Christian Bergamo nel febbraio 2017 ha aperto per gioco la pagina Facebook “Quasi Padre” per raccontare l’esperienza dell’attesa di un figlio. I suoi post hanno avuto successo, fino alla pubblicazione del primo libro. Su ilLibraio.it la sua riflessione: “È da un po’ che mio figlio di due anni e mezzo ha cominciato a farmi domande di ogni tipo e io il più delle volte, lo ammetto, improvviso…”

Una pausa di inadeguatezza

Me lo immagino già il momento in cui mio figlio farà quella pausa, quella temutissima pausa, e mi scruterà spostando le pupille il tanto che basta per non condannarmi al senso di colpa eterno. Poi si toccherà i capelli per provare a deconcentrarmi e, con un atteggiamento da “ti avevo smascherato quando ancora puzzavo di latte materno”, mi dirà:

– Papà ma tu non sai proprio niente? 

E allora coprirò l’imbarazzo con una risata scomposta fingendo di aver colto alla grande il suo sarcasmo. Continueremo a guardarci, aggiungeremo futilissime pause all’ormai irreparabile pausa, io ammiccherò ridicolo e poi dirotterò il discorso su qualche altro argomento, che forse a lui non interesserà affatto.

Me lo immagino tra qualche anno, questo momento qui, perché è da un po’ che mio figlio di due anni e mezzo ha cominciato a farmi domande di ogni tipo e io il più delle volte, lo ammetto, improvviso. Sono in estrema difficoltà di fronte alla sua voglia di sapere. Nomi, motivi, soluzioni, si ostina a dover capire tutto, come se la realtà, nel caso in cui non la definisse, potesse sfuggirgli.

Mio padre era un genitore diverso da me. Lui controbatteva puntuale, aggiustava cose, si ingegnava per. Si sporcava le mani e si riempiva la bocca, super tempestivo. Era un’enciclopedia a forma di cassetta degli attrezzi. Lui ha sempre avuto il senso pratico della vita, io dalla mia ho solamente il senso creativo. Quindi invento, ci giro intorno, svago (ma quantomeno con ammirevole fantasia). È che, insomma, cioè, sì più o meno, mamma che ne pensa?

Una volta è passata la canzone di Al Bano e Romina alla radio, in macchina, e mio figlio mi ha chiesto cosa fosse la felicità. Io ho sbirciato il suo visino curioso dallo specchietto e ho risposto: “Un bicchiere di vino con un panino”. Mi è sembrato non ci fosse una definizione migliore.

L’inadeguatezza dell’essere padre nasce nel momento in cui un figlio pretende risposte, prima vuole solo attenzioni e lì sei a posto, non serve altro che sapere amare, cosa che finora mi è riuscita piuttosto naturale. Chiedere spiegazioni sul mondo, però, ha a che fare con una stima tutta da conquistare, con quel modello che ogni figlio desidera costruire intorno al padre e che spesso è solo una proiezione non realistica delle proprie aspettative su di lui. Non c’entrano niente i mantelli da supereroi o le scarpe larghissime, è più una finestra, che dovrebbe proteggere, filtrare e mostrare.

È così che raffiguro dentro di me ciò che io sono per mio figlio: una finestra con i vetri pieni di ditate, e la mia inadeguatezza a fare da tenda. Sono sincero, mi piacerebbe tanto scostarla per consentirgli di vedere meglio cosa c’è di là, ma per adesso quella tenda non ne vuole sapere, ci rimane tra i piedi, penzoloni, e in qualche modo separa i suoi dubbi dalla mia esperienza, come un’utilissima pausa tra la sua domanda e la mia risposta, tempo di sbirciare su Google.

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L’AUTORE – Christian Bergamo (Roma, 1985) ha lavorato come barista, postino e animatore turistico, prima di diventare direttore creativo e socio di un’agenzia pubblicitaria. Nel febbraio 2017 apre per gioco la pagina Facebook Quasi Padre per raccontare l’esperienza dell’attesa di un figlio. I suoi post diventano virali e oggi sono seguiti da oltre 20.000 follower. Da quell’esperienza nasce un romanzo e nella primavera 2019 il primo capitolo viene pubblicato su Bookabook, prima realtà editoriale italiana in crowdfunding. È un grande successo: in poche ore il romanzo stabilisce un record di adesioni.

Quasi padre sarà disponibile dal 19 marzo in ebook e successivamente in versione cartacea: dall’orizzonte stretto di una sala parto, Bergamo sbircia il mondo fuori, per ripercorrere la strada che lo ha portato fin là. Perché un figlio cambia tutto prima ancora di nascere.

Anche gli uomini aspettano un bambino. Lo fanno tormentandosi, con la malinconia delle rinunce, la paura di non essere all’altezza e quell’ansia di non darlo troppo a vedere. Anche gli uomini partoriscono. Lo fanno in silenzio, digrignando i denti o forzando un sorriso fintamente rassicurante. Questa è la storia di un Lui che insieme a una Lei percorre la strada che lo porta a diventare padre e nel frattempo a girare intorno a sé stesso e alla propria vita. Un racconto di trentenni alle prese con i primi traguardi adulti dell’esistenza, tra riflessioni, paranoie, sbronze con gli amici e un viaggio in solitaria, alla ricerca del proprio modo di diventare grandi, senza mai smettere di essere sé stessi.

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