Come dimostra la sorprendente lettura di “Oro” (scritto dalla campionessa di nuoto con la scrittrice Elena Stancanelli), la storia di Federica Pellegrini è una storia di rinascite continue, di una carriera nel nuoto agonistico lunga e stupefacente, di una persona che ha avuto la necessità di cercare le parole giuste per essere raccontata…

Anni prima che smettesse di gareggiare, Federica Pellegrini è diventata un’icona dello sport nazionale e internazionale e un’atleta unica. Molto probabilmente, la ricordiamo schiaffeggiare il pelo dell’acqua dopo una medaglia d’oro, oppure commossa dopo un risultato inaspettato, o ancora infelice perché sconfitta da un’avversaria per un soffio. Ma al sentire il suo nome, in qualunque circostanza, ciò che ci viene in mente di certo è una frase letta, una foto particolare o una relazione privata raccontata con ogni dettaglio possibile.

Oro di Federica Pellegrini libri da leggere estate 2023

Non è una questione di colpe e di demeriti – di chi racconta, di chi legge, di chi è raccontato – ma è un fatto: di Federica Pellegrini conosciamo molte intemperanze, la scontrosità, la schiettezza descritta come altezzosità, la scomodità di certe sue opinioni e, come spesso accadde per le atlete di successo con una relazione (quantomeno) complicata con la stampa, l’indulgenza non è mai parte del quadro: non si applica, non è data quasi mai.

Praticamente chiunque ha un’opinione su Federica Pellegrini e qualcosa da dire su una sua azione o una sua frase e quando ha smesso di gareggiare non è stato molto diverso: nonostante la maturità raggiunta e la chiarezza nel dire la fatidica parola – smetto – abbiamo continuato a pensare di averla già capita fino in fondo, che magari non avesse nulla da raccontare di sé.

Oro, la biografia uscita per La Nave di Teseo, riesce in quasi duecento pagine a scardinare i nostri pensieri definitivi, a rendere palese il fatto che no, in effetti non avevamo capito niente: la storia di Federica Pellegrini è una storia di rinascite continue, di una carriera nel nuoto agonistico lunga e stupefacente, di una persona che ha avuto la necessità di cercare le parole giuste per essere raccontata.

Parole calibrate, cercate evidentemente con precisione, che non ha prodotto pagine trattenute – nel libro c’è ogni cosa rilevante: vittorie, sconfitte, amori, passioni, avversarie insopportabili – ma anzi una lettura lineare e puntuale, in cui ogni evento riportato a galla è causa e conseguenza di altri, è lì per un motivo.

In Oro, la vita di Federica Pellegrini risulta una vita complicata, tarata sui numeri e le percezioni di se stessa, degli altri e del proprio corpo, con cui entra in conflitto giovanissima e di cui ha una disperata cura e attenzione, strumento messo a servizio delle gare come solo chi è sportiva professionista sa fare e della delicata, sebbene naturale e incondizionata, alchimia sviluppata con il nuoto.

Oro è una storia di paure e vittorie. Le sconfitte di Federica Pellegrini sono utili, ma non sono mai la storia: non è mai vero dire che la carriera di un’atleta sia lastricata di vittorie – è difatti una frase fatta – e nel libro infatti non c’è un solo racconto, ma è vero che il titolo è azzeccatissimo: non è solo il colore delle medaglie e dei record, dei riflessi a pelo dell’acqua, ma è prezioso altrettanto quello che sta sotto, tra le corsie, nelle virate, tra le piastrelle del fondo piscina.

“In quel momento hai bisogno di sentire la tensione al limite del sopportabile, sei una corda di violino pronta a scattare. Non è una vera paura, anche se per certi versi la tensione confina sempre con la paura. Come una bestia che sta per avventarsi sulla preda senti i muscoli in allerta, il cuore che pulsa, la testa concentrata su un unico obiettivo”.

La penna di Elena Stancanelli coniuga una vita di record e di successi alla necessità di non metterli in un magma indistinto, alla necessità delle sfumature che la maggior parte delle volte in questi anni ci sono sfuggite. Raccontare, in questo caso, significa ripercorrere le scelte e le vittorie ma anche farsi continuamente delle domande – Federica Pellegrini si definisce un’atleta pensante – su stati d’animo, ragioni e cause di ogni evento.

Ma soprattutto partire da premesse solide, quasi dei dogmi, che ci accompagnano per tutto il libro: “Sono nata a Venezia il 5 agosto 1988. Quindi nel mio patrimonio genetico ci sono l’acqua, la bellezza e la malinconia”; “Non ricordo di avere imparato a nuotare. È buffo. Ho passato tutta la vita a perfezionare un gesto che non ricordo di avere imparato“; “Galleggiare è un termine buffo, deriva da galla, una malattia delle piante, una minuscola (e leggerissima) infezione che certi insetti procurano agli alberi, soprattutto alle querce» e ancora «Io nasco come dorsista e delfinista. Il dorso è uno stile particolare, che ho amato tanto. […] A dorso vedi le nuvole, il sole, il mondo»”.

In queste parole, piccoli manifesti quasi, ci sono molti dei temi che Oro affronta: l’importanza e l’ossessione per l’elemento, l’inizio della carriera, la naturale predisposizione al nuoto, la disciplina e gli stili, che nel nuoto sono quasi un modo d’essere: scegliere l’uno o l’altro, godere di una vittoria in staffetta, studiare ogni minimo dettaglio del movimento definiscono la nuotatrice Federica Pellegrini molto più di un tempo in vasca o di una medaglia guadagnata. Federica Pellegrini è una campionessa olimpica certo, una da record imbattuti per molto tempo, ma soprattutto un’atleta ed è in questo modo che vuole essere definita.

Il libro è un racconto cronologico, in cui qualche andirivieni serve solo per sottolineare come il punto di vista del racconto parta dal presente, dalla consapevolezza di tutte le cose che sono accadute e dal tentativo di ripercorrerne con dedizione la storia.

A partire da una delle definizioni migliori dello sport agonistico – “Lo sport agonistico è fatto di torsioni anomale, inversioni di senso dei muscoli che si gonfiano o si sgonfiano a seconda di quello che serve. Non per vivere, ma per vincere” – fino al post ritiro – quelli degli ultimi anni, quelli ancora da scrivere – Oro e Federica Pellegrini sono un continuo ragionamento sul corpo e sulla definizione dell’atleta, sulle sue difficoltà, senza mai cedere all’imbarazzo di doverne spiegare l’importanza: fatte salve vittorie e sconfitte, è tempo di capire, imparare, provare a scombinare i pezzi del puzzle per metter un punto fermo e, chissà, ricominciare ancora una volta.

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