Kurt Vonnegut (Indianapolis, 11 novembre 1922 – New York, 11 aprile 2007) è diventato un autore di culto con opere come “Mattatoio n.5”, “Ghiaccio-Nove” e “Dio la benedica, Mr Rosewater”, in cui commistiona stili e generi letterari, a partire dalla fantascienza. Lo scrittore, reduce dal bombardamento di Dresda, resta per tutta la vita un convinto pacifista e nei suoi romanzi sono centrali tematiche come la bomba atomica, le armi da fuoco e la guerra, che critica duramente con amara ironia – L’approfondimento sulla vita e le opere

Partiamo dalla fine, dall’ultimo capitolo del libro più famoso di Kurt Vonnegut, Mattatoio n.5 o La crociata dei bambini (1969), dove leggiamo:

“Due sere fa hanno sparato a Robert Kennedy, la cui residenza estiva si trova a dodici chilometri dalla casa dove io vivo tutto l’anno. È morto ieri notte. Così va la vita.
Un mese fa hanno sparato a Martin Luther King. È morto anche lui. Così va la vita.
E ogni giorno il governo del mio paese mi comunica il numero dei cadaveri prodotti dalla scienza militare nel Vietnam. Così va la vita.
Mio padre è morto già da molti anni, di morte naturale. Così va la vita. Era un uomo dolce. Era anche un fanatico di armi. Mi ha lasciato le sue armi. Si stanno arrugginendo”.

È uno dei paragrafi più citati di Vonnegut, forse perché racchiude in poche righe una luminosa scintilla di verità sul suo autore e sulla lente con cui guardava il mondo: una sorta di confessione in cui cercare, tra le righe, chi era davvero Kurt Vonnegut.

Kurt Vonnegut, Mattatoio n.5, Feltrinelli

Un americano del ventesimo secolo

Vonnegut nasce nel 1922, a Indianapolis. La prima parte della sua vita è segnata, come quella di molti americani, dai due eventi che sconvolgono la nazione nella prima parte del secolo: la Grande Depressione e la seconda guerra mondiale. La famiglia di Vonnegut, infatti, viene colpita dalla crisi del ’29 e non riesce più a rialzarsi economicamente. Una situazione che mina la stabilità familiare, provocando una profonda depressione nella madre, che a distanza di quindici anni si toglierà la vita con un’overdose di sonniferi.

Per quanto riguarda la guerra, Vonnegut parte come volontario verso l’Europa, partecipa alla battaglia delle Ardenne e qui viene catturato dai tedeschi e portato a Dresda. Il secondo conflitto mondiale rappresenta per lui un trauma e le tematiche della guerra, della pace, della capacità dell’uomo di annientare se stesso e i suoi simili, saranno centrali in tutta la sua opera: un’elaborazione emotiva e sociologica che viene declinata di romanzo in romanzo. È in particolare un evento a tracciare un solco non rimarginabile, una linea di separazione tra il “prima” e il “dopo” da cui è difficile sfuggire, per il giovane Kurt: il bombardamento alleato su Dresda del 13 febbraio 1945. Una strage orribile, che causa la morte di 135.000 persone e a cui Vonnegut, prigioniero in un ex mattatoio, riesce miracolosamente a scampare, per poi, una volta uscito alla luce del sole, scoprire attorno a sé un deserto di morte.

Piano Meccanico, di Vonnegut

Mattatoio n.5: un viaggio dentro la guerra

Vonnegut stesso nei decenni successivi racconterà l’orrore che si è dipanato, uscito dal mattatoio, davanti ai suoi occhi. I cadaveri ammassati l’uno sull’altro per essere cremati e quelli che sarà chiamato lui stesso, in quanto prigioniero, a tirare fuori dalle macerie. I crimini di guerra, la bomba atomica, il nazismo saranno argomenti da cui Vonnegut non potrà e non vorrà liberarsi e che continuerà a declinare nelle sue storie, ma è il bombardamento su Dresda l’avvenimento che l’autore farà più fatica a trasportare su pagina e che, pur occupando incessantemente la sua attenzione, non riuscirà per molto tempo a elaborare compiutamente.

Vonnegut, infatti, non riesce a trovare la voce giusta e i tentativi sono tutti abortiti. Sarà un’intuizione, una frase buttata lì quasi per caso in cui lui e i suoi commilitoni, effettivamente molto giovani, sono paragonati a ragazzini, a dargli la chiave di interpretazione giusta per scrivere quello che diventerà Mattatoio n.5 (e che, infatti, avrà come sottotitolo La crociata dei bambini), il suo libro più celebre e amato. Da non dimenticare, però, anche il cruciale contributo della prima moglie Jane Marie Cox, che con pazienza e dedizione lo aiuta a navigare attraverso i traumi della guerra e a portare alla luce, con domande che probabilmente poteva porgli solo lei, avvenimenti a cui la mente dello scrittore si rifiutava di tornare autonomamente.

La colazione dei campioni, Vonnegut

Quella con Cox, amica d’infanzia sposata al suo ritorno in America nel ’45, è una relazione profonda e per molti versi salvifica, che porterà alla nascita di tre figli (e all’adozione di altri tre, i nipoti rimasti soli dopo la scomparsa della sorella di Vonnegut, per un tumore, e di suo marito, morto in un incidente). Il lettore più curioso può ritrovare in parte questo rapporto nelle lettere scritte alla moglie, all’epoca ancora fidanzata, tra il 1941 e il 1945 e raccolte da Random House nel volume Love, Kurt (2020), ancora inedito in Italia.

Mattatoio n.5 esce quando il suo autore ha quarantasette anni e una produzione già consolidata all’attivo. Un aspetto che contribuisce indubbiamente alla maturità del testo, in cui realtà storica e fantascienza, come già nei suoi precedenti libri, si compenetrano: il protagonista, Billy Pilgrim, viaggia nel tempo, tra il bombardamento di Dresda e la sua prigionia in uno zoo alieno sul pianeta Trafalmadore. È proprio questa oscillazione tra storia e fantastico, accompagnata da uno stile semplice e amaramente ironico, che offre al lettore un panorama degli eventi e un quadro umano tanto naïf quanto, per questo, spietato e tremendamente sincero.

Vonnegut, Galapagos, Bompiani

Kilgore Trout: un omaggio alla fantascienza

Kurt Vonnegut si era reso conto, fin dalla collaborazione con il giornale universitario, che scrivere gli riusciva meglio che risolvere le formule chimiche che gli sottoponevano a lezione. Con la guerra a fare da spartiacque, una successiva laurea in Antropologia e un lavoro in pubblicità alla General Electric, è solo a partire dagli anni Cinquanta che Vonnegut inizia a pubblicare racconti e romanzi. Già dal primo, Piano meccanico, del 1952, risulta palese la contaminazione tra fantascienza e osservazione sociologica che sarà poi la sua riconoscibilissima cifra stilistica.

“Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre”, scrive Vonnegut nelle pagine di Dio la benedica, Mr Rosewater o Perle ai porci (1965) rivolgendosi agli scrittori di fantascienza, gli unici che sembrano riuscire a raccontare, guardando al futuro, la tormentata contemporaneità novecentesca.

Dio la benedica, Mr Rosewater è anche il romanzo in cui compare per la prima volta Kilgore Trout, fittizio scrittore di fantascienza che accompagnerà Vonnegut lungo tutta la sua carriera, ora con un ruolo di protagonista, ora come semplice comparsa, ora come personaggio appena nominato in un dialogo.

Una presenza costante nelle pagine di Vonnegut anche quando, di fatto, non ha ruoli attivi nello svolgimento della trama. Kilgore Trout, che ritroviamo anche in Mattatoio n.5, La colazione dei campioni o Addio triste lunedì! (1973), Galapagos (1985) e nell’ultimo romanzo di Vonnegut, Cronosisma (1997), è una sorta di emanazione dello stato emotivo dell’autore. Una specie di alter ego, una figura che rappresenta il suo autore e ne racconta al lettore sfaccettature di volta in volta differenti, così come sono diverse le età e i momenti della vita.

Vonnegut, Dio la benedica Mr Rosewater

Tralfamadore e l’eternità in un unico istante

Ad accompagnare Vonnegut di libro in libro, fedeli compagni di avventure, sono anche gli alieni del pianeta Tralfamadore, che fanno la loro prima comparsa nel suo secondo romanzo, Le sirene di Titano (1959). Anche in questo caso i tralfamadoriani sono un veicolo, un escamotage per trasmettere ipotesi, punti di vista, utopie e j’accuse. Razza aliena che osserva il tempo nella sua totalità con presente passato e futuro che si svolgono in un unico istante, e per cui gli avvenimenti non sono attimi ma grandi linee che attraversano il cosmo, i tralfamadoriani, pur essendo a conoscenza del “tutto”, non intervengono per modificarlo, non cercano di influire attivamente sugli eventi che osservano.

Ancora una volta, i tralfamadoriani non sono altro che un’emanazione dello stesso Vonnegut, impegnato a studiare e analizzare con puntualità antropologica la società che lo circonda e i tipi umani che incontra, con lo stesso occhio critico di un alieno appena sbarcato sulla terra. Tuttavia non è a un alieno, ma a un personaggio umano, che Vonnegut fa pronunciare, posandola lieve tra le pagine di Ghiaccio-nove (1963), una puntuale e struggente definizione del popolo umano in grado di spiegare secoli di conflitti armati: “La forma peggiore di alto tradimento […] è affermare che gli americani non sono amati ovunque vadano e qualunque cosa facciano. Claire cercò di spiegare che la politica estera americana dovrebbe imparare a riconoscere l’odio, anziché immaginare l’amore”.

Vonnegut, Le sirene di Titano, Narratori Feltrinelli

Ghiaccio-nove e l’invenzione della bomba atomica

Ghiaccio-nove è tra le opere più riuscite e amate di Vonnegut: narrato in prima persona, segue le vicende del biografo di un fittizio scienziato, inventore della bomba atomica e di una ben più letale arma che ha lasciato in eredità. Un romanzo che affonda saldamente le sue radici nella realtà americana con una pletora di personaggi tanto grotteschi quanto realistici.

Il testo, come spiegato dallo stesso Vonnegut, nasce dall’esperienza dell’autore come pubblicitario alla General Electric, contesto lavorativo in cui ha avuto modo di osservare il lavoro degli scienziati dell’azienda, apparentemente inconsapevoli delle possibili applicazioni del frutto delle loro ricerche.

L’entusiasmo per la tecnologia, tanto presente nei suoi archi narrativi, viene trasmesso a Kurt Vonnegut dal padre ingegnere e dal fratello fisico. L’esperienza della seconda guerra mondiale e le applicazioni della tecnologia all’unico scopo di provocare morte distruggono questa fiducia per sempre: Hiroshima rappresenta per l’autore il momento in cui le possibilità di devastazione offerte dalla scienza vengono portate a un punto di non ritorno. Pacifista e apertamente schierato contro le armi da fuoco, Vonnegut tornerà a più riprese su queste tematiche, utilizzando l’unica arma per lui accettabile: la letteratura.

K. Vonnegut, Ghiaccio-Nove, Feltrinelli

La narrazione in una funzione matematica

Alla base della ricerca narrativa di Vonnegut ha grande importanza anche quella che potremmo definire la “curva” dei soggetti narrativi. In un’ipotetica funzione con un’ascissa che vede a un capo l’inizio della storia e all’altro la fine, e un’ordinata che segna a un’estremità la buona sorte e all’altra estremità la sfortuna, si possono delineare l’andamento delle narrazioni che siamo abituati a frequentare. Ma la vita reale, al contrario del romanzesco, prevede una costante oscillazione tra fortuna e cattiva sorte ed è costellata da momenti in cui fortuna e sfortuna sono indistinguibili tra loro e, anzi, tendono a coincidere. La vita, dunque, è per Vonnegut imprevedibile, così come lo è l’impatto che ciascun avvenimento può avere su di essa.

È questa ambiguità di fondo che la narrativa di Vonnegut prova a indagare, per esempio nel complesso intreccio temporale di Mattatoio n.5. E allora, in una visione in cui presente, passato e futuro coesistono nello stesso, eterno momento, è facile pensare che proprio adesso Kurt Vonnegut sia seduto alla sua scrivania e stia scrivendo, in un eterno e contemporaneo flusso, Le sirene di Titano e Madre notte, Ghiaccio-nove e Il grande tiratore. E forse, su Tralfamadore, è davvero così.

Fotografia header: GettyEditorial 03-09-2021

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