intimità dove è l’aspetto emotivo a prevalere su tutta la narrazione. La trama e il susseguirsi degli eventi passano in secondo piano, mentre quello che emerge con chiarezza è la rappresentazione cruda e dolce di un sentimento doloroso che non potrebbe essere compreso se non con una comunicazione evocativa e rarefatta.

Il tono è caldo, surreale, aderisce al contenuto del romanzo senza mai eccedere – anche nelle scene più esplicite, che pure sono molto dettagliate e violente -, conservando sempre grazia e raffinatezza. In questo modo, l’argomento si libera da tutti i soliti pregiudizi, i luoghi comuni e le visioni pruriginose che spesso lo accompagnano, mostrando una complessità e una profondità che in tante rappresentazioni letterarie – da quelle saggistiche a quelle narrative, dagli approfondimenti documentaristici alle divagazioni fantasiose – difficilmente riescono a essere messe in luce.

E allora, in questa dimensione grigia così nebulosa e viscerale, quasi priva di un vero aggancio alla realtà, dove niente appare chiaro e sicuro, la domanda sorge spontanea: cos’è davvero il consenso?

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