“Scrivere di animali è scrivere di personaggi che non si preoccupano della sconfitta. Anzi, gli animali soccombono all’umano senza perdere l’eleganza e senza abbandonarsi alla cattiveria”. Su ilLibraio.it la riflessione dello scrittore Alessio Forgione, in libreria con “Anni felini”, “un romanzo di uomini e gatti”. L’autore napoletano cita, tra gli altri, il saggio di Goffredo Fofi “Non mangio nulla che abbia gli occhi”, “La Storia” di Elsa Morante e alcuni testi di Anna Maria Ortese

Il mio momento preferito de La Storia di Elsa Morante avviene a pagina 509. Dopo che Useppe e Bella – il cane e l’essere con il quale Useppe trascorre tutto il suo tempo – s’inoltrano tra gli alberi, e i due “correvano avanti un tratto, poi si buttavano a scapriolare nell’erba, poi zompavano su e correvano avanti un altro tratto”. Useppe chiede a Bella: “La sai?”.

‘F testo’

Allora Elsa Morante scrive: “Era un uccellino insignificante, di colore castano-grigio. A scrutare in alto, badano a non fare movimento né rumore, si poteva scorgere meglio la sua testolina vivace e perfino la sua minuscola gola rosea che palpitava nei gorgheggi. A quanto pare, la canzonetta s’era diffusa, nel giro degli uccelli, diventando un’aria di moda, visto che la sapevano anche i passeri. E forse, costui non ne conosceva nessun’altra, visto che seguitava a ripete questa sola, sempre con le stesse note e le stesse parole, salvo variazioni impercettibili:

‘È tutto uno scherzo
uno scherzo
tutto uno scherzo!’

oppure:

‘Uno scherzo uno scherzo
è tutto uno scherzo!’

oppure:

‘È tutto uno scherzo
è uno scherzo
è tutto uno scherzo uno scherzo
uno scherzo ohoooo!'”.

Già mi era successo di rompere gli indugi e dare una battuta ad un gatto – a pagina 181 de Il nostro meglio: “Cartesio sta sopra la sedia e miagola. ‘Miao’ dice. ‘Miao miao miao'” – e soprattutto di leggere L’iguana, di Anna Maria Ortese.

“Soprattutto” L’iguana perché è una fiaba della povertà e ad Anna Maria Ortese serve per stabilire chi è il vero debole di questo mondo. Non la piccola Eugenia, la bambina protagonista di Un paio d’occhiali, il primo racconto de Il mare non bagna Napoli, così povera, Eugenia, da non poter vedere la propria famiglia, il vascio in cui vive e nemmeno se stessa. Né Bettina, la protagonista di Poveri e semplici, che possiede sì una voce e un talento, ma nulla che possa salvarla, in questo mondo, dall’essere una morta di fame e di freddo per il resto dell’esistenza.

Poveri e semplici e L’iguana sono stati scritti nel periodo milanese di Anna Maria Ortese, ovvero dopo Silenzio a Milano e dunque sappiamo già cosa ne pensa del consumismo. E L’iguana ha per protagonista un’iguanetta senza parole, verde e piccola, serva di un’antica famiglia nobile che vive sull’isola di Acana, e l’iguanetta accumula sassolini ritenendoli monete. Perché l’umano con la sua stupida intelligenza usa, sfrutta, raggira e domina l’animale.

Elsa Morante sosteneva che L’iguana fallisse con l’ultimo capitolo, che questo s’aggroviglia troppo e si perde senza riuscire a vedere la luce. Vero è che Anna Maria Ortese ne scrisse almeno dieci versioni diverse, ma io a Elsa Morante risponderei con una frase di Julio Cortázar: “A cosa serve uno scrittore se non per distruggere la letteratura?”.

L’iguana lascia certamente trapelare il credo politico di Anna Maria Ortese o cosa ne pensa della natura umana, della Natura, di come scorre o non scorre il tempo, così come tutti i suoi altri libri o tutti gli altri libri fino in fondo libri, ma L’iguana andrebbe riletto all’ombra o alla luce di Corpo celeste e Le piccole persone. Due “libricini” che raccolgono pagine e riflessioni preziose e smaccatamente politiche, e nel caso de Le piccole persone Anna Maria Ortese ragiona sul sistema-mondo e sul ruolo e la funzione che gli animali ricoprono – o meglio: che gli abbiamo dato. “E gli animali sono veramente gli ultimi, vengono perfino dopo i poveri, che almeno, qualche volta, possono reagire”.

gatto campagna

Anna Maria Ortese scrive: “Perché tutti noi, in un certo senso, siamo inutili, e inutili tutte le nostre vite, anche le più gloriose, se non abbiamo compreso la grandiosità di questo incontro, di questa avventura forse irripetibile (ma forse d’immortale destinazione), la vita; se non abbiamo compreso che di questa vita, e questo splendore, tutte indistintamente le forme viventi fanno parte; e sono perciò, quale che sia il loro peso e il loro nome, tutte sacre, auguste, misteriose, intoccabili. E gli occhietti di un uccello o di un cucciolo, se li guardi a questa luce, hanno la stessa gentile tristezza dei tuoi occhi; mentre cieca e senza avvenire – io credo completamente estranea al mondo – appare finalmente la scienza, o quella teoria della sovranità della scienza e dell’utile sulla vita morale, che li osserva semplicemente, quegli occhi, e poi, per qualche suo fine – che non ci riguarda -, dà inizio alle sue opere: strazio e indifferenza per piccolissime vite, e sempre più buio, e non-destinazione, per il cuore dell’uomo”.

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Sono convinto che l’unione de L’iguana, Corpo Celeste e Le piccole persone dovrebbe dare a noi tutti un disegno politico entro cui muoverci, per non estinguere l’umano così stupidamente proprio come stiamo facendo. Il mondo del futuro, se ci sarà, se avverrà, sarà ambientalista e animalista. O altrimenti il nulla. Sono anche convinto che c’è chi scrive storie e chi semplicemente guarda fuori dalla finestra e racconta quello che vede. E fuori dalla mia finestra c’è questo, a breve o prima o poi sarà come sostiene Daniele a pagina 55 di Anni felini: “La fine di tutto, sta dicendo, non la mia, non la tua, ma di tutto come se nessuno fosse mai nato, mai in nessun tempo e in nessun luogo. Troppa gente, questo è il problema. Troppa gente e troppo tutto, di tutto, e presto non ci sarà più niente per nessuno. Molto presto, dice, diventerà chiaro che non avremo più niente: niente di niente”.

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Un’altra lettura per me preziosa, avvenuta sul finire di questo libro, mentre lo riscrivevo, è stato il saggio di Goffredo Fofi, Non mangio nulla che abbia gli occhi (2022, Contrasto).

Goffredo Fofi è vegetariano dal ’56 e ripercorre la sua scelta e il suo percorso. Di questo piccolo ma ricco saggio io ho sottolineato una sola frase: “L’umanità è pur sempre la parte vincente dell’animalità”.

Ecco, scrivere di animali è scrivere di personaggi che non si preoccupano della sconfitta. Anzi, gli animali soccombono all’umano senza perdere l’eleganza e senza abbandonarsi alla cattiveria. Scrivere di animali significa pure raccontare la vivacità e convincersi che questa non ha niente a che vedere con la smania. Poi è elencare sensazioni e non pensieri, perché il mondo degli animali, ai miei occhi, è sola azione.

alessio forgione anni felini

L’AUTORE – Alessio Forgione è nato a Napoli nel 1986. Il suo romanzo d’esordio, Napoli mon amour (2018), ha vinto il premio Giuseppe Berto 2019, il premio Intersezioni Italia-Russia 2019, il Prix Méditerranée Étranger 2021, è tradotto in russo, francese, greco e tedesco. Giovanissimi (2020) è stato selezionato nella dozzina del premio Strega 2020. È stato tradotto in Francia dove ha vinto il Prix ESABAC des lycéens 2023. Presso La nave di Teseo Forgione ha pubblicato anche Il nostro meglio (2021), ora tradotto in Francia, ed è in uscita con Anni felini, “un romanzo di uomini e gatti”, in cui i due mondi si intrecciano e si ispirano a vicenda tra Napoli, Parigi e Londra: la casa degli ulivi diventa infatti il luogo di una educazione sentimentale dove vivere liberamente le gioie del corpo e le delusioni della vita, e dove due amici vedono cambiare il loro rapporto mentre cercano ognuno la propria strada. Intorno a loro, una colonia di gatti che vive, solo apparentemente, un’esistenza distante da quella dei loro vicini umani.

La trama del romanzo porta a incontrare Giorgino, un gatto “psichedelico”, sopravvissuto dopo essere stato investito da un’auto, che viene accolto da un ragazzo, che chiamerà Papà Gattone, in una villa in campagna lontana da tutto e tutti, la casa degli ulivi. Qui Giorgino vivrà i suoi amori e le sue gelosie con due anime feline, erranti come lui. Nella casa degli ulivi arriva anche il protagonista del romanzo che, dopo la fine della decennale, contrastata, relazione con la fidanzata, si decide a lavorare al suo nuovo libro, mentre l’amico e padrone di casa tenta di dar forma a un disco, il sogno della sua vita da musicista.

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Fotografia header: Alessio Forgione nella foto di Elio Di Pace

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