Di cosa parliamo quando parliamo di “libri da divano”? Di romanzi e saggi che hanno in comune alcune caratteristiche inconfondibili (non solo la mole)… Nella nostra selezione trovano spazio, tra gli altri, autrici e autori come Margaret Atwood Murakami, J.K. Rowling, Jonathan Franzen e Tiziano Terzani. Ecco cosa lega alcune loro opere…
Ci sono libri nati per essere letti sul divano; buio fuori, lampada accesa dentro e la meritata tranquillità di fine giornata, meglio se con una tisana calda accanto e una coperta sui piedi.
I libri da divano hanno alcune caratteristiche inconfondibili:
-Intanto sono quasi impossibili da trasportare. Ci riferiamo a volumi, che se provassimo a metterli in borsa, dovremmo eliminare tutto il resto: via computer, portafoglio, telefono, chiavi di casa.
-A vederli sullo scaffale della libreria in salotto, poi, sono quelli che rendono fieri di sé, il tocco colto e bohémien che, sotto sotto, speriamo notino tutti gli ospiti a casa.
-In più sono capaci di portare lontanissimo e lo fanno con illustrazioni, storie di viaggi e racconti di vite eccezionali. Per questo molti libri da divano sono anche ideali per essere ascoltati in versione audiolibro, facendosi accompagnare nel tragitto dalla voce di qualcuno e finalmente rilassarsi un po’: in fondo, se parliamo di libri da divano, siamo anche alla fine di una lunga giornata.
1Q84, Murakami Haruki
“Amare qualcuno dal profondo del cuore è comunque una grande consolazione. Anche se si è soli e non si riesce a stare con quella persona”
1Q84 (Einaudi, traduzione di G. Amitrano) è uno dei libri più da divano che ci siano: tre volumi e una storia che intreccia riflessioni quotidiane a scene di un surrealismo che quasi confonde, con la solita profonda malinconia di Murakami, capace di far riflettere sugli aspetti più anonimi dell’esistenza. La trama è impossibile da sintetizzare ma, a volersi sforzare, racconta le vite di Tengo, insegnante di matematica col sogno di diventare scrittore, e Aomame, trentenne omicida di uomini violenti nei confronti delle donne. Vite parallele ma che, alla maniera di Murakami, si incrociano continuamente. Infatti, come sa chi conosce almeno un po’ l’autore giapponese, nei suoi libri si ritrovano strutture ricorrenti e pensieri che sembrano tormentarlo: la confusione e la scomodità della vita contemporanea, due trame parallele che hanno l’una effetto sull’altra, la musica jazz, il minimalismo della scrittura e la descrizione quasi biologica dei comportamenti quotidiani dei protagonisti. È un viaggio lungo e impegnativo quello di 1Q84, ma vale la pena di essere intrapreso.
Se vi rimane un po’ di tempo: a proposito di elementi ricorrenti nelle storie di Murakami, l’artista grantdraws li ha riassunti in una tombola illustrata a cui si può giocare a ogni nuovo libro dell’autore. Anche quella comodissima per il divano.
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L’assassino cieco, Margaret Atwood
“Dieci giorni dopo la fine della guerra mia sorella Laura precipitò con l’auto giù da un ponte”
Anche la Atwood, come Murakami, sceglie di sviluppare la sua narrazione attraverso due storie parallele che, come vi sarà facile immaginare, alla fine poi così parallele non sono. La prima è quella di Iris Chase, un’anziana signora canadese depressa e senza più alcun prestigio sociale, che racconta in prima persona la propria vita attraverso i ricordi: infanzia, maturità e matrimonio infelice. La seconda, invece, è quella raccontata nel romanzo postumo di Laura, sorella di Iris morta suicida alla fine della Seconda guerra mondiale. Il romanzo di Laura s’intitola proprio L’assassino cieco (Ponte alle Grazie, R. Belletti) ed è la storia di due amanti clandestini, lei donna di ottima famiglia, lui artista e scrittore.
Di nuovo, come per Murakami, anche l’autrice del Racconto dell’Ancella e del sequel, I Testamenti, ha i suoi temi ricorrenti: si dimostra sempre attenta alle questioni delle donne e alla loro affermazione nella società. È difficile riassumere le sue opere, che sono un mondo da scoprire e imparare ad amare. Non per altro la rivista Time ha inserito L’assassino cieco nella lista dei 100 migliori romanzi in lingua inglese dal 1923. Come potremmo non fidarci?
Se vi rimane un po’ di tempo: i romanzi di Margaret Atwood sono universi infiniti perché arrivano da una vita altrettanto immensa, che Michela Murgia ha raccontato nel suo podcast, Morgana, dedicato alle donne fuori dal comune. Va ascoltato per capire fino in fondo i libri della scrittrice canadese o anche solo per sentirsi raccontare una bella storia.
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Purity, Jonathan Franzen
“La stupidità scambiava sé stessa per intelligenza, mentre l’intelligenza riconosceva la propria stupidità”.
I protagonisti di Purity (Einaudi, traduzione di S. Pareschi), ammettiamolo, siamo un po’ tutti noi: insoddisfatti di come gira il mondo e con la costante voglia di cambiarlo, migliorarlo. Nel tentativo di farlo, però, ci scontriamo con ansie e insicurezze e ci muoviamo spesso in modo goffo, urtando oggetti fragili intorno. Ecco Purity, la protagonista che dà il nome al libro, anche soprannominata Pip, ha 22 anni, una madre single e apprensiva, un padre mai conosciuto, tanta voglia di dire la sua e un bel po’ di modi goffi per farlo. Oltre alla trama capace di parlare a chiunque, le 563 pagine di Purity sono un saggio di scrittura precisissima e dialoghi leggeri anche quando raccontano temi dal peso specifico importante.
Se vi rimane un po’ di tempo: trovate l’audiolibro della versione originale di Purity, letta in inglese da Jenna Lamia, Dylan Baker e Robert Petkoff. Dura 25 ore: un’ottima compagnia per parecchie serate d’inverno.
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Harry Potter, la serie completa, J.K. Rowling
“Caro signor Potter, siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie. Lʼanno scolastico avrà inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa del Suo gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.
Distinti saluti, Minerva McGonagall – Vicepreside”
Quando si parla della più famosa saga della Rowling ci sarebbero da dire così tante cose che, alla fine, si fa meglio a non dirne nessuna. In ogni caso avere nella propria libreria Harry Potter, la serie completa (Salani, B. Masini, M. Astrologo, V. Daniele) è una di quelle cose obbligatorie per chi si definisce un buon lettore. E sì, è una storia di maghi, incantesimi, adolescenti e scale a cui piace cambiare. Ma la verità è che non serve essere amanti del genere fantastico per amare Harry Potter. Uno degli aspetti che più incantano, però, è la capacità dell’autrice di creare un universo nuovo, con regole proprie e linguaggi precisi, senza che nulla sembri fuori posto; tutto perfetto, dall’arredamento alle minime battute dei personaggi. Di tutta la saga forse questa è la magia più grande.
Se vi rimane un po’ di tempo: siamo quel che mangiamo, si sa. Quindi per entrare a tutti gli effetti nel mondo di Harry serve mangiare come Harry e per farlo è utile In cucina con Harry Potter (Vallardi, C. Turla) il ricettario per preparare stufati, tortini, dolcetti e tutte le squisitezze che i protagonisti della saga assaggiano durante i loro anni a Hogwarts.
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Una vita come tante, Hanya Yanagihara
“Se fossi una persona diversa, forse direi che ciò che è accaduto è una metafora della vita: le cose si rompono, a volte si aggiustano, e ci rendiamo conto che, per quanti danni possiamo subire, la vita ci ricompensa quasi sempre, spesso in modo meraviglioso. A pensarci bene forse sono proprio quel genere di persona”.
Tutto inizia dalla copertina, che già quella dice tutto: si tratta di una foto di Peter Hujar, volto di un uomo che sembra struggersi dal dolore. In realtà il titolo dello scatto è Orgasmic man. Ecco, questa sorta di strana confusione riassume bene il senso del libro, una storia di dolori e ferite mai colmate, spesso legate a corpo, sesso e intimità e costantemente altalenanti tra realismo e favola. In realtà Una vita come tante (Sellerio, traduzione di L. Briasco) non è il classico consiglio di lettura: è un romanzo brutale ma ipnotico, inquieto ma obbligatorio. Il racconto è quello della vita di Jude, affascinante newyorkese in cerca di affermazione e successi, come tutti del resto. Insieme a lui due amici, Malcom e Willem, lo accompagnano in una quotidianità fatta di deliri, claustrofobie, sadismi e dolori. Pensare di leggere più di 700 pagine con queste premesse sembra una scelta masochista degna di Jude, ma Una vita come tante sa avvolgere e trascinare così tanto da non volerlo più abbandonare, correndo fino alla fine per poi, inaspettatamente, sentirne la mancanza.
Se vi rimane un po’ di tempo: d’accordo sullo strazio del romanzo di Hanya Yanagihara, Francesca Crescentini, in arte Tegamini, ha scritto un articolo sul suo blog intitolato proprio Il gruppo di sostegno per Una vita come tante. Se doveste soffrire dopo averlo letto sappiate che non siete gli unici.
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La fine è il mio inizio | Tiziano Terzani
“Se mi chiedi alla fine cosa lascio, lascio un libro che forse potrà aiutare qualcuno a vedere il mondo in modo migliore, a godere di più della propria vita, a vederla in un contesto più grande, come quello che io sento così forte”.
Tiziano Terzani è una di quelle anime per cui dovremmo essere grati tutti. La sua vita attraversa mondi, reali e interiori, così lontani da riuscire a portarlo in un’altra dimensione, più alta. Giornalista, viaggiatore e spirito zen, Tiziano nasce a Firenze e per molti anni vive in estremo oriente con la sua famiglia. Nel libro La fine è il mio inizio (Longanesi) racconta la sua incredibile storia al figlio Folco lasciandogliela come una sorta di testamento, un manuale per imparare a vedere il mondo dall’alto, da quella posizione privilegiata che il giornalista e scrittore è riuscito a raggiungere.
Se vi rimane un po’ di tempo: come per ringraziare il padre, per restituirgli la dolcezza di un gesto così grande, il figlio Folco ha scritto e diretto un lungometraggio dallo stesso titolo, La fine è il mio inizio, uscito nelle sale nel 2010, con Bruno Ganz ed Elio Germano come interpreti e le musiche di Ludovico Einaudi come colonna sonora.
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Alice nel Paese delle meraviglie & Al di là dello specchio, Lewis Carroll (illustrato da MinaLima)
“Sapeva che sarebbe stato sufficiente aprire gli occhi per tornare alla sbiadita realtà senza fantasia degli adulti”.
Alice nel Paese delle Meraviglie è un po’ come Il Piccolo Principe, uno di quei libri che andrebbero riletti ogni anno per tirarne fuori nuovi insegnamenti e sfumature mai viste. Dal 1865 infatti, anno della pubblicazione del libro di Lewis Carroll, ne sono uscite così tante versioni da non riuscire più a contarle. Tra queste ce n’è una che è un’opera d’arte, quella intitolata Alice nel Paese delle Meraviglie & al di là dello specchio (L’Ippocampo) e illustrata dal duo MinaLima, un tripudio di disegni, pop-up e giochi di carta che sa rendere felici solo a vederlo sugli scaffali della propria libreria. Tra l’altro MinaLima, nella vita Miraphora Mina e Eduardo Lima, sono gli stessi ad aver ideato e progettato ogni singolo oggetto di scena delle saghe cinematografiche di Harry Potter e Animali fantastici. Serve aggiungere altro?
Se vi rimane un po’ di tempo: raccontare a parole la meraviglia di questo libro non basta. Così Chiara Cecilia Santamaria di machedavvero l’ha sfogliato per tutti noi sul suo boomfiction. Tra l’altro, oltre ad Alice nel Paese delle Meraviglie, MinaLima ha illustrato anche Il giardino segreto e Il libro della giungla. Va fatto subito spazio in libreria.
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A questo punto è necessario scegliere un libro da cui iniziare, preparare una tisana calda, prendere posto sul divano con una copertina sulle gambe e iniziare il viaggio. Saranno serate bellissime.