A 10 anni dall’uscita della distopia per ragazzi “Io sono Zero”, un successo anche all’estero, su ilLibraio.it la riflessione dell’autore, Luigi Ballerini, medico con formazione psicoanalitica, che spiega perché ha delineato il concetto di “Nowtopian”, un inedito genere narrativo emerso naturalmente dall’esperienza di scrittura: “Oggi la realtà sociale, politica e individuale sembra superare la fantasia…”
Nowtopian: io sono Zero, ma posso cambiare il mondo…
Zero è Zero da dieci anni. Dieci anni in cui tra le pagine ha incontrato migliaia di ragazze e ragazzi che assieme a lui hanno riflettuto sulle implicazioni del vivere in un mondo reale piuttosto che in uno virtuale e su come avviene la conoscenza della realtà, ossia via esperienza e non solo via immagine. Mi sono spesso chiesto: che cosa rende una storia distopica attraente per un adolescente di oggi, tanto da resistere per un decennio senza invecchiare, diventando anzi sempre più attuale?
Credo che per rispondere a questa domanda si debba tornare a considerare l’adolescenza come quell’età di scoperta caratterizzata dalla necessità di comprendere il mondo e trovare il proprio posto in esso. I giovani lettori di oggi cercano sempre più storie che parlino alla loro realtà, offrano chiavi di lettura del presente e li aiutino a orientarsi nella complessità della società in cui vivono. In fondo, la letteratura di ogni genere ha sempre svolto questo ruolo importante nel percorso di crescita, fornendo strumenti e punti di vista alternativi per interpretare la realtà e stimolando la riflessione critica su ciò che accade.
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In questo contesto ho pensato che Io sono Zero, assieme ad altri distopici contemporanei, potrebbe essere definito un romanzo Nowtopian, un “nuovo” genere specifico capace di coniugare gli elementi della distopia classica con scenari riconoscibili e contemporanei (appunto, now), trasformando la narrazione in un mezzo di consapevolezza sociale.
Se la distopia tradizionale immagina un futuro oscuro e lontano, infatti, il Nowtopian intende portarci più direttamente nel cuore del presente, mostrando come certe dinamiche inquietanti siano già parte della nostra quotidianità.
È proprio della distopia funzionare come un avvertimento per i lettori, non è una novità: da sempre immagina futuri estremi in cui le società sono dominate da regimi oppressivi, da tecnologie fuori controllo o da crisi irreversibili che minacciano l’umanità tutta, mettendone a rischio l’esistenza stessa. Basti pensare ai grandi classici di Orwell, Huxley, Bradbury.
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Oggi però la realtà sociale, politica e individuale sembra superare la fantasia. Pensiamo a quanto è successo con la pandemia Covid quando a tutti è davvero sembrato di vivere in un contesto distopico: le persone segregate in casa, le strade e le autostrade invase da animali selvatici, la presenza degli altri vissuta come foriera di malattia e morte.
Ma anche adesso, finita la minaccia del virus, le distopie sembrano meno lontane di quanto avremmo creduto in passato. La sorveglianza digitale, il controllo delle informazioni, la manipolazione dei dati personali, la crisi climatica e le disuguaglianze sociali sono stringenti questioni attuali e non più geniali ipotesi futuristiche.
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È qui che il Nowtopian troverebbe la sua collocazione e originalità: anziché proiettare le problematiche in un domani ipotetico, le intercetta già presenti nel qui e ora, in contesti immediatamente riconoscibili, trasformando il lettore in un osservatore critico della propria epoca.
Uno degli aspetti più potenti della letteratura Nowtopian ritengo sia la sua capacità di coinvolgere i ragazzi non solo con storie avvincenti che li possano appassionare, ma anche con spunti di riflessione sulla società in cui si trovano immersi e che riconoscono agilmente come scenario dell’azione.
Questo genere può infatti suscitare nei giovani una maggiore consapevolezza aiutandoli a sviluppare un pensiero critico nei confronti di ciò che accade intorno a loro. Attraverso protagonisti adolescenti, spesso alle prese con scelte difficili, ingiustizie e contraddizioni del mondo adulto, i lettori si riconoscono e si sentono coinvolti emotivamente. Il Nowtopian quindi non offre solo intrattenimento, ma trasmette il messaggio che il futuro non è predeterminato, bensì costruito giorno per giorno dalle scelte individuali e collettive.

Le copertine estere di “Io sono zero” di Luigi Ballerini
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Potrebbe collocarsi a metà strada tra il realismo sociale e la fantascienza distopica. Da un lato mantiene le caratteristiche classiche della distopia, come la critica ai meccanismi di potere, la riflessione sulle tecnologie e il controllo sociale, dall’altro si radica in scenari concreti, senza bisogno di ricorrere a mondi lontani o futuristici. In questo senso, i romanzi Nowtopian parlano in modo più evidente del nostro presente, intercettando ed esasperando alcuni aspetti della realtà già presenti solo per renderli più manifesti. La tecnologia, i social network, la crisi ambientale, la precarietà del lavoro e le nuove forme di discriminazione sono spesso al centro delle trame, svelando ai lettori come tali dinamiche siano già in atto, oggi.
Mi piace pensare, e forse sperare, che il Nowtopian come genere letterario sappia offrire delle chiavi di lettura della realtà alle nuove generazioni. Disegnando scenari vicini alla loro esperienza quotidiana, invita i ragazzi a sentirsi parte attiva della società, stimolandoli a interrogarsi sul loro ruolo nel mondo.
Una sorta di invito alla cittadinanza attiva, mostrando come le scelte di oggi abbiano un impatto sul domani proprio a coloro che queste scelte le faranno. È dire: guarda che potremmo arrivare là – e un po’ ci siamo già – ma dipende da te se ci arriveremo oppure no, puoi ancora fare qualcosa.
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In un periodo storico in cui le sfide globali richiedono consapevolezza e impegno, il Nowtopian vuole dare ai giovani un contributo per non essere spettatori passivi, ma protagonisti del cambiamento. Una narrativa contemporanea, quindi, che può risultare anche un invito all’azione.
Leggere per comprendere.
Comprendere per cambiare.
Cambiare per vivere meglio.
Tutti. Già oggi, e anche domani.
L’AUTORE E IL DECENNALE DI IO SONO ZERO – Luigi Ballerini, apprezzato autore per adulti e ragazzi, è giornalista e medico con formazione psicoanalitica. Ha pubblicato oltre trenta romanzi; nel 2014 ha vinto il Premio Andersen (La signorina Euforbia, San Paolo), e nel 2016 il Premio Bancarellino (Io sono Zero, Castoro). I suoi libri sono stati tradotti in più di venti lingue, ottenendo numerosi riconoscimenti anche all’estero.
Giornalista pubblicista (qui i suoi articoli per ilLibraio.it), tratta tematiche educative per diverse testate nazionali e svolge azione di supervisione presso le scuole incontrando insegnanti, genitori e adolescenti. È ideatore e autore di personaggi e serie animate per la tv, e dal 2019 dirige la Scuola di Scrittura per Ragazzi Flannery O’Connor del Centro Culturale di Milano.
A proposito di Io sono Zero, il 25 marzo 2025 ricorrono i 10 anni dalla pubblicazione di questo caso editoriale da 50mila copie vendute (e traduzioni in 10 lingue). Una distopia che, a distanza di un decennio, resta ancora attuale. Dal 2015 oggi, però, a un certo punto è successo qualcosa, la pandemia, che ha segnato un prima e un dopo anche rispetto al concetto stesso di distopia, oltre che nelle vite dei ragazzi e delle ragazze. Ballerini ha delineato per questo passaggio il concetto di nowtopian, un inedito genere narrativo che è emerso naturalmente dall’esperienza di scrittura. La distopia è qui e ora, è diventata reale, sotto gli occhi di tutti, ed è l’orizzonte di vita degli adolescenti di oggi, che in molti casi pensano di aver già perso, di non avere un ruolo e uno spazio. Nei suoi romanzi l’autore cerca di restituire loro il vero ruolo di trasformazione e cambiamento e di possibilità dell’utopia.
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