“Oggi è tutto così diverso, le lettere, d’amore e non, non esistono più, se non sui muri delle città, che sono troppo brevi, e finiscono per essere cancellate dal meteo, dalle pubblicità, dalle campagne elettorali. Oggi esistono le chat, WhatsApp, la direct di Instagram, Messenger, in cui leggiamo ‘sta scrivendo…’ o vediamo dei puntini di sospensione che lampeggiano, ed è come se spiassimo il momento in cui qualcuno sta scrivendo una lettera per noi. Quindi via l’attesa, via l’incertezza, al massimo è rimasta solo un po’ d’illusione”. Su ilLibraio.it la riflessione di Giorgio Biferali, in libreria con “Il romanzo dell’anno”

Caro lettore, forse l’idea mi è venuta leggendo un romanzo di Palahniuk, qualche anno fa, un’idea che è rimasta dentro di me per un po’ di tempo e poi è tornata in un momento in cui sentivo il bisogno di raccontare una storia di questo tipo. E magari, quell’idea, è tornata una sera come tante, mentre guardavo The Big Sick, un film dove lei va in coma e lui, che di mestiere fa lo stand-up comedian, non si ricorda più come si fa ad essere felici, e soprattutto come si fa a rendere felici gli altri.

Il mio romanzo comincia così, con una panoramica, quasi, in una zona qualunque del centro storico di Roma, durante la notte di capodanno, con il lampo di una scena dove una ragazza di nome Livia è sdraiata a terra, sui sampietrini ancora umidi di pioggia, ha appena fatto un incidente con il motorino, poco dopo aver litigato con un ragazzo di nome Niccolò, che in quel momento la guarda e non vuole crederci.   

Da quella notte, Livia rimane in coma, viene ricoverata in un posto che si chiama TRAUMA CENTER, e Niccolò va a trovarla ogni giorno. Lui, anche se non è uno scrittore, di mestiere organizza il palinsesto di un canale dove vanno in onda commedie e sit-com americane, un giorno d’estate decide di scriverle una lettera per raccontarle di quell’anno, il 2016, che non stanno passando insieme. Un anno che va avanti, comunque, anche senza di lei, anche senza di loro. Ed è proprio da qui che nasce il bisogno di scrivere, per cercare di fermare il tempo, letteralmente, sulla pagina, per paura che possa scappare via per sempre.

Dentro ci finisce un po’ di tutto, l’analisi, i sogni, i viaggi, l’ipocondria, gli elenchi per qualsiasi cosa, il binge-watching, i pokémon, i terremoti, le elezioni americane, gli attentati, Rob Brezsny, la pornografia. La vita, insomma. Quella della lettera mi sembrava la dimensione ideale per raccontare questa storia, per diverse ragioni. La prima, la più importante, è che mi mancano le lettere. Mi manca la cura che c’era dietro a ogni lettera. Uscire di casa, due volte, per comprarla e per poi spedirla. Le parole, immaginate per un po’, in silenzio, davanti a uno spazio bianco. La scelta delle parole, sì, perché non potrebbero essere che quelle, proprio quelle, ad arrivare a destinazione. L’attesa, poi, della risposta, in cui si confondono anche l’illusione per tutto quello che verrà e l’incertezza che quella lettera non andrà persa.

Oggi è tutto così diverso, le lettere, d’amore e non, non esistono più, se non sui muri delle città, che sono troppo brevi, e finiscono per essere cancellate dal meteo, dalle pubblicità, dalle campagne elettorali. Oggi esistono le chat, WhatsApp, la direct di Instagram, Messenger, in cui leggiamo “sta scrivendo…” o vediamo dei puntini di sospensione che lampeggiano, ed è come se spiassimo il momento in cui qualcuno sta scrivendo una lettera per noi. Quindi via l’attesa, via l’incertezza, al massimo è rimasta solo un po’ d’illusione. E una lettera scritta a intermittenza, in quattro grandi momenti, giugno, luglio, settembre, dicembre, che sono i capitoli in cui è diviso il romanzo (con l’epilogo finale), a una ragazza che sta in coma, crea un cortocircuito profondo con questi tempi, anche perché c’è il rischio che scriverla possa essere inutile, che quella lettera lei non la leggerà mai. E secondo me, oggi, c’è bisogno anche di questo, fare le cose liberamente, spontaneamente, perché sentiamo di farle, senza pensare se saranno utili o meno, senza sapere sempre cosa sta succedendo e come andrà a finire.   

Ah, quasi dimenticavo, un’ultima cosa, la questione del titolo, anche se ormai l’avrai capito. Il romanzo dell’anno. L’anno è il 2016, un anno che con il tempo diventa una grande lettera d’amore che Niccolò scrive a Livia, per raccontarle tutto quello che lei si sta perdendo. Un anno diverso dagli altri, un anno che lui vive, vede, ascolta, subisce, interpreta, prova a capire, anche senza di lei.

giorgio biferali

L’AUTORE – Giorgio Biferali (nella foto di Angela Scamarcio, ndr) è nato a Roma nel 1988. Ha pubblicato A Roma con Nanni Moretti (Bompiani, 2016), una sorta di diario di viaggio scritto insieme a Paolo Di Paolo; nel 2017 è uscito un racconto illustrato per ragazzi, Italo Calvino. Lo Scoiattolo della penna (La Nuova Frontiera Junior) e nel 2018 il suo romanzo d’esordio, L’amore a vent’anni (Tunué), presentato al Premio Strega. Collabora con quotidiani e riviste culturali, dove si occupa principalmente di cultura pop, e insegna Italiano e Storia in un liceo.

Il suo nuovo libro, Il romanzo dell’anno (La Nave di Teseo), è la storia di come un dramma e un amore possono dare forma alla letteratura: è la notte di Capodanno. Niccolò e Livia litigano, si lasciano, lei scappa via con il motorino, scivola sui sampietrini, che quella notte sembrano diamanti, e finisce in coma. Il 2016 comincia così, con Livia distesa a occhi chiusi sopra un letto d’ospedale e con Niccolò che la va a trovare ogni giorno. Niccolò ha perso entrambi i genitori, vive con Tommaso, il fratello più piccolo, in una casa che confina con quella dei nonni. Lavora per un canale TV, dove vanno in onda commedie, sit-com americane e spettacoli di stand- up comedy. Ma più Niccolò trascorre il tempo con Livia, più gli passa la voglia di ridere e di lavorare. Un giorno gli viene un’idea: prende il Mac di Livia e decide di scrivere la prima e forse ultima lettera d’amore della sua vita, per raccontarle quello che sente, quello che succede nel mondo e nel loro gruppo di amici, tutto quello che si sta perdendo. Tra attentati, morti celebri, terremoti, elezioni americane, la Brexit, Niccolò prova a raccontarle una realtà, che però sembra sfuggirgli tra le mani, mentre si accorge che il mondo, che insieme a Livia sembrava un posto così familiare, va avanti anche senza di loro…

 

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