“Domani e per sempre” è l’esordio letterario di Ermal Meta, che presto diventerà anche una fiction. Un romanzo storico di formazione, in cui il cantautore rende omaggio all’Albania, sua terra di origine, raccontando attraverso la storia di un pianista la realtà difficile di chi ha conosciuto la sofferenza della guerra…

Ermal Meta, cantautore di origini albanesi, ha esordito con Domani e per sempre, edito La nave di Teseo, dando una svolta alla sua carriera prima d’ora dedicata esclusivamente alla musica. Infatti, dopo aver partecipato a Sanremo Giovani nel 2015 con il brano Odio le favole, Meta è arrivato al podio di Sanremo big classificandosi terzo con Vietato morire, che riprende la sua esperienza personale e familiare con un messaggio contro la violenza sulle donne e non solo. La canzone è anche un monito alla disobbedienza di fronte all’ingiustizia. Ha vinto poi il Festival di Sanremo nel 2018 in coppia con Fabrizio Moro, con il brano Non mi avete fatto niente, inno contro il terrorismo e la guerra in generale.

domani e per sempre ermal meta

Come compositore di canzoni, l’artista albanese ha sempre mostrato interesse, quindi, per tematiche umanitarie e impegnate. Di guerra tratta anche in Domani e per sempre, un ibrido tra un romanzo di formazione e uno storico. Il lavoro del cantautore, in realtà, è assai simile a quello dello scrittore. Tanto che molti testi di cantautori sono inseriti in antologie scolastiche (la stessa Vietato morire di Meta trova spazio negli studi linguistici di Luca Zuliani) in quanto considerati sovente i “nuovi poeti”.

Allora anche se Ermal Meta è prima di tutto un cantautore, non è inverosimile che certi ingranaggi poetici e compositivi risuonino anche in questo lavoro, considerato che ha oltretutto sempre inserito diversi riferimenti letterari nelle sue canzoni (a Dante in Ragazza Paradiso, a Luigi Pirandello in Umano, a J. W. N. Sullivan in Lettera a mio padre, e a molti altri).

Durante la presentazione del libro presso la Feltrinelli della Galleria Alberto Sordi di Roma, tuttavia, ha spiegato come fosse un lavoro molto più arduo della scrittura delle canzoni e che ha richiesto più tempo (provvidenziale in tal senso è stato il primo lockdown). Ma troppo forte era il desiderio, ha detto, di fare un tributo alla sua terra d’origine, l’Albania, senza però avvalersi di una narrazione autobiografica: ha dialogato con molte persone e ricercato fonti storiche per raccontare la verità di una terra particolare che ha conosciuto la sofferenza della guerra e della mancanza di libertà, e il protagonista del romanzo di formazione non è identificabile con lui pur essendo, vedremo, entrambi musicisti.

L’Albania ha già trovato posto nelle sue canzoni quando, con il gruppo indie La fame di Camilla (con cui ha esordito prima di diventare solista) dedicò la canzone 28-03-1997 a una pagina buia della storia albanese. Il 28 marzo 1997 si riferisce, infatti, al naufragio della Kater I Rades, dove persero la vita 81 albanesi in seguito all’affondamento perpetrato da una nave della Marina militare, la Sibilla, in ottemperanza a una norma per ostacolare l’immigrazione clandestina in Italia. Dalla musica alla pagina bianca l’Albania ritorna in Domani e per sempre che approfondisce anni di storia dall’occupazione tedesca fino all’epilogo negli anni 2000.

L’Albania non è presente però in maniera preponderante come identità di luogo, ma quasi timida: non c’è traccia di patriottismo ma, come in una sorta di Conversazione di vittoriniana memoria, il luogo che circonda il protagonista potrebbe essere qualunque posto nel mondo, poiché in prima istanza contano in questa vicenda gli uomini, la musica e la capacità che hanno insieme di renderci più umani.

C’è un lavoro linguistico molto preciso – dovuto probabilmente al bilinguismo dell’autore e al fatto che, prima di avere successo come musicista, Ermal Meta ha studiato lingue all’università – in quanto si mescolano spesso italiano, albanese e tedesco. Tuttavia, l’aderenza storica non sembra il primo scopo, bensì portare tramite la vicenda di un popolo alla riflessione in generale sull’atrocità delle guerre e su quanto sia paradossale dover lottare per la libertà. Riflessione ancora di più interessante se si pensa a quanto sta accadendo attualmente in Ucraina, una storia di guerra e di ricerca di libertà può toccare le punte dell’universale e uscire dal singolo luogo.

“Sapere era pericoloso, il libero pensiero era sovversivo, lamentarsi in pubblico del poco cibo che arrivava a tavola era un affronto diretto al partito. […] Coloro che erano ritenuti sospetti venivano “rieducati” attraverso metodi brutali”.

Al centro della vicenda c’è un popolo ma apparentemente una sola persona, Kajan, nome che Meta ha spiegato di aver scelto in quanto è uno dei più antichi nomi albanesi. Lo vediamo da quando ha sette anni fino alla crescita, vive l’infanzia durante l’occupazione tedesca dell’Albania, i suoi genitori sono partigiani che combattono contro i nazisti sulle montagne. La sua vita cambia quando appare Cornelius, un tedesco disertore che chiede aiuto alla sua famiglia di Kajan. Eppure sarà Cornelius, il cui nome rimanda al Sole e alla regalità, a dare tantissimo al protagonista, salvandogli addirittura la vita e insegnandogli l’amore per la musica, poiché è un abile pianista come diventerà anche Kajan, che nella musica troverà una salvezza.

La musica e la parola sono le vere protagoniste della storia. I personaggi del romanzo non sono volutamente definiti in maniera meticolosa e precisa, ma sembrano voler lasciare la possibilità al lettore di immaginarli e sentirli propri più liberamente possibile. Il linguaggio è semplicissimo e i dialoghi sono tanti e immediati, senza grande spazio alle descrizioni durante le conversazioni. Al centro c’è la parola pronunciata, sentita, espressa a volte in modi che non sembrano quotidiani, ma nella sospensione dell’incredulità sembrano veri. Così Meta fa dire a Kajan alla sua amata l’amore che ho per te è un’alba perenne come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Ermal Meta ha scritto questo libro come scrive le canzoni: inizia con un forte minimalismo in certe strofe e ritornelli, per poi stupire con frasi a effetto poetiche e profonde; allo stesso modo, Domani e per sempre si configura come un romanzo dall’architettura apparentemente complessa, ma che pone al centro la semplicità di sensazioni umane e di voglia di vivere. Il motto della canzone che ha fatto conoscere al grande pubblico Ermal Meta, vietato morire, può risuonare anche in queste pagine.

Per questo, il modo migliore per definire il libro è usare un altro sinonimo di romanzo di formazione, ovvero bildungsroman: come spiegò Goethe, il termine tedesco bildung si riferisce a qualcosa che è stato già costruito, ma anche che si sta costruendo. Così, la storia del protagonista Kajan sembra in continuo divenire, eppure già conosciuta, una continua costruzione di emozioni ed eventi. Per questo risulta molto adatta l’idea di una fiction, visto che la scrittura del romanzo si presta benissimo alla serialità. Non a caso ne verrà fatta una fiction Rai, come ha annunciato Ermal Meta a Domenica In lo scorso 5 giugno, proprio perché sembra di seguire le tappe di un percorso come quando si aspetta, episodio dopo episodio, l’evoluzione dei personaggi. 

L’autore trasporta il lettore nella difficoltà di una crescita lenta e inesorabile che porta l’uomo contro il mondo e il mondo spesso contro se stesso. Ma non tutto è perduto: esiste la solidarietà, la musica, gli affetti, il desiderio di restare vivi. E, come ha detto lo stesso autore, la musica è nei libri.

Scopri le nostre Newsletter

Iscrizione alla Newsletter
Il mondo della lettura a portata di mail

Notizie, approfondimenti e curiosità su libri, autori ed editori, selezionate dalla redazione de ilLibraio.it

scegli la tua newsletter Scegli la tua newsletter gratuita

Libri consigliati