“Ho voluto raccontare una Istanbul che non c’è più, alla vigilia di un evento che l’ha cambiata”. Su ilLibraio.it Marco Magini racconta “Gli ospiti”, il suo nuovo libro, e parla dell’impatto delle proteste del 2013 di piazza Taksim sulla storia recente della Turchia

La prima volta che entrai in Asmalımescit fui sopraffatto da un attacco di panico.

Asmalımescit è una delle viuzze che tagliano il grande corso di Istiklal Caddesi, la strada di Istanbul che unisce piazza Taksim al quartiere di Galata.

Era un venerdì pomeriggio e la strada straboccava di vita. La folla, la musica, i venditori ambulanti: un caos gioioso, un’energia per me così nuova da far girare la testa.

Nel 2010 non era il Bosforo a separare l’Europa dall’Asia, quanto il fiume di vita che attraversava Istiklal.

Mentre il vecchio continente combatteva con le conseguenze della crisi finanziaria, la Turchia viveva un’esplosione di ottimismo. L’economia in crescita, la popolazione giovane…agli occhi di un ventenne sembrava il boom economico dei racconti dei genitori, vivere l’inizio del secolo asiatico. A due ore di volo da Roma, Istanbul rappresentava un esotico accessibile, vicino e allo stesso tempo lontano, che permetteva di nutrire una superficiale voglia di avventura senza mettere in discussione le proprie personali certezze.

Quello che noi espatriati preferivamo non vedere era la violenza che già scorreva nel sottosuolo. Intere zone cancellate, comunità disperse nelle periferie per far posto a hotel e appartamenti alla moda. Un mare di cemento cambiava Istanbul e i suoi abitanti: alcune vite venivano distrutte, spezzando via comunità come quella di Tarlabasi; altre venivano arricchite enormemente, speculando senza che il governo ponesse limiti.

La nostra vita di espatriati era scandita dal godimento immediato di un luogo senza controindicazioni, i cui problemi non ci sarebbero mai appartenuti. Per noi stranieri Erdoğan, gli islamisti o presunti tali, erano rumore di sottofondo, piccole parentesi nelle nostre superficiali chiacchiere. La nostra permanenza aveva una data di scadenza, perché preoccuparsi?

Poi d’improvviso, Gezi.

Scopri le nostre Newsletter

Iscrizione alla Newsletter
Il mondo della lettura a portata di mail

Notizie, approfondimenti e curiosità su libri, autori ed editori, selezionate dalla redazione de ilLibraio.it

scegli la tua newsletter Scegli la tua newsletter gratuita

Passavo spesso da piazza Taksim. Per vedere un amico, per andare al cinema, per fare acquisti. Taksim era la porta di Beyoğlu, il centro principale della vita notturna. L’entrata di Gezi sovrasta ben visibile la piazza, eppure non avevo mai notato il “parco” subito dietro. Lo avevo attraversato, avevo anche partecipato a qualche incontro durante una piccola fiera improvvisata, ma ai miei occhi quel piccolo angolo di verde tra il cemento poteva essere definito al massimo un giardino.

Finché venne deciso che perfino quei pochi alberi dovevano lasciare posto al cemento, come se l’esistenza stessa di quell’ultimo angolo di verde fosse un affronto allo spirito del tempo. Gruppi di cittadini impugnarono la decisione in tribunale ma una mattina di Maggio una ruspa si presentò per sradicare gli alberi. Fu l’inizio delle proteste.

Torno spesso a Istanbul, mia moglie è turca e conserviamo molti amici in città. Pochi hanno voglia di parlare di quei giorni: alcuni li ricordano con disincanto, altri con nostalgia, molti con rabbia. Tutti concordano su come le proteste di Gezi del 2013 siano state uno spartiacque. Per alcune settimane tutto è sembrato possibile; poi il fallimento di Gezi ha distrutto la consapevolezza politica di una generazione che l’aveva appena acquistata. Alcuni sono partiti, altri si sono concentrati sul privato, molti hanno smesso di lottare. Parlare di quel periodo della città significa raccontare un momento dove tutto sembrava possibile e ricordare come la Storia offra delle svolte improvvise, non sempre verso il meglio.

Istanbul oggi è una città diversa.

E’ sempre riduttivo parlare del passato come un’epoca dell’oro da guardare con nostalgia.

La Storia dimostra come Istanbul sia destinata a evolvere all’infinito: negli ultimi anni quartieri come Kadıköy hanno attratto parte della vita notturna che ha lasciato Beyoğlu, mentre l’afflusso di migliaia di rifugiati siriani ha aggiunto un altro tassello alle migliaia di genti che nei secoli hanno creato il mosaico della metropoli. Quello che è innegabile è che il fallito colpo di stato, le purghe e la crisi economica, abbiamo sfiancato parte del tessuto sociale. Allo stesso tempo l’elezione di Ekrem İmamoğlu nel 2019, mostra come i suoi cittadini siano sempre pronti a combattere e come le svolte rimangano sempre dietro l’angolo.

Gli Ospiti è la mia dichiarazione d’amore a Istanbul.

Ho voluto raccontare una Istanbul che non c’è più, alla vigilia di un evento che l’ha cambiata. L’ho voluto fare attraverso due sguardi, un uomo e una donna, uno straniero e uno turco, per mostrare quanto due persone vicine possano essere lontane nell’interpretare la Storia che stanno vivendo insieme.

Come racconta Ece Temelkuran nel suo sempre attuale Come sfasciare un paese in sette mosse. La via che porta dal populismo alla dittatura, la Turchia offre una posizione privilegiata per vedere avanzare le ondate che investiranno l’Europa.

Gli ospiti racconta una storia d’amore, ma raccoglie anche i segni che mostrano la lenta discesa di una collettività verso un regime autoritario.

La Storia prende spesso svolte improvvise, vorrei che qualcuno me ce l’avesse spiegato anche allora.

Gli ospiti di Marco Magini

IL LIBRO E L’AUTORE – Marco Magini, nato ad Arezzo nel 1985, vive a Londra, dove ha fondato una società internazionale di consulenza per progetti sul cambiamento climatico ed economia sostenibile. È tra i fondatori e curatori di FILL, Festival della Letteratura Italiana a Londra. Il suo romanzo d’esordio, Come fossi solo, ha ricevuto la menzione d’onore al Premio Calvino 2013 ed è stato finalista al Premio Strega 2014.

Ora torna in libreria per Solferino con Gli ospiti. Veniamo alla trama: lui è un giovane italiano, cervello in fuga che ormai da tempo lavora all’estero. Lei è una giovane turca che desidera vivere nel suo Paese. Quando insieme si trasferiscono a Istanbul, sulle prime la vita sembra dolce: certo, ci sono differenze culturali; certo, ci sono situazioni insolite; ma la città appare moderna e occidentale e l’amore è capace di superare ogni divergenza. Ma è il 2011, il regime di Erdogan comincia a serrare la sua morsa, nella società profondamente divisa tra laici e musulmani i semi della violenza stanno già portando frutto. L’inquietudine sfocerà nella rivolta di Gezi Park, che i due protagonisti vivranno in prima persona, ma con stati d’animo ed esiti profondamente e tragicamente diversi.

Libri consigliati