In libreria con il giallo “Come delfini tra pescecani. Un’indagine per i Cinque di Monteverde”, François Morlupi su ilLibraio.it propone un viaggio tra le meraviglie nascoste della città e dei suoi personaggi, Roma…

Dopo la vittoria dei Maneskin a Sanremo, per qualche giorno Monteverde è uscita dal suo guscio di tranquillità e routine, attirando, per una volta, l’attenzione di tutta Italia. Il nome del quartiere, dovuto a una collina che sorge sul lato destro del Tevere, è apparso improvvisamente sui media nazionali perché la giovane rock band ha iniziato la scalata verso il successo partendo dal liceo Kennedy, punto di riferimento pedagogico del XII Municipio, a pochi passi dai suoi luoghi simbolo.

Se pensiamo a Roma, inevitabilmente associamo alla città le immagini del Colosseo, di San Pietro, di Piazza di Spagna e di un’infinità di scorci e di monumenti che ogni anno vengono invasi da milioni di turisti. Potremmo passare intere giornate a elencare i punti d’interesse della capitale e, con buona probabilità, non ne citeremmo nessuno del quartiere del commissario Ansaldi.

E sbaglieremmo.

Monteverde è uno dei tanti satelliti che orbitano nella costellazione di Roma; uno dei tanti sconosciuti ai più. Agli abitanti del quartiere la cosa non dispiace, tutto sommato, perché permette loro di camminare senza stress, senza traffico e rumore, tra villini novecenteschi e viali alberati. Un microcosmo felice, un’oasi di pace in una città complicata e molto spesso logorante.

La mentalità del quartiere è in sintonia con quella del commissario Ansaldi e della sua squadra investigativa: non amano la luce dei riflettori, malgrado un potenziale non indifferente, e sono felici di affrontare la quotidianità senza troppi imprevisti e di poter ammirare le bellezze che li circondano.

Il parco di Villa Pamphili, per esempio, un autentico gioiello. Oltre a essere la meta preferita di numerosi runner e di persone che amano passeggiare al contatto con la natura, il terzo parco più grande di Roma ospita la villa edificata nel XVII secolo e progettata dagli architetti Algardi e Grimaldi grazie al consenso di papa Innocenzo X. La residenza storica, aperta al pubblico, è una pietra miliare del barocco italiano e stupisce i passanti con i suoi giardini perfettamente curati e i giochi d’acqua delle numerose fontane. È anche il luogo dove fu ferito a morte Goffredo Mameli, e anche solo per questo dettaglio meriterebbe una visita.

Quando il commissario Ansaldi e il suo fidato cane Chagall hanno tempo di fare quattro passi, amano recarsi a Villa Sciarra, un parco di sette ettari di terreno, modulato e organizzato dalla famiglia Barberini che in due secoli ne plasmerà la forma e la bellezza che gli abitanti di Monteverde oggi conoscono. Malgrado gli avvertimenti del padrone che gliene lascia passare sempre una, Chagall corre felice sui resti del santuario delle divinità siriache o, con grande terrore di Ansaldi, si tuffa nella Fontana di Diana ed Endimione, forse attirato dalla celebre statua del cane pastore.

Ma oltre ai luoghi culto che tutti gli abitanti del quartiere conoscono, Monteverde offre bellezze inaspettate; come l’ospedale San Camillo, tra i più grandi della città eterna. Il commissario ci va dopo aver letto su internet che un tremore all’alluce potrebbe essere il sintomo di una malattia terribile e, senza pensarci due volte, prima che l’ansia lo divori, si ritrova all’ingresso dell’ospedale. Camminando per far passare il tempo dell’interminabile attesa, incappa in una statua scolpita da Modigliani. Rimane lì, estasiato ad ammirare uno dei suoi artisti preferiti, e dopo una ventina di minuti se ne torna a casa: il tremore è passato ed è già un lontano ricordo.

Monteverde sbiadisce al termine della giornata per l’agente scelto Roberto Di Chiara, che abita a Colli Aniene, zona Est, conosciuta sia per il fiume Aniene (celebre è il suo salto a Tivoli di quasi 200 metri) sia per essere parte integrante della riserva naturale Valle dell’Aniene, di ben 650 ettari, dove si erge il Casale della Cervelletta. La struttura, di epoca medievale del XII secolo, fu ingrandita prima dagli Sforza e poi dai Borghese. Il poliziotto, che è un appassionato di cinema (coreano e sottotitolato) non cambierebbe quel posto con nessun altro al mondo; ogni estate l’immensa laguna paludosa si trasforma in un cinema all’aperto, proiettando film di nicchia per la gioia di tutti i cinefili.

Certo, ogni mattina per attraversare da Est a Ovest la città, l’agente Di Chiara perde mezza giornata, ma questa è un’altra storia.

L’indagine di Come Delfini tra pescecani* imporrà ai cinque di Monteverde di recarsi ai Parioli, una delle zone più ricche di Roma, nata, dopo la Seconda guerra mondiale come quartiere residenziale. Pochi sanno che il rione ospita la più grande Moschea d’Occidente, che può arrivare a contenere fino a dodicimila fedeli.

Solo quando il vice ispettore Eugénie Loy riesce a risolvere il caso, per rilassarsi nel suo quartiere, l’EUR, si reca al museo Pigorini, il suo preferito. Culla della preistoria e dell’etnografia, la struttura rappresenta l’emblema tipico del razionalismo italiano. Il vice ispettore ama perdersi nelle civiltà scomparse, chiedendosi a volte, se in periodi storici diversi, sarebbe riuscita a trovare il proprio posto. I cinque continenti sono descritti in maniera minuziosa attraverso costumi, maschere, simboli evocativi di civiltà prestigiose e sepolte, con opere d’arte inestimabili e reperti di oltre quattromila anni di età.

Da appassionato di storia, l’agente scelto William Leoncini invece predilige recarsi allo splendido Palazzo Mattei di Giove. Situato nel centro storico della capitale, il palazzo, una meraviglia del XVII secolo, ospita la biblioteca di storia moderna e contemporanea. Oltre mezzo milione di volumi, documenti e periodici sono disponibili alla consultazione per la gioia di interessati o semplici curiosi che vogliono ammirare una simile quantità di carta stampata.

Ogni sabato Eliana Alerami, fresca d’accademia, accompagna sbuffando nonna Aldina a uno dei molteplici mercati rionali, cuore pulsante della città, dove si può respirare la vera romanità di un tempo mai sopito. Lì, simile a uno Sherpa, si carica sulle spalle chili di cucina locale e tradizionale: dalle zucchine romane, alla cicoria da campo, per arrivare al famoso carciofo romanesco o alle puntarelle romane. Sa che la fatica ne vale la pena; nonna Aldina cucinerà per un’intera settimana e un’intera legione, deliziando i fortunati inquilini di casa e i numerosi ospiti. Ce n’è per tutti i gusti, sapori e odori. Ogni mercato possiede le sue caratteristiche ma tutti rappresentano alla perfezione la quotidianità che ogni cittadino romano assapora nella sua vita.

Roma è così, una città che non riuscirà mai a valorizzare tutte le sue bellezze; sta al turista comportarsi un po’ come un commissario (preferibilmente senza l’ansia e l’ipocondria di Ansaldi) e andare a scovare le meraviglie nascoste, molte situate in luoghi inaspettati come avete potuto leggere.

Certo non basterà una vita per scoprirli tutti, però il risultato sarà sempre lo stesso: stupore e meraviglia.

Foto di François Morlupi

Credit @Adriana Abbrescia

L’AUTORE E IL LIBRO* – Classe 1983, italo-francese, François Morlupi lavora in ambito informatico in una scuola francese di Roma. Ha scritto due romanzi, che per mesi sono stati sempre ai primi posti delle classifiche ebook, diventando un caso editoriale, e ora torna in libreria con Come delfini tra pescecani. Un’indagine per i Cinque di Monteverde (Salani, collana “Le Stanze”).

Copertina del libro "Come delfini tra pescecani" di François Morlupi

La storia è quella di un ottimo poliziotto, il commissario Ansaldi, il quale però da tempo immemore soffre di ipocondria e di attacchi d’ansia che rendono complicate anche le attività più semplici, nella vita come nel lavoro. Per fortuna il quartiere al quale è stato assegnato, Monteverde, è un’oasi di pace nel caos della capitale: un posto tranquillo, dove non succede mai niente.

Forse è per questo che sotto il suo comando sono stati destinati altri quattro soggetti “particolari”, come ad esempio Eugénie Loy, il suo braccio destro, che soffre di un disturbo antisociale della personalità che la rende apparentemente insensibile, una “portatrice sana di disperazione” come la definiscono i colleghi, che però riconoscono in lei ottime doti investigative. Sono così, i Cinque di Monteverde: uomini e donne alle prese con le loro debolezze, ma capaci, insieme, di trasformarle in forza.

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Un venerdì pomeriggio, un ultraottantenne vedovo e solitario viene trovato senza vita nel proprio appartamento, con un cappio al collo. Si direbbe un caso facile, il classico suicidio. Ma qualcosa non quadra ad Ansaldi e ai suoi, e quel piccolo dubbio si trasforma, nel volgere di pochi giorni, in un’indagine che turberà non solo la quiete di Monteverde ma anche le stanze della politica. Demolendo con sarcasmo graffiante lo stereotipo del poliziotto supereroe, Morlupi ha saputo dare un volto credibile a chi per mestiere affronta il crimine, alternando intuizioni fulminee a epiche figuracce.

 

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