Da tempo immemorabile sono uno dei cardini della nostra tradizione letteraria, folklorica e artistica: ecco perché, ieri come oggi, alle streghe sono state dedicate numerosissime opere tra romanzi, racconti e saggi, in cui la loro figura si fa portavoce dei valori o disvalori dell’immaginario occidentale – Un excursus dedicato alla loro evoluzione storica e culturale, alle loro sfaccettature e ai molteplici libri che da secoli le vedono protagoniste (e antagoniste) dell’azione…

La figura della strega è da tempo immemorabile uno dei cardini della tradizione letteraria, folklorica e artistica del mondo occidentale, nata come rappresentazione simbolica di tutto ciò che fa paura perché è sconosciuto, misterioso, diverso dalla norma.

Il suo legame con la natura e i suoi poteri magici, infatti, le permettono di praticare incantesimi per risolvere alcuni problemi o per generarne altri – almeno così vuole l’immaginario collettivo, che con il passare dei secoli l’ha assimilata a un’eretica per la religione cristiana, da condannare per la sua condotta ribelle.

Tante altre sono però le caratteristiche di questo personaggio prettamente femminile e le valenze di cui si è fatta portavoce in testi dedicati fin da sempre a lettori e lettrici di ogni età: ecco quindi un excursus sulla sua evoluzione storica e culturale, sulle sue diverse sfaccettature e sui numerosi libri di ieri e di oggi che hanno per protagoniste (o per antagoniste) proprio le streghe…

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La figura della strega fra realtà e finzione

Siccome le donne sono difettose di tutte le forze tanto dell’anima quanto del corpo, non c’è da meravigliarsi se operano molte stregonerie contro gli uomini, che esse vogliono emulare.

(Dal Malleus Maleficarum di Heinrich Kramer e Jacob Sprenger, Marsilio, traduzione di F. Buia, E. Gaetani, R. Castelli e V. Lavia)

Se è vero che la strega come figura realmente esistita ci fa pensare d’istinto al periodo dell’Inquisizione, con il suo insieme di delazioni, rastrellamenti, torture e condanne cruente a cui assistiamo già a partire dal XIV secolo, è altrettanto vero che la storia della cosiddetta “caccia alle streghe” è iniziata ben prima di allora.

Già a partire dal II millennio a.C., infatti, sono state rinvenute tracce di inchieste portate avanti contro dei rituali di tipo vudù, per non parlare dell’avversione sviluppata dalla civiltà babilonese per certe pratiche magiche comuni fra la popolazione, di cui si parla nel Codice di Hammurabi del XVIII secolo a.C.

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Ne consegue che la letteratura ha spesso preso spunto dalla realtà e viceversa, in un intreccio di leggende, dicerie, testimonianze e credenze difficile da districare. Ciò che possiamo dire con certezza è che, da un’epoca all’altra e da un estremo all’altro dell’Europa, la strega ha cominciato a rispondere ad attributi ben precisi, sempre più dettagliati e connotati negativamente.

Il risultato è che, per come la conosciamo, la sua iconografia prevede quasi sempre la presenza di un cappello a punta, di un lungo vestito, di una scopa e di un famiglio (felino o pennuto), insieme a una pelle raggrinzita nel caso di vecchie megere o a un fascino macabro e irresistibile, se parliamo di fattucchiere più giovani.

Tutti elementi che in passato potevano bastare a mandare al rogo una donna se per di più viveva da sola e svolgeva attività mediche, farmaceutiche o culturali, infrangendo in questo modo le convenzioni patriarcali che la accettavano solo nell’innocuo ruolo di moglie senza velleità di conoscenza, madre devota e soprattutto casalinga a tempo pieno.

Le streghe nella letteratura classica

Sono ingordi uccelli, non quelli che rubavano il cibo dalla bocca di Fineo, ma da essi deriva la loro razza: grossa testa, occhi sbarrati, penne grigiastre, unghie munite di uncino; volano di notte e cercano infanti che non hanno accanto la nutrice, li rapiscono dalle loro culle e ne straziano i corpi; Si dice che coi rostri strappino le viscere dei lattanti, e bevano il loro sangue sino a riempirsi il gozzo. Hanno il nome di Strigi.

(dai Fasti di Ovidio, Rizzoli, traduzione di Luca Canali)

La parola strega viene dal sostantivo latino strix, -gis, a sua volta derivato dal greco strix, -gòs, un lemma di genere femminile che nell’antichità era utilizzato per indicare i gufi, creature notturne associate alla cattiva sorte e in grado di agire nel buio volando senza dare nell’occhio.

Copertina dell'Odissea di Omero, uno dei libri sulle streghe più antichi dell'Occidente

Più potenti delle profetesse e più temibili di ninfe e divinità, le streghe nei miti classici erano inoltre esperte di divinazione e di pozioni, capaci di assumere altre sembianze e di maledire o ammaliare gli uomini, come osserviamo con Circe nell’Odissea (Garzanti, traduzione di Giuseppe Tonna) di Omero (VIII-VII a.C) e con Medea, Medusa, Scilla ed Eritto nelle opere di autori come Euripide (485-406 a.C.), Virgilio (70-19 a.C.), Seneca (4 a.C. – 65 d.C.) e Lucano (39-65 d.C.).

In epoca romana, come altro appellativo, le streghe avevano anche quello di lamiae, ossia di rapitrici e mangiatrici di fanciulli. In questa veste appare la strega Canidia negli Epodi (Mondadori, a cura di Luca Canali) di Orazio (65-8 a.C.), mentre la Panfila che troviamo nelle Metamorfosi (Garzanti, traduzione di Nino Marziano) di Apuleio (124-180 d.C.) sono i suoi amanti che porta con sé e uccide.

Non vanno poi dimenticate la categoria stregonesca delle Arpie (creature mostruose col viso di donna e il corpo di uccello) e la descrizione a sé stante di una strega che negli Amori (Garzanti, traduzione di Ferruccio Bertini) ci fornisce Ovidio (43 a.C. – 18 d.C.) di Dipsas, la quale di giorno si riempie di piume e profana le tombe, chiamando a sé i morti per nutrirsi del loro sangue come se fosse una vampiressa ante litteram.

Le streghe nelle fiabe e nei libri per l’infanzia

Nelle fiabe le streghe portano sempre ridicoli cappelli neri e neri mantelli, e volano a cavallo delle scope.
Ma questa non è una fiaba: è delle STREGHE VERE che parleremo.
Ci sono alcune cose importanti che dovete sapere, sul loro conto; perciò aprite bene le orecchie e cercate di non dimenticare quel che vi dirò.
Le vere streghe sembrano donne qualunque, vivono in case qualunque, indossano abiti qualunque e fanno mestieri qualunque.
Per questo è così difficile scoprirle.

(da Le Streghe di Roald Dahl, Salani, traduzione di Francesca Lazzarato e Lorenza Manzi)

Se ancora oggi abbiamo familiarità con le streghe antropofaghe grazie alla storia di Hänsel e Gretel e con quelle infanticide grazie a Biancaneve (entrambe contenute in Tutte le fiabe di Jakob e Wilhelm Grimm, Newton Compton, a cura di Brunamaria Dal Lago Veneri), è perché nel tempo il folklore popolare si è tramandato attraverso le fiabe, ovvero racconti di media lunghezza in cui sono presenti l’elemento magico e un intento pedagogico di fondo.

Copertina del libro Tutte le fiabe di Jakob e Wilhelm Grimm, uno dei libri sulle streghe più famosi nel folklore occidentale

È nelle fiabe – ritenute erroneamente un genere destinato solo all’infanzia – che sono sopravvissute la Morrigan irlandese e la Baba Jaga russa, che abbiamo conosciuto la Regina delle nevi e la Strega del mare di Hans Christian Andersen (1805-1875) o che ci siamo addentrati nel tenebroso universo di Charles Perrault (1628-1703). Qui la prassi è che le fattucchiere cattive siano apertamente contrapposte alle fate buone, e mirino a ostacolare con ogni mezzo il cammino dell’eroe.

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Diverso è l’approccio nei libri per l’infanzia editi dal Novecento in avanti, che a parte qualche eccezione illustre come Il mago di Oz (Nord-Sud, traduzione di Annalisa Strada) di L. Frank Baum (1856-1919) o Le Streghe (Salani, traduzione di Giuseppe Iacobaci e Francesca Lazzarato) di Roald Dahl (1916-1990), rende le streghe delle figure più amichevoli, frizzanti e tridimensionali.

Sono dunque delle preziose alleate (se non addirittura dei personaggi principali) in tanti libri sulle streghe in senso lato, che vanno da Mary Poppins (Rizzoli, traduzione di Marta Barone) di P.L. Travers (1899-1996) a Pomi d’ottone e manici di scopa (Salani, traduzione di Emilia Lola Poli) di Mary Norton (1903-1992), passando per Mary e il fiore della strega (Rizzoli, traduzione di Laura Cangemi) di Mary Stewart (1916-2014) e per Sette giorni da strega (Piemme, traduzione di Marina Rullo) di Kaye Umansky.

Un’attitudine simile riguarda anche libri per ragazzi e ragazze ormai cult, come la saga di Harry Potter (Salani, traduzione di Marina Astrologo) di J.K. Rowling o Un cappello pieno di stelle (Salani, traduzione di Maurizio Bartocci) di Terry Pratchett (1948-2015): anche in questa sede le streghe sono personaggi positivi e specialmente poliedrici, nei quali chi legge può immedesimarsi facilmente e che vede maturare nel corso del romanzo.

Non più quindi streghe malvagie in grado di gettare il malocchio, lanciare crudeli sortilegi o a preparare disgustosi intrugli; piuttosto, creature di buona coscienza, a tratti fragili, consapevoli delle loro unicità e desiderose di sentirsi accettate per quello che sono, man mano che imparano a proprie spese fino a che punto da grandi poteri derivino grandi responsabilità.

Le streghe nei libri di ieri…

Gli artisti hanno sempre avuto un’idea alquanto esagerata di ciò che succede durante i sabba di streghe. Il loro problema è che passano troppo tempo in piccole stanze con le tende tirate, invece di uscire fuori all’aria fresca.

(da Streghe all’estero di Terry Pratchett, Salani, traduzione di Valentina Daniele)

Con l’ascesa della religione cristiana e il crollo dell’impero romano d’Occidente, si prese a credere che le streghe fossero adoratrici del diavolo, colpevoli di aver tradito la loro fede per partecipare ai sabba, mescolarsi agli animali più pericolosi e diventare perciò una minaccia per la società.

Una convinzione piena di pregiudizi, e che però venne addirittura messa nero su bianco nel Malleus Maleficarum (Marsilio, traduzione di F. Buia, E. Gaetani, R. Castelli e V. Lavia) di Heinrich Institor (1430-1505) e Jacob Sprenger (1436-1495), un’opera edita in Germania nel 1487 per raccogliere informazioni sulle streghe e dare indicazioni concrete su come catturarle.

Copertina del libro Macbeth di Shakespeare, uno dei libri sulle streghe di epoca moderna

Nemmeno un secolo dopo, spicca poi il ruolo che assumono per la prima volta le streghe in un grande testo teatrale (e quindi stavolta di fantasia) di età elisabettiana. Ci riferiamo al Macbeth (Garzanti, traduzione di Nemi D’Agostino) di William Shakespeare (1564-1616), in cui tre infernali sorelle pagane sono pronte a sedurre gli uomini con i quali entrano in contatto e a rivelare loro terribili profezie.

Dalle descrizioni del Bardo prenderà spunto molta letteratura successiva. Se, infatti, durante il Settecento viene messa in dubbio l’esistenza delle streghe e si dibatte sulla possibilità di abbandonare la pratica della tortura, nell’Ottocento l’attrazione per il sovrannaturale, il grottesco e il demoniaco fa tornare in auge i libri sulle streghe, portando molti autori e autrici a ispirarsi al mondo classico e a Shakespeare per creare i propri personaggi.

Copertina del libro Notre-Dame de Paris di Victor Hugo, uno dei romanzi sulle streghe dell'Ottocento

Arriviamo così a due fra gli esempi più conosciuti ed elaborati del XIX secolo: quello che in Notre-Dame de Paris (Mondadori, traduzione di Gabriella Leto) di Victor Hugo (1802-1885) vede impiccare la zingara Esmeralda per il reato di stregoneria di cui è accusata ingiustamente dall’arcidiacono Claude Frollo; e quello di Lois la strega (Elliot, traduzione di Ilaria Mascia), giovane orfana che nell’omonimo romanzo di Elizabeth Gaskell (1810-1865) rischia la vita a causa del sessismo e delle superstizioni diffuse nella cittadina di Salem (dove a fine Seicento si è davvero registrato il cosiddetto processo alle streghe di Salem).

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Quanto invece al Novecento, ci troviamo a fare i conti con un secolo in cui, al di là delle numerose riprese della tradizione stregonesca – fra le quali citiamo in particolare La Chimera (Rizzoli) di Sebastiano Vassalli (1941-2015) e La strega e il capitano (Adelphi) di Leonardo Sciascia (1921-1989) -, si sviluppa la propensione a modernizzare la figura della strega, inserendola in un contesto contemporaneo o addirittura ribaltandone i connotati, in opposizione allo scenario maschilista dominante.

Copertina del libro La figlia di Iorio di Gabriele D'Annunzio, uno dei libri sulle streghe del Novecento

Alla prima tendenza si ascrive la tragedia pastorale La figlia di Iorio (Garzanti) di Gabriele D’Annunzio (1863-1938), in cui nel 1903 il giovane Aligi viene ostracizzato dalla sua comunità abruzzese perché ha offerto riparo a una forestiera sospettata di stregoneria, mentre alla seconda tendenza possiamo collegare La camera di sangue (edita da Fazi all’interno del volume Nell’antro dell’alchimista, traduzione di Susanna Basso e Rossella Bernascone) di Angela Carter (1940-1992), una raccolta di storie horror che stravolge le streghe delle fiabe classiche trasformandole in donne maliziose, astute e soprattutto padrone di sé stesse.

…e le streghe nei libri di oggi

Tremate, tremate, le streghe sono tornate!

(da uno degli slogan più noti del movimento femminista degli anni Settanta)

Venendo ai nostri giorni, è interessante notare come le streghe siano ancora un pilastro fondamentale della cultura popolare, presenti sempre più spesso nel ruolo di protagoniste (e non solo di antagoniste) sia nei romanzi sia nei fumetti, nei film (di animazione e non), sui social network (#librisullestreghe è un hashtag con sempre più visualizzazioni su TikTok) e fra le serie TV, tra cui citiamo Le terrificanti avventure di Sabrina, Charmed, SalemCursed e la recentissima Mercoledì.

Se ci concentriamo più in particolare sull’editoria, possiamo riscontrare la coesistenza di svariati filoni che, ultimamente, vengono accomunati da una crescente curiosità per il mondo dell’astrologia e dei tarocchi, due competenze che in passato potevano vantare, di solito, proprio le streghe.

Un primo filone è di ispirazione prettamente fantasy e include storie per bambini come la serie di Fairy Oak (Salani) di Elisabetta Gnone e saghe young adult come il Ciclo di Avalon (Longanesi, traduzione di Angela Ragusa) di Marion Zimmer Bradley (1930-1999), The Witcher (Nord, traduzione di Raffaella Belletti) di Andrzej Sapkowski e L’Attraversaspecchi (Edizioni E/O, traduzione di Alberto Bracci Testasecca) di Christelle Dabos.

Copertina del libro Il segreto delle gemelle. Fairy Oak. Vol. 1 di Elisabetta Gnone, uno dei libri sulle steghe per ragazzi degli ultimi anni

E ancora: graphic novel come Morgana (Tunué, traduzione di Stefano Andrea Cresti) di Simon Kansara e Stéphane Fert, libri per adulti come Il demone incarnato (TEA, traduzione di Marina Astrologo e Alfredo Tutino) di Anne Rice (1941-2021) e riscritture dei miti come Circe (Marsilio, traduzione di Marinella Magrì) di Madeline Miller.

Ci sono poi opere di ispirazione più storica, in cui compaiono libri sulle streghe che si rifanno a eventi realmente accaduti o comunque verosimili, quali La ragazza e l’inquisitore (Garzanti, traduzione di Stefania Cherchi) di Nerea Riesco, Le streghe di Lenzavacche (Edizioni E/O) di Simona Lo Iacono, Io, Tituba, strega nera di Salem (Giunti, traduzione di Maria Adelaide Mori) di Maryse Condé o Sortilegi (Bompiani) di Bianca Pitzorno.

Copertina del libro La casa degli spiriti di Isabel Allende, uno dei libri sulle streghe degli ultimi decenni

Esiste anche un macrogruppo che, al contrario, comprende libri su streghe contemporanee e dalle peculiarità nuove, come La casa degli spiriti (Feltrinelli, traduzione di Angelo Morino e Sonia Piloto Di Castri) di Isabel Allende, Le Streghe di Eastwick (Rizzoli, traduzione di Stefania Bertola) di John Updike (1932-2009) o negli ultimi anni Seme di strega (Rizzoli, traduzione di Laura Pignatti) di Margaret AtwoodStrega comanda colore (Mondadori) di Chiara Tagliaferri.

Si stanno sempre più affermando pure i saggi sull’argomento – si vedano Streghe. Una storia di terrore dall’antichità ai giorni nostri (il Saggiatore, traduzione di Marco Cupellaro) di Ronald Hutton o Storia della stregoneria (Mondadori) di Giordano Berti, che non sono solo libri sulle streghe, ma anche su pratiche come l’alchimia e su correnti moderne come la Wicca.

Copertina del libro Il mostruoso femminile di Jude Ellison Sady Doyle, uno dei libri sulle streghe in forma di saggio degli ultimi anni

Molto apprezzate e approfondite sono inoltre le pubblicazioni di saggistica in chiave femminista, quali Caccia alle streghe, guerra alle donne (Produzioni Nero) e Calibano e la strega (Mimesis) di Silvia Federici, Eretiche (Il Mulino) di Adriana Valerio Il mostruoso femminile (Tlon, traduzione di Laura Fantoni) di Jude Ellison Sady Doyle, tutti libri sulle streghe in cui queste ultime vengono presentate come “donne che riflettono, osano, resistono“.

Non meno importanti sono le rassegne antologiche dedicate alle più disparate manifestazioni della strega nel panorama letterario del passato. Pensiamo a libri sulle streghe per l’infanzia ancora freschi di stampa, come Divine. 50 storie meravigliose di dee, spiriti e streghe (Nord-Sud) scritto da Janina Ramirez e illustrato da Sarah Walsh, o come Le streghe di Cécile Roumiguière (L’Ippocampo, traduzione di Silvia Bre), che ha inaugurato la nuova collana illustrata da Benjamin Lacombe, L’enciclopedia del meraviglioso.

Copertina del libro Le streghe di Cécile Roumiguière e Benjamin Lacombe

E per il pubblico adulto? Si va da libri come Streghe! Malie e misfatti (ovvero abomini e sortilegi) delle figlie della notte (Mondadori, a cura di Massimo Scorsone) di Fritz Leiber, Lyon Sprague de Camp e Abraham Merritt, focalizzato sul weird fantasy americano dei pulp novecenteschi, al Grimorio (ABEditore) curato da Antonella Castello e Federica Marsili e illustrato da Marco Calvi, una poderosa raccolta di antichi racconti e testimonianze sulle streghe.

L’ascendente che hanno su di noi i libri sulle streghe, insomma, è ancora molto rilevante, pur con tutte le evoluzioni e le trasformazioni del caso. Né stupisce che sia così, se consideriamo che le streghe hanno sempre rappresentato una componente significativa del mondo occidentale, perfino quando la società ha provato in ogni modo a renderle invisibili.

D’altronde, come ha scritto l’autrice americana R.C. Lewis nel suo Spinning Starlight (pubblicato negli Stati Uniti dalla Disney Publishing Worldwide), “solo perché non riesci a vedere qualcosa non vuol dire che non sia lì“.

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