Vi siete mai chiesti perché i romanzi gialli si chiamano così? La risposta a questa e ad altre domande sul genere che ha dato i natali a personaggi indimenticabili come Sherlock Holmes, il commissario Montalbano e Miss Marple in un breve viaggio a ritroso nell’universo delle storie del mistero

Perché le storie del mistero si chiamano gialli?

Rifererirsi a un libro (o a una storia) come un giallo è una cosa che può accadere solo in Italia. Questa denominazione delle trame che, secondo diverse modalità, trattano della risoluzione di un mistero, proviene infatti da un aneddoto editoriale: gialle erano le copertine della serie di libri polizieschi pubblicati in Italia da Mondadori a partire dal 1929. Chiamati proprio “I gialli“, i libri di questa collana avevano (e hanno ancora) una grafica gialla arricchita da un cerchio in copertina nel quale era raffigurato un evento chiave della storia.

agatha christie gialli mondadori

Quando ha inizio il genere giallo?

Benché intrighi e misteri da svelare non fossero temi nuovi in letteratura, quello che viene considerato il primo vero giallo, per il suo contenere tutti i canoni che poi costituiranno le basi di questo genere, è I delitti della Rue Morgue, pubblicato nel 1841 e primo della serie del detective Dupin ideata dallo scrittore Edgar Allan Poe, diventato in seguito celebre per la deriva horror della sua produzione letteraria.

i delitti della rue morgue

Siamo a Parigi, ed è stato commesso un delitto che pare impossibile da risolvere. Un’anziana e sua figlia sono state assassinate in modo brutale, ma l’appartamento dove è avvenuto il crimine viene trovato blindato dall’interno. Poe con questa storia non solo crea il primo giallo, ma inaugura anche il topos dei delitti irrisolvibili a causa dell’apparente mancanza di vie di fuga del colpevole, convenzione letteraria poi divenuta nota come enigma della camera chiusa.

La chiave per la risoluzione del delitto è l’acume di Dupin, che riesce lì dove molti altri falliscono: il suo genio ineguagliabile sarà poi d’ispirazione per l’ideazione dell’imbattibile detective Sherlock Holmes, le cui avventure create dalla penna di Arthur Conan Doyle sono, se non le più conosciute, sul podio dei gialli più amati di tutti i tempi.

Quelle che in inglese vengono definite detective stories nascono quindi con elementi precisi: un crimine da risolvere, meglio se all’apparenza irrisolvibile e un’investigatore dalle mirabili doti intellettuali che riesce lì dove interi corpi di polizia non sono in grado di cavare un ragno dal buco. Centrale è l’importanza del metodo deduttivo: le prove a disposizione e la logica ferrea, in pieno spirito positivista, non possono che portare alla risoluzione del crimine. Su questo concetto si basano spesso le taglienti osservazioni di Holmes: “Quando hai eliminato l’impossibile, tutto ciò che rimane, per quanto improbabile, deve essere la verità”.

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Quali sono i sottogeneri del giallo?

Il grande successo di questo genere, come accaduto per molti altri, ha condotto a un ammorbidimento delle strutture che a sua volta ha permesso la canonizzazione di nuove caratteristiche. Da qui si sono sviluppati infiniti sottogeneri, che fanno sì che un giallo oggi difficilmente sia solamente una storia del mistero.

Nel volersi soffermare su alcune derivazioni di maggiore successo – servirebbe un saggio intero per soffermarsi su tutte – una tappa importante dello sviluppo del giallo è senza dubbio rappresentata dalla nascita di investigatori che più che l’intelletto hanno dalla loro parte una grande comprensione dell’essere umano; i colpevoli, d’altro canto, al posto che spietati assassini o individui senza morale diventano anime turbate che peccano di terrene debolezze. La profondità psicologica dei personaggi, la finezza dei dialoghi e le lacune della morale pubblica divengono centrali a scapito delle doti dell’investigatore e dell’artificiosità del crimine.

Riconducibili a questa modalità d’investigazione sono il commissario Montalbano, ideato da Andrea Camilleri e il commissario Maigret, frutto della fantasia di Georges Simenon, amati dagli appassionati del genere non solo per la qualità degli intrecci ideati ma anche per la capacità di raccontare con realismo i luoghi e le società in cui questi si svolgono.

L’attenzione alla psicologia dei personaggi è centrale anche nel noir, altro genere scaturito dal giallo: come suggerito dal nome, in questo filone le atmosfere si fanno più cupe, i crimini a volte più macabri. Le città, molto spesso sfondo dei noir, sono descritte a fondo, e pulsano di un carattere proprio, tanto da diventare a volte quasi un altro personaggio della storia. Criminalità dilagante degrado sociale fanno da cornice a una vicenda in cui la moralità degli stessi protagonisti -spesso detective violenti, o con un passato oscuro e misterioso- non si può considerare al di là di ogni sospetto.

Perché si parli di giallo poi, non è necessario che la mente atta a risolverlo appartenga a un investigatore di professione, pubblico o privato che sia. Lo insegnano personaggi come Miss Marple, anziana con molto tempo libero sempre pronta a indagare le sfaccettature della natura umana. Ad aver creato questo arguto personaggio è la prolifica autrice di gialli Agatha Christie, la cosiddetta “Regina del mistero”, che nella sua produzione conta anche la saga dedicata al detective Hercule Poirot e Dieci piccoli indiani, uno dei romanzi più emblematici del genere giallo.

E per chi fosse curioso delle novità di questo genere e volesse esplorarne alcuni titoli classici, ecco una lista di 100 libri gialli da leggere una volta nella vita:

 

Fotografia header: Agatha Christie, la "regina del mistero"

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