La vita è ciò che succede e ciò che si fa quando si è felici. Tutto il resto è una costruzione volontaria. A trasmetterlo, la lettura di “Leonard e Hungry Paul” dell’irlandese Rónán Hession, romanzo sulla storia di amicizia tra due trentenni felici dentro una vita ordinaria e piana. In questo racconto del quotidiano più semplice possibile, l’autore compie un viaggio che suscita meraviglia e incredulità in chi ne è spettatore

Leonard e Hungry Paul di Rónán Hession (traduzione italiana di Elvira Grassi, Keller) è la storia di amicizia tra due trentenni felici dentro una vita ordinaria e piana, fatta di cene in famiglia, lavoro d’ufficio, serate in compagnia di giochi da tavolo, volontariato, divani e programmi TV.

I due protagonisti, Leonard e Hungry Paul, sono diventati amici a un certo punto della loro vita. Non hanno condiviso l’infanzia o esperienze liminali, anzi: hanno avuto una crescita differente, l’uno come figlio di una madre single, l’altro come membro di una famiglia di quattro persone molto tradizionale. Diventano amici quando Leonard perde sua madre, rimane solo e, dato il tipo di persona che è, riservata e non affine alla socialità a tutti i costi, prende “l’abitudine di rifugiarsi nella compagnia di Hungry Paul”.

Leonard e Hungry Paul di Rónán Hession

Scrive ancora Hession: “Leonard aveva pochi amici ma parecchie idee. La madre aveva capito con intuitivo buonsenso che i bambini come Leonard hanno solo bisogno di qualcuno che li ascolti”, e Hungry Paul è proprio il tipo di persona in grado di farlo.

Questo romanzo, dunque, prende vita quando i due sono già amici e hanno una routine avviata: “La loro non era un’amicizia di convenienza tra due persone pacate e solitarie con poche altre opzioni, era un patto. Un patto per resistere al vortice di frenesia e insensibilità che aveva travolto il resto del mondo. Era un patto di semplicità, che s’opponeva alle forze di competizione e scalpore”.

Leonard ha un lavoro come scrittore di enciclopedie per bambini “e altri fatti reali”, Hungry Paul vive nella casa di famiglia con i suoi, adattandosi tra volontariato, sostituzioni all’ufficio postale come postino e nessuna intenzione di andare più oltre di così.

Grace, sua sorella, si sposa dopo qualche settimana e la famiglia, dopo gli anni in cui i due figli hanno vissuto esistenze diametralmente opposte pur non spostandosi di chissà quanti chilometri, si ritrova concentrata nella preparazione del matrimonio di Grace con l’amore della sua vita Andrew.

Leonard e Hungry Paul di Ronan Hession

L’autore, Rónán Hession, romanziere e musicista blues irlandese, nella foto di Pete Brady

La sensazione di normalità abitudinaria che esce dalle pagine di questo romanzo suscita soprattutto all’inizio una empatia profonda per Leonard e Hungry Paul. Bisogna mettere da parte l’esigenza di considerare il secondo come una persona indolente e il primo incapace alla vita.

Leonard e Hungry Paul passano le loro vite facendo solo che li fa stare meglio: scrivere libri per bambini è per Leonard motivo di profonda soddisfazione, è un impegno che arriva dalla sensazione ancora viva di quando, bambino, i libri gli davano felicità, quella tipica eccitazione della condivisione delle nuove scoperte. Per Hungry Paul il non aver trovato un lavoro stabile o il non avere un amore non è indice di mancanza di passione o attenzione, ma solo di concentrazione sul presente: ogni fatto che accade è già passato, perché preoccuparsene più del dovuto? Ma il futuro è solo ciò che si decide di vivere.

Come lettori, come spettatori delle loro vite, ciò che ci compete è sospendere il pregiudizio e prendere per buona una premessa fondamentale: la vita è ciò che succede e ciò che si fa quando si è felici. Tutto il resto è una costruzione volontaria.

Il romanzo ci accoglie nelle vite ordinarie dei due per raccontare poi le pieghe sottili che prendono, lungi dall’essere davvero immutabili come sembrano, quando incontrano l’amore, decidono di realizzare un nuovo progetto di lavoro, decidono di partecipare a un concorso e infine fanno i conti con loro stessi: Leonard dovrà capire se aprirsi o meno agli altri che non siano Hungry Paul e Hungry Paul che si impegna in un nuovo lavoro, qualcosa che solo lui è in grado di fare.

Il risultato sembra sempre lo stesso: le due esistenze che si aggiustano un po’ continuando a rincorrere un senso profondo di ordinario. Ma il fine è appunto meno evidente del previsto. Scopriremo se o meno le due vite dei protagonisti sono davvero prive di mordente o se semplicemente il mordente è solo differente da quello che la maggior parte delle persone riesce a immaginare. E in questo racconto del quotidiano più semplice possibile, Rónán Hession compie un viaggio che suscita meraviglia e incredulità in chi ne è spettatore: la nostra reazione dice molto più di noi e di come vediamo il mondo rispetto a come lo vivono Leonard e Hungry Paul.

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I personaggi secondari nel libro sono raccontati per lo più in relazione a Hungry Paul: la famiglia – Helen, Peter e Grace – è descritta da subito come dei perfetti contraltari, che provano a dirigere la vita di Hungry Paul verso uno standard più affine a quello stabilito: Helen lo convince a fare volontariato in ospedale, Grace lo sprona a trovare la sua strada, ad esempio, sottolineando implicitamente che il percorso di Hungry Paul, essendo tanto diverso dal suo, in realtà non è il migliore. Ma la solidità del pensiero e della felicità di Hungry Paul gli permette di vivere queste ingerenze come normali, quasi ininfluenti.

Persino il desiderio di confrontarlo a Leonard che, agli occhi della famiglia, “almeno ci prova” nasconde una preoccupazione latente riguardo al suo futuro. L’esponente più rilevante di questo tentativo di redenzione è Grace con la quale gli altri membri della famiglia si trovano ad interagire maggiormente a causa di preparativi per l’imminente matrimonio.

Persino Grace, però, a un certo punto verrà messa di fronte a un fatto che si mostra pian piano con il passare delle pagine: Hungry Paul è molto più consapevole della sua vita di quello che possano pensare i suoi parenti, noi lettori e persino Leonard, a un certo punto. Per tutti, Hungry Paul diventa una scusa per giustificare l’inazione di fronte a qualcosa di pauroso: invecchiare magari, oppure affrontare i cambiamenti. Ma l’unico che riesce nell’impresa di essere sempre felice nel presente è proprio Hungry Paul.

Partono su un piano comune e paritario, ma Leonard in questa storia diventa quindi quasi un co-protagonista, perché decide per primo di mettere il naso fuori dall’amicizia, coltivata nel limbo in cui si trova, quando sua madre, la sua prima grande amica, non c’è più e in attesa dell’arrivo di qualcun’altra. Ma Hungry Paul è paziente, “più di ogni altra cosa”, e quindi senza dirlo a nessuno assume il timone, aspetta ciascuno al termine del proprio viaggio di consapevolezza per permettere a ognuno la traversata migliore.

Nell’amicizia, Leonard è quello che si preoccupa maggiormente, che ha più paure ma Hungry Paul è colui il quale sa le cose anche quando sembra non capirle, perché ha gli strumenti emotivi – le premesse quindi – che gli altri non hanno e sono costretti a conquistare.

Leonard e Hungry Paul ci raccontano che si può vivere nel modo meno programmatico possibile e più aderente al presente che ci riesca immaginare solo per il desiderio di essere felici, di esaudire un desiderio che è di tutti ma che, pare, solo pochi riescono a vivere.

È questa la profonda differenza tra noi e Leonard e Hungry Paul o tra Grace e i due protagonisti: noi e Grace ci dobbiamo impegnare, loro sono semplicemente fatti così e anche quando Leonard sembra aprirsi ai cambiamenti e l’amico no, Hungry Paul riesce a mettere in fila i mutamenti in un tempo breve ed efficace: «Una volta che la vita cambia, una volta che le persone che fanno parte della tua vita cominciano a defilarsi, come inevitabilmente accade, allora il nord, il sud, l’est e l’ovest si spostano dai loro punti fissi sulla bussola.»

Leonard e Hungry Paul è un romanzo sull’amicizia vissuta da adulti e nel presente, una storia che tratteggia le relazioni partendo da assunti e impliciti che vengono sfatati, uno alla volta, dall’inizio alla fine, finché non si arriva al bivio con una sola domanda a cui rispondere: la felicità è tanto semplice?

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