Quale idea abbiamo di una matrigna? Come la immaginiamo? Come ce l’hanno fatta immaginare libri e film? Abbiamo scavato nelle storie alla ricerca del racconto di un ruolo che sempre di più appare (e apparirà) nelle famiglie contemporanee: la “terribile matrigna”, fino ad arrivare a una rappresentazione meno malevola e, forse, più vicina alla realtà, quella di Petra Delicado di Alicia Giménez-Bartlett… – Un viaggio tra libri, film e serie di ieri e di oggi

C’è sempre stata un’eccedenza di matrigne, rispetto alla loro versione maschile.

Storicamente la “matrigna” è la donna che sostituisce la madre nel ruolo di cura e accudimento nella famiglia. Di solito la madre naturale è morta.

Si collega a un passato in cui la mortalità delle donne era ben più alta di quella degli uomini. Morivano ancora in gravidanza, o partorendo o, ancora, per le complicazioni legate al parto. Se avevano la fortuna di farcela, invecchiavano prima degli uomini.

Era molto più comune, dunque, che esistessero famiglie in cui la madre era deceduta in giovane età, che viceversa.

Oggi utilizziamo la parola “matrigna” – impropriamente perché non esiste ancora un altro termine – per descrivere tutti quei rapporti genitoriali meno definiti, in cui un padre vedovo, separato, divorziato o single, trova una nuova compagna con cui convivere o da presentare ai suoi figli.

In questo caso non parliamo di madri adottive, ma proprio di quelle donne che, innamoratesi di una persona con figli, decidono di conoscerli e diventare così ‘qualcuno’ per loro: una figura di riferimento, una presenza, una nuova adulta in famiglia.

Per raccontare e rappresentare questa figura, anche letteraria, dobbiamo scomodare un intero immaginario di Belle Addormentate nel bosco, di Biancheneve, di Cenerentole, che tutti conosciamo.
Ma non solo.

Si possono poi anche richiamare le loro colleghe squattrinate e meno conosciute, che hanno fatto carriera nei teatri off, ma non per questo sono meno significative.

A seconda delle volte, la matrigna può essere una donna brutta, con un grande poro sulla sommità del naso – ovviamente lungo o adunco. La pelle è cartapecora, i denti traballanti e le unghie non curate. Una befana nell’aspetto, così versata alle arti magiche e alle pozioni da essersi resa più bella.

È talmente gelosa della progenie del suo nuovo marito dal desiderarne la morte, e la spedirà sicuramente nel profondo del bosco, alla ricerca di qualcosa che non c’è, solo per vederla finalmente sepolta nella selva.

È una strega, sì, quella delle fiabe.

La matrigna: tre esempi dalle fiabe

Hänsel e Gretel

Gli orfanelli Hansel e Gretel, della celebre fiaba dei Fratelli Grimm, non sono riusciti a guadagnarsi un film Disney tutto a loro dedicato, ma la loro storia di figliastri maltrattati è emblematica e continuiamo a raccontarla per via del delizioso perturbante teutonico.

Della loro vicenda si ricorda in particolare la strega nella casa di marzapane e i succulenti pasti che voleva cucinarsi coi cosciotti dei fratelli.

Ma spesso ci si dimentica qual era il motivo per cui due bambini si trovavano nel folto del bosco, da soli. I due, affamati e poverissimi, erano stati abbandonati lì dal padre, connivente ma buono, che non guadagnava abbastanza per permettere loro di crescere.

E di chi era stata la brillante idea? Della Matrigna, ovviamente.

Fiabe italiane di Italo Calvino

Fiabe italiane, di Italo Calvino

In Fiabe italiane (Mondadori), raccolte da Italo Calvino in giro per tutta la penisola, studiate e riscritte in modo da essere il più rappresentative possibile, Il Principe canarino, una fiaba torinese, iniziava così:

“C’era un Re e aveva una figlia. La madre di questa figlia era morta e la matrigna era gelosa della figlia e parlava sempre male di lei al Re. La ragazza a scolparsi, a disperarsi; ma la matrigna tanto disse e tanto fece che il Re, sebbene affezionato a sua figlia, finì per darla vinta alla Regina: e le disse di condurla pure via fuori di casa.”

Fiabe popolari di Hans Christian Andersen

Fiabe di Hans Christian Anderesn, scelte da Gianni Rodani

Nella raccolta delle Fiabe popolari (Einaudi) di Hans Christian Andersen, selezionate da Gianni Rodari, ce n’è una che si chiama I cigni selvatici.

Parla di dodici fratelli, messi al bando tutti dalla stessa Matrigna, e da un padre complice – il padre, anche in questo caso, è buonissimo, ma purtroppo è anche molto semplice da raggirare.
Alla sorellina più piccola, Elisa, – che è troppo bella e troppo devota e quindi insopportabile per la Matrigna – al compiere dei quindici anni, vengono fatti posare addosso tre rospi magici, che dovrebbero tramutarla in un mostro. Il trucco non funziona.

La Matrigna, però, non si arrende:

“La malvagia regina la spalmò tutta con succo di noci per farla diventare scura di pelle, le stropicciò il viso d’un unguento fetido, le scompigliò i bei capelli: era impossibile riconoscere la bella Elisa.”

Padri idioti

In tutti questi casi è evidente come la Matrigna tanto disse e tanto fece per rimanere l’unica padrona di casa, per non dover convivere con i figli di un precedente matrimonio e – qualora abbia altri figli dal marito – anche dividere un’eventuale eredità.

Eppure la complicità dei padri, raccontati sempre come dei giusti, amorevoli e generosi, finiti però nelle grinfie sbagliate, non è mai messa in questione.

Il cinema

In tempi più recenti la nuova Matrigna evoca (solo) una bellissima giovane arrivista dalle labbra rosse: invidiosa della madre naturale e anche dei bimbi che ha generato, farà di tutto per eliminarli. Una buona fetta della filmografia (anche per ragazzi) fino ai primi anni 2000 ha un personaggio che si rispecchia perfettamente nel ruolo della Matrigna cattiva.

Qualche titolo: Genitori in trappola, Matrimonio a quattro mani, e due film godibilissimi di vendetta verso il maschio traditore She Devil, Il club delle prime mogli (1996). Vendetta anche verso le nuove fiamme, matrigne dei loro figli.

Persino in un film che parla di tutt’altro, Ragazze a Beverly Hills (1995) viene citata una matrigna, di cui non si vede mai il volto, ma che è mostruosamente cattiva, persino il suo figlio naturale la evita, e preferisce vivere con il patrigno. Ma potremmo citarne molti altri.

Erano tutti film in cui si sentiva la famiglia nucleare che veniva messa in pericolo, una scossa tettonica che avrebbe fatto inevitabilmente franare la tradizione.

La matrigna: tre esempi dal cinema

Matrimonio a 4 mani (1995)

Matrimonio a 4 mani è una classica commedia degli equivoci che prende generosamente spunto da Il principe e il povero. Le protagoniste sono le gemelle Ashley e Mary Kate Olsen.

Alyssa e Amanda sono due bimbe di nove anni perfettamente identiche, ma cresciute in maniera opposta: Alyssa è ricca, viziata, sa andare a cavallo, ha un padre che la idolatra; la madre è morta. Amanda, d’altra parte, è cresciuta in un orfanotrofio ed è abituata alla vita di strada, a picchiarsi con i suoi coetanei.

Ashley e Mary Kate Olsen in un fotogramma del film Matrimonio a 4 mani

Ashley e Mary Kate Olsen in un fotogramma del film Matrimonio a 4 mani

In questo caso le due non sono davvero gemelle, più che altro sosia perfette. Per una fatalità del destino si incontrano nello stesso luogo, e decidono di scambiarsi di ruolo solo per una notte. Amanda sta per essere adottata da una famiglia tremenda, mentre il papà di Alyssa sta per sposare una nuova fiamma.

La Matrigna degli anni ’90 per eccellenza. Bionda. Labbra rosse e roventi, voce acuta, manicure perfetta. Un grande desiderio di arricchirsi. È avida, antipatica e non si capisce perché l’adorabile padre di Alyssa debba voler stare con un personaggio così putrido.

La nuova Matrigna di Alyssa, non vede l’ora di sposarsi, cancellare qualsiasi accenno o memoria della madre naturale, vendere tutti i mobili scelti da lei e cacciare la bambina in un collegio.

La tata (1993)

Una serie molto amata e famosa di metà di quegli anni è La tata in cui Francesca Cacace, una giovane eccentrica e simpatica, diventa la tata di tre pargoli orfani di madre, e con il procedere della serie ne diventerà Matrigna. Qui c’è un apparente cambio di prospettiva: Francesca ha capelli scuri, lunghi e mossi, procace, chiassosa, e potrebbe sembrare che la Matrigna sia rappresentata in maniera diametralmente opposta.

Ma anche Francesca ha un’avversaria: Chastity Claire, collega del papà dei bambini, e innamorata di lui e del suo prestigio. Incapace di entrare in empatia coi figli, gelosa, tanto da fare dei tiri mancini a qualsiasi donna gli si avvicini. È prepotente e con la voce acutissima, quando si agita. Chissà, di che colore avrà i capelli?

She-devil, Lei, il diavolo (1989)

Una gustosissima commedia nera con Meryl Streep, dove è proprio Maryl Streep la Matrigna, ci spariglia le carte.

La protagonista è Ruth, una donna che vive una vita monotona e anonima in un quartiere residenziale. È sposata con Bob, un rampante commercialista, che la tradisce con una scrittrice di romanzi rosa. Arrivata a non sopportare più il tradimento, Ruth dà fuoco alla casa dove lei stessa ha vissuto fino a quel momento, scarica i tremendi figli, il marito e il cane a casa della nuova arrivata e va a rifarsi una vita altrove.

La Matrigna che si dovrà “prendere cura” dei pargoli ha due tratti in comune con quelle passate. È ovviamente bionda, e ha lunghe unghie pittate.

In una scena, in particolare, si fissa allo specchio. È ormai stanca della convivenza, ha i capelli in disordine, le borse sotto agli occhi. Prova a distendere le rughe sulla fronte. Prende un pennellino per il trucco, e con il manico si spinge la punta del naso all’insù, come per una rinoplastica istantanea. La mitica Meryl Streep si specchia in un’espressione di infantile ferocia, e più che sembrare più bella, sembra Maga Magò quando si trasforma in un porcellino.

Eccola: la Matrigna è diventata la strega cattiva che parla allo Specchio, servo delle sue Brame.
Poi si riempie un palmo di tranquillanti e li trangugia a secco.

Una rivoluzione necessaria e Petra Delicado

Molto difficile dunque, per le Matrigne letterarie, avere un destino diverso o raggiungere la felicità senza che sia necessario imbastire un intrigo malevolo e, spesso, violento.
La realtà, per fortuna, con tutte le sue sfumature, può essere più interessante delle fiabe.

Ci ha provato anche la stessa Disney, con Come d’incanto, il film-cartoon che mescola la realtà con il mondo delle fiabe. La protagonista, Amy Adams, è una principessa dei cartoni che approda in una New York concretissima e si innamora di un principe azzurro dell’Upper East Side, un avvocato, divorziato, interpretato da Patrick Dempsey. Così, è la principessa a diventare Matrigna.

Il silenzio dei chiosi di Alicia Gimenez - Barlett

Parlando di libri, un’autrice contemporanea che ha introdotto nella sua narrazione una Matrigna non convenzionale – ma forse più simile quelle reali, quotidiane – è Alicia Giménez-Bartlett che con la sua Petra Delicado, membro della polizia catalana, ha divertito e avvinto nei tredici romanzi a lei dedicati.

Petra Delicado è una burbera e scontrosa investigatrice, una dura e ironica, quanto ogni tanto disillusa, femminista. Come in ogni poliziesco che si rispetti, la protagonista, è un’eterna quaranta(e qualcosa)enne.

All’ottavo romanzo della saga, Nido vuoto (Sellerio, traduzione di Maria Nicola), Petra decide di sposarsi per la terza volta, con un uomo bellissimo, intelligente e ricco. Unico problema di Marcos Artigas: i suoi tre figli e la ex moglie.

Nonostante il suo ruolo di Matrigna non sia la vicenda fondamentale narrata nel romanzo successivo al matrimonio, Il silenzio dei chiostri (Sellerio, traduzione di Maria Nicola), i tre figli del nuovo marito diventano per Petra Delicado una fonte di stress, per poi esserne anche, di tanto in tanto, una di divertimento e affetto.

Affiancando l’intrigo investigativo, Giménez-Bartlett riesce a rappresentare la complessità delle famiglie allargate, non sempre riuscita ad altri autori e autrici, non diventando mai mielosa, forzata, ma nemmeno beffarda e sarcastica nei confronti della famiglia precedente del nuovo marito.

Così, senza mai essere il centro della narrazione e prendere uno spazio troppo ampio, la storia d’amore e la fatica di costruire un nuovo nucleo famigliare diventano una delle cose che possono succedere nell’arco di una vita.

A volte un problema, a volte una risorsa. La contemporaneità entra anche nelle famiglie letterarie, e lo fa provando a imitare la realtà, quella di tutti i giorni, dove esistono donne che diventano Matrigne e non desiderano liberarsi, anche solo metaforicamente, dei figli del precedente matrimonio, o impossessarsi della loro anima.

Dove i padri non sono solo degli utili idioti (speriamo), e dove le madri naturali non sono o morte o vittime di un destino crudele, causato dalla Matrigna.

Scopri le nostre Newsletter

Iscrizione alla Newsletter
Il mondo della lettura a portata di mail

Notizie, approfondimenti e curiosità su libri, autori ed editori, selezionate dalla redazione de ilLibraio.it

scegli la tua newsletter Scegli la tua newsletter gratuita

Fotografia header: Meryl Streep in un fotogramma di She Devil, film di Susan Seidelman

Libri consigliati