Editor e scrittrice, ma anche illustratrice: Emily Nemens è il nuovo direttore editoriale di “The Paris Review”, dopo anni di guida maschile. La storica rivista, molto legata al panorama letterario di New York, ha ospitato sulle proprie pagine autori come Philip Roth, Jack Kerouac e Jonathan Franzen. Ora, con questa scelta, che in tanti definiscono coraggiosa, punta a rinnovarsi e ad allargare lo sguardo. Tra le novità, lo spazio dedicato ai fumetti e alla poesia. Non solo: “Tra le mie priorità c’è quella di far conoscere ai lettori americani voci internazionali…” – L’intervista de ilLibraio.it

A 34 anni, e con alle spalle un’esperienza come co-editor di The Southern Review, rivista letteraria della Louisiana, Emily Nemens è la scelta su cui nessuno avrebbe scommesso. Eppure è su di lei che il board della fondazione di The Paris Review ha puntato, scegliendola come editor dopo Lorin Stein, che a dicembre 2017 ha lasciato l’incarico, a seguito delle accuse di molestie sollevate sulla scia del #metoo.

Nemens è la settima editor in 65 anni di vita della prestigiosa rivista, fondata nel 1953 a Parigi ma interamente americana, e con una forte identità newyorchese, soprattutto per i collaboratori che ha ospitato e spesso lanciato sulle proprie pagine: Philip Roth, Jack Kerouac, Donald Barthelme sono alcune tra le firme più note, senza dimenticare Jeffrey Eugenides Jonathan Franzen.

OLTRE NEW YORK

“Non so se considerarmi un elemento di rottura, ma di certo guardare al di fuori dei circoli dell’establishment è stata una mossa intelligente”, spiega Nemens a ilLibraio.it riferendosi alla sua nomina. E continua: “Mi trovo a mio agio nella comunità letteraria di New York, che mi ha fatto sentire benvenuta, ma credo che la letteratura nasca in ogni area del Paese e, ovviamente, del resto del mondo. Senza dubbio, scegliendo chi, come me, ha cominciato in Louisiana e ha forti legami con la costa occidentale, la rivista ha fatto una scelta precisa”.

Emily Nemens

SUL PERCORSO PROFESSIONALE

“Ho vissuto a New York dal 2005 al 2011, lavorando in musei e istituzioni culturali. Il mio percorso è stato piuttosto tortuoso, ma adesso riesco a vedere come tutto si tiene insieme”, ci racconta Nemens. L’esperienza a The Southern Review, in particolare, ha rappresentato per lei la prima opportunità di mettersi in gioco nel mondo letterario, dopo anni di ruoli in altri ambiti: “Trasferirmi al sud è stato un grande salto. Accettando quel ruolo mi sono data la possibilità di conoscere da vicino il mondo delle riviste letterarie, non credo che altrove avrei trovato un’opportunità simile”. In quella sede le è stato possibile scoprire talenti e di ottenere premi come il Pushcart e l’O. Henry Prize.

IL NUOVO RUOLO

Un’esperienza formativa che l’ha condotta al suo nuovo, importante incarico: “Sono ben consapevole che a livello creativo e professionale non capiti spesso di coordinare la Paris Review: mi sono dedicata intensamente alla ricerca, e lavorare con il Consiglio è stato molto produttivo. Sono certa che sarà un impegno entusiasmante e stimolante”. Argomenta Nemens: “I miei pensieri sono rivolti alla rivista, a quello che amo di Paris Review, a cosa voglio provare a migliorare. Ci ho ragionato per mesi prima ancora di ottenere l’incarico, e adesso è davvero emozionante essere qui e poter dare forma alle idee”. Idee che l’editor dà l’impressione di avere molto chiare, su come condurre la rivista e su cosa portare con sé dalle esperienze passate: “Nonostante il nome, The Southern Review non è una rivista esclusivamente locale. Certo, ci sono autori che incarnano il meglio della letteratura del ‘sud'”. Il magazine esiste dal 1840 e vanta un database di 3000 collaboratori: “Sarebbe stato facile affidarsi solo alle firme già presenti, ma per me è stata una sfida trovarne di nuove. In Louisiana sono andata in cerca di nuovi talenti nei corsi per studenti, durante gli eventi pubblici… Non si trovano diamanti di frequente, magari ci vogliono due o tre racconti, ma poi si arriva alla storia giusta da pubblicare”.

UNA DONNA PER LA PARIS REVIEW

Finora a coordinare la Paris Review sono stati uomini (eccetto il caso di Brigid Hughes, che ha però modificato la sua carica in executive editor per rispetto nei confronti del predecessore George Plimpton, fondatore della rivista), fatto che rispecchia la generale scarsa presenza femminile ai vertici dell’industria giornalistica. Le chiediamo se ritiene che la leadership femminile in ambito letterario sia in qualche modo sottostimata: “La buona leadership è importante. Non credo che sia una questione di genere; essere un capo empatico e collaborativo è ciò che conta e che voglio portare nella rivista. Sono stata molto fortunata ad avere tante mentori donne, ho avuto ottimi modelli per cercare di esserlo a mia volta. Alla Paris Review ci sono molte persone che fanno un ottimo lavoro in autonomia, il mio lavoro è fare l’editor ma anche dirigere, quindi connettermi con i colleghi e aiutarli” Le sue prime scelte editoriali saranno visibili nei prossimi numeri della rivista: il numero 226, che uscirà a settembre, e il numero speciale Parachute edition, in uscita a novembre, il secondo della serie Writers at work, dedicata alle interviste agli autori, che indagherà i loro esordi all’interno della rivista.

L’INTERESSE PER LE ILLUSTRAZIONI

Nemens è anche un’artista e un’illustratrice: in passato ha realizzato un progetto chiamato Women of the 112th, una serie di ritratti di donne che hanno presenziato al 112esimo Congresso degli Stati Uniti. Le illustrazioni rivestono una parte importante della rivista stessa: “Il mio ufficio è pieno di poster risalenti alle edizioni degli anni ’60. Molti di quegli autori erano esordienti e ora si trovano al MoMa. Il mio gusto per l’illustrazione, i fumetti e l’arte politica entrerà nel mix, ma non vedo l’ora di reinserirmi nel dibattito e ascoltare artisti e curatori per portare nuove voci nella selezione letteraria. Per ragioni di budget la rivista non potrà essere stampata a colori, ma abbiamo una certa flessibilità”.

L’ATTENZIONE PER I FUMETTI

Per quanto riguarda la presenza sempre più massiccia dei fumetti nel panorama editoriale, Nemens è consapevole che la rivista di cui è ora responsabile è ancora indietro: “Alla Review siamo solo agli inizi, in effetti abbiamo solo due interviste a fumettisti (a Robert Crumb nel 2010 e a Chris Ware nel 2014, ndr) e vorrei dare una spinta a questo tipo di contenuti, offrendo spazio ai fumettisti nel blog e come portfolio nella rivista. Ci sono molti modi di fare storytelling con le immagini”.

WEB E DIGITALE

La Paris Review punta a crescere anche online e in generale in ambito digitale. A questo proposito Nemens specifica che lavorerà con una squadra che ha costruito una strategia integrata che ha permesso di aumentare la diffusione dell’edizione cartacea oltre alla visibilità online (circa 1.8 milioni di visite ogni mese): “Per i nostri lettori internazionali è importante notare che non solo è possibile iscriversi e ricevere le copie a casa, ma anche avere accesso all’archivio e leggere 65 anni di contenuti incredibili. Non tutte le riviste hanno saputo rispondere alla rivoluzione digitale con successo, ed è difficile affrontare la perdita di lettori delle copie, ma sono contenta di poter affermare che per la Paris Review ha ben lavorato in questo nuovo contesto”.

Quanto ai progetti letterari online che più apprezza, Nemens cita Lit Hub mentre, riferendosi agli archivi, dichiara di seguire Triple Canopy.

LA POESIA E LE VOCI INTERNAZIONALI

Infine, tornando alla Paris Review, abbiamo chiesto alla nuova editor di anticipare le novità in arrivo. Tra queste, lo spazio dedicato alla poesia: “Per i prossimi quattro numeri abbiamo previsto un esperimento, invitando dei guest-editor, per non dover prendere una decisione drastica in relazione alla linea editoriale. Proporremo ai lettori un tour lungo le comunità della poesia, guidati da esperti di cui ammiro il lavoro. È un modo per avvicinare i lettori alla poesia. Henri Cole sarà il primo dei nostri ospiti, nel numero che uscirà in autunno”. A proposito di novità, “siamo alla ricerca di voci nuove provenienti non solo dagli Usa. Tra le mie priorità c’è quella di far conoscere ai lettori americani voci internazionali”.

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