“La lettrice testarda” di Amy Witting, autrice australiana morta nel 2001, è una dichiarazione d’amore alla lettura e alla cultura, alla conoscenza e alla caparbietà, ma soprattutto alla forza delle parole e al loro potere di salvare la vita – L’approfondimento

Non esiste tristezza in grado di sopravvivere a un’ora di lettura. Lo sosteneva forse qualche scrittore, o qualche poeta. Ma sono soprattutto i personaggi dei romanzi, con le loro storie, a dare viva dimostrazione della funzione salvifica e conciliante dei libri. Citiamo, giusto per nominare una delle figure più celebri della letteratura contemporanea, la protagonista de L’amica geniale, Elena Greco, che fin da bambina trova tra le pagine dei libri una vera e propria via di fuga dalla povertà della vita nel rione. O ancora, la giovane Lucy Barton creata dalla penna di Elizabeth Strout, che riversa tutta se stessa nello studio, visto come unica fonte di emancipazione dalla famiglia povera e violenta che le è capitata in sorte. E che dire di Matilde di Roald Dahl, la bambina divoratrice di volumi della biblioteca della sua cittadina, amatissima dai piccoli lettori e non solo, che legge così tanto da diventare magica, e da riuscire a sconfiggere la temuta preside Spezzindue e gli odiosi genitori.

Su questa scia si colloca la protagonista de La lettrice testarda di Amy Witting: a metà tra la pasticciona Alice di Lewis Caroll e la ribelle Jo di Louisa May Alcott, da quando è piccola Isobel Callaghan ha una passione smisurata per i libri. Sono loro la sua bussola e la sua consolazione, porto sicuro in cui approdare quando mamma non vuole assecondare i suoi capricci e affrontare i suoi bronci. Perché sì, a volte Isobel sa essere respingente, ma è solo il lato più superficiale di un carattere introverso, insicuro e schivo.

Solo nelle avventure letterarie – come quelle di Sherlock Holmes che consuma in una mattina, mentre ciondola su un dondolo – riesce a tranquillizzarsi e a sentirsi in pace con il mondo. E infatti sono proprio i racconti di Conan Doyle a tenerle compagnia durante i festeggiamenti del suo nono compleanno – festeggiamenti che per volere della madre sono stati tassativamente proibiti in casa, perché considerati gretti, volgari e troppo pretenziosi. Tuffarsi nei romanzi, per la bimba, vuol dire allontanarsi dalla vita e, allo stesso tempo, viverla a pieno.

Isobel del resto è un raro caso di “lettrice pura”, ovvero una lettrice che legge per il puro piacere di leggere.

«Leggere solo per il gusto di leggere è legittimo. E all’estremo opposto ci sono quelli che leggono i libri solo per scriverne. Sì, e quelli che scrivono i libri perché altri ci scrivano su delle tesi. Perché mi lamento, quando incontro un consumatore puro?». Consumatore era la parola. Isobel sentì la mascella irrigidirsi nuovamente. «Non è soltanto leggere, in particolare con Dostoevskij. È più come vivere dentro il libro».

Per Isobel la lettura diventa sinonimo di emancipazione, indipendenza intellettuale e libertà. Ecco allora che quell’aggettivo, apparentemente criptico, del titolo, “testarda”, assume un nuovo significato: indica la volontà di non sottomettersi a un mondo che sembra fare di tutto per appiattire le donne, riducendole indistintamente a figure gentili, pacate e, fondamentalmente, vuote. Senza aspirazioni e senza pensieri autonomi.

Pubblicato per la prima volta nel 1989, il testo (di cui è presente anche un seguito, Isobel on the Way to the Corner Shop?) è stato riscoperto dalla casa editrice Garzanti e riproposto (con una copertina da collezione) nella traduzione di Katia Bagnoli. Anche a distanza di anni il romanzo dell’australiana Amy Witting (nom de plume della scrittrice e poetessa Joan Austral Frase) rimane un’opera assolutamente godibile. Un po’ perché la prosa dell’autrice, morta a Sydney nel 2001, è scorrevole e immediata – pur non perdendo il fascino di una patina d’altri tempi -, un po’ per la raffinata caratterizzazione psicologica dei personaggi.

È nella costruzione del rapporto conflittuale tra madre e figlia, infatti, che il libro rivela il suo aspetto più interessante. Invidia, incomprensione, tensione e repulsione: non c’è nulla di materno nella figura genitoriale che la scrittrice ci descrive, e proprio a confronto con lei spicca ancora di più il ritratto della giovane protagonista, la sua forza e la sua capacità di resilienza. Amy Witting mostra qui la sua grande abilità narrativa, dimostrandosi in grado di andare in profondità e di creare figure sfaccettate e ricche di contraddizioni.

Romanzo di formazione a tutti gli effetti, La lettrice testarda è una dichiarazione d’amore alla lettura e alla cultura, alla conoscenza e alla caparbietà, ma soprattutto alla forza delle parole e al loro potere di salvare la vita.

Abbiamo parlato di...