Il record assoluto è detenuto da Jean-Marc Probst, di Losanna, che a oggi ha collezionato oltre 6mila edizioni de “Il piccolo principe” in 476 lingue e ha creato una fondazione per il loro mantenimento. Ma non è l’unico ad amarne i formati più insoliti e di pregio, e a incoraggiare nuove traduzioni e donazioni scolastiche del longseller di Antoine de Saint-Exupéry, amato in tutto il mondo… – L’approfondimento

Favola per ragazzi? Per adulti? Per entrambi? Il dibattito si trascina, ma su una cosa non è nemmeno razionale discutere: Il piccolo principe (PP), delicato racconto sull’amicizia, sulla fantasia e sul maggior peso della sostanza rispetto all’apparenza, scritto da Antoine de Saint-Exupéry (SE) poco prima della sua morte prematura, è uno dei più grandi fenomeni editoriali di ogni tempo.

Un longseller che dal 1943 – anno di uscita a New York, prima in inglese e poi in francese – non fa che macinare copie su copie (per dire, è perennemente nella top20 dei tascabili in Italia). I dati di vendita che si trovano online sono ballerini e ormai, da quando i diritti d’autore sono scaduti (2015) e i detentori non hanno più potere di veto sull’uscita (e sulla rendicontazione…) di ogni singola copia, non c’è speranza di tenerne traccia.

Sempre che sia mai stato possibile avere dati affidabili sulle vendite, se si pensa che solo in cinese mandarino sono censite oltre mille edizioni. Le stime degli eredi parlano di oltre duecento milioni di copie vendute nel mondo; Wikipedia è più prudente (cento milioni), ma in ogni caso è fuor di dubbio che il romanzo si possa collocare tra i primi cinque libri più stampati in ogni tempo, a condizione di non contare i testi sacri e i manifesti politici (per non parlare di opere le cui vendite sono inestimabili, dai poemi omerici a Pinocchio alla Divina Commedia).

Il PP non ha arricchito il suo autore (morto l’anno dopo la pubblicazione), ma per decenni ha fruttato royalty da capogiro agli eredi, anche perché il piccolo abitante dell’asteroide B612 ha prodotto pure l’oggettistica più svariata, audiolibri, dvd, fumetti, film, pièce teatrali, musical, un parco a tema… persino dei seguiti! Dal 2015 in poi quasi chiunque (il diritto d’autore è stato prorogato in alcuni Paesi, come Francia e USA) può pubblicare il fortunato volume senza fare i conti con gli eredi dello scrittore-aviatore: ormai solo in Italia accanto alla storica edizione Bompiani si contano decine di “cugine” in commercio (tra cui quelle Garzanti e Newton & Compton).

Vuoi per il suo messaggio sostanzialmente universale e “laico” (in tutti i sensi, popolare e aconfessionale) e, perché no, per la semplicità di linguaggio e brevità, il PP è anche un caso emblematico nella storia della traduzione editoriale. È incontestabilmente il libro più tradotto al mondo dopo la Bibbia, e in molte lingue minoritarie e dialetti è di fatto l’unico testo mai tradotto, sempre libri sacri esclusi. L’ente più attendibile per un censimento è la Fondazione Jean-Marc Probst, di Losanna, che aggiorna costantemente i numeri, che sono cambiati persino nel tempo impiegato per stendere questo articolo.

Meglio dare cifre tonde e non precise all’unità, dunque: sarebbero oltre seimila le edizioni pubblicate dal 1943, in oltre 470 lingue e dialetti diversi. Si va dalle lingue più diffuse, come inglese e mandarino, a quelle cosiddette regionali o minoritarie (per fare riferimento all’Italia, per esempio, il sardo, il ladino e il friulano), a quelle artificiali (come la lingua franca, l’esperanto e il klingon), dalle lingue morte (latino, greco antico, anglosassone, sanscrito, prussiano, mozarabico…) a quelle “resuscitate” (come ebraico e mannese), fino a quelle creole (come il papiamento). Non mancano le traslitterazioni in alfabeto braille e morse (ne esistono in numerose lingue) e la versione in geroglifici egizi (che però è non è completa ma una sorta di sinossi, a opera peraltro di un italiano, Enrico Piero Bossi). Le ultime traduzioni (2021) sono state quelle in udmurto, lingua parlata in Russia, e in ojibwa, lingua nativa americana.

Specie in Paesi come Francia, Germania e soprattutto Italia si apre poi lo sterminato capitolo delle traduzioni nei dialetti locali. In Italia, accanto a edizioni “storiche” come quelle in milanese o napoletano (a suo tempo approvate dagli eredi SE) ormai non c’è più freno, tra dialetti della lingua italiana (come fiorentino e romanesco) e dialetti di lingue minoritarie, come il catalano algherese o l’albanese arbëreshe. Autentiche chicche per appassionati delle tradizioni locali e per i collezionisti, anche se spesso realizzate in maniera filologicamente non impeccabile, perché tradotte dall’italiano e non dall’originale francese (la versione perugina, per esempio, lo confessa apertamente in copertina, dove si parla di trasposizione e non traduzione). Alcune edizioni contengono anche la versione audiolibro su cd, a cura di poeti o autori dialettali, come quelle in barese o in vogherese.

Per molti, leggere il PP è un colpo di fulmine che si traduce nella smania di collezionarne le più svariate edizioni. Negli ultimi anni i siti di e-commerce e la possibilità di lanciare appelli online in tutto il mondo, nonché l’esplosione di edizioni seguita alla fine del copyright, hanno permesso a molti collezionisti di ampliare le proprie raccolte a ritmi imprevedibili pochi anni fa.

Per alcuni lo scopo non è possedere tutto, ma solo un souvenir di viaggio: Paese che visiti, copia/e in lingua/e locale/i che acquisti. Un fenomeno da non sottovalutare, tanto che nelle località più turistiche è ormai normale trovare il PP nella variante locale ben esposta in vetrina o in cassa.

Alcuni collezionisti sono appassionati linguisti che amano confrontare le varie traduzioni in loro possesso, ne realizzano loro stessi e bramano in particolare le traduzioni in lingue minoritarie, morte o dialetti. Alcuni collezionisti si sono fatti patrocinatori di traduzioni se non traduttori in prima persona, come il catalano Jaume Arbonés, economista e possessore di circa seicento edizioni in 178 lingue (prima di cedere la sua collezione alla Fondazione Jean-Marc Probst), promotore della traduzione in aranese, un dialetto dell’occitano parlato da circa duemila persone in Catalogna.

Quattro edizioni in miniatura de Il piccolo principe

Edizioni in miniatura de Il piccolo principe (fonte: Petit Prince Collection)

Un grande collezionista italiano è Antonio Massimo Fragomeni, possessore di oltre 2500 edizioni in più di 400 lingue e dialetti. E dire che ha iniziato la sua raccolta solo a trent’anni, leggendo per caso il racconto acquistato per farne regalo a un’amica; l’amica l’aveva già, Antonio l’ha tenuto per sé, l’ha letto ed è scattata la scintilla. Tra le copie di cui va più fiero, ci ha detto, ci sono quelle legate a una storia personale (chi gliel’ha regalata, le tribolazioni per ottenerla, le fatiche traduttive ed editoriali subite dall’edizione stessa…). Fragomeni segnala inoltre come una delle sue preferite l’edizione della canadese Henri Rivard Editeur, molto curata in tutto: illustrazioni, traduzione, carta, confezione…

Antonio M. Fragomeni con Nathalia Bayrak, linguista e responsabile dell’edizione in altai, lingua turcica parlata in Siberia

Antonio M. Fragomeni con Nathalia Bayrak, linguista e responsabile dell’edizione in altai, lingua turcica parlata in Siberia (© courtesy A.M. Fragomeni)

Il campione assoluto dei collezionisti è però Jean-Marc Probst, di Losanna. Amministratore delegato di numerose società, commercia in macchinari da cantiere la cui potenza sembra agli antipodi rispetto alla gentilezza che emana dalle pagine del PP. Racconto che l’ha conquistato fin dall’infanzia e che continua ad adorare perché, ci dice, “riflette le mie concezioni dell’amicizia e dell’amore, contiene messaggi di speranza di fronte a eventi negativi come la morte, sviluppa una visione spirituale dei rapporti umani, al contempo senza far appello e senza escludere la religione”. Probst colleziona edizioni dal 1980, anno in cui, durante un viaggio attorno al mondo, era stato colpito dall’incredibile numero di traduzioni esistenti.

Jean-Marc Probst con una parte della sua collezione di edizioni del Piccolo principe

Jean-Marc Probst con una parte della sua collezione (© courtesy J-M. Probst)

Oggi possiede migliaia di volumi (qui un conteggio aggiornato), cui si aggiungono libri su SE, fumetti, cd, dvd, programmi di sala, vinili, articoli da riviste, tutti sul PP, per un totale di circa cinquemila pezzi. Possiede esemplari di grande valore venale, come acquerelli originali dipinti da SE, le due prime edizioni (inglese e francese) del ’43, anche in versioni autografate dall’autore, il contratto di edizione della prima edizione assoluta (per Reynal & Hitchcock, NY), un’edizione firmata da Léon Werth, l’amico cui SE ha dedicato il racconto, la prima edizione di Gallimard del ’45 firmata da Consuelo, moglie dell’autore-aviatore, e altre chicche ancora.

Ma da buon fan del PP considera come pezzo più pregiato un’edizione dal solo valore affettivo, una sorpresa fattagli dai figli per il suo cinquantesimo compleanno: una versione a stampa in copia unica dedicata a lui, fatta tradurre apposta nel 2006 in ticinese, dialetto della lingua lombarda (tale versione è poi entrata regolarmente in commercio dal 2008 per i tipi dell’Istituto Editoriale Ticinese).

Una edizione popup de Il piccolo principe

Una edizione popup de Il piccolo principe (fonte: Petit Prince Collection)

Nel 2013 Probst ha dato vita alla Fondation Jean-Marc Probst pour le Petit Prince, che si occupa del mantenimento della collezione stessa, del trasferimento in sicurezza delle copie rare esposte in giro per il mondo in occasione di esposizioni, ma soprattutto della realizzazione di nuove traduzioni, in particolare in lingue di Paesi del Terzo Mondo, spesso per farne dono alle scuole locali, affinché il PP possa divenire strumento didattico e di diffusione di valori positivi. Tutto è partito col finanziamento della prima traduzione in somalo, donata poi in seicento copie alle scuole del Somaliland. Ultimamente sono state finanziate traduzioni in altre lingue africane, amerinde, delle steppe euroasiatiche, in eschimese, e così via.

Entro il 2021 vedranno la luce, anche grazie al contributo della fondazione, due traduzioni legate ad alcuni degli angoli più remoti della terra: in rapanui (Isola di Pasqua) e in chamorro (isola di Guam). Una bella sfida per chi colleziona solo copie acquistate rigorosamente in loco nel corso di un viaggio!

Fotografia header: Fonte: Petit Prince Collection

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