Alessia Gazzola ci ha abituato a eroine a cui è impossibile non affezionarsi, e anche questa volta, con il suo “Un tè a Chaverton House” (che da Milano porta nella campagna inglese, in un’atmosfera degna di Downton Abbey), avviene la magia. Una buona dose di mistero unita ad altrettanta di romanticismo, con l’aggiunta di un pizzico di ironia… – L’approfondimento

Alessia Gazzola ci ha abituato a eroine a cui è impossibile non affezionarsi, e anche questa volta, con il suo Un tè a Chaverton House (Garzanti), avviene la magia, per quanto ci troviamo in un contesto molto diverso dal solito.

La sua protagonista, Angelica Bentivegna, alla nascita ha ricevuto tre doni: il buonumore, la docilità di temperamento e… un talento infallibile con i lievitati! Eppure, viene da pensare poche pagine dopo, le sue tre fate madrine non l’hanno dotata di grande determinazione per scegliere il suo destino: a differenza dei suoi fratelli, che si sono affermati senza tentennamenti nel mondo del lavoro, realizzando così i desideri dei genitori, Angelica è uno spirito libero, più in cerca di sé stessa che di un’occupazione che la limiti.

A lei, “serena e paciosa come un babà nella sua vaschetta, basta quel tanto che le permetta di mantenere le sue piccole passioni: “i libri, i tulipani e una settimana al mare ogni estate” (p. 18).

Ha provato a insegnare inglese, ma la sua passione non è bastata a superare alcuni scogli (leggendo il romanzo, capirete che questo è un eufemismo bell’e buono); si è allora dedicata alla panificazione, ma il negozio dove ha lavorato sconvolgendo i suoi ritmi circadiani sta per chiudere. Che fare, dunque?

L’APPUNTAMENTO – Il 23 marzo, alle ore 18, sulla pagina Facebook de ilLibraio.it, Alessia Gazzola presenta “Un tè a Chaverton House” con Elisabetta Migliavada all’interno del palinsesto digitale di LibLive

Quasi per caso, ad Angelica si presenta l’occasione per una singolare “missione”: sua zia Edvige, dopo aver chiesto alla nipote di riprendere i contatti sui social con parenti emigrati a Buenos Aires, riceve un pacco di ricordi. Tra questi, una foto attira l’attenzione di zia e nipote: quello ritratto sembra il padre di Edvige, che doveva invece essere morto in guerra. Come poteva, invece, trovarsi a Londra?

Si arriva così al cuore del romanzo, che sposta l’azione da Milano a Chaverton House, una tenuta nella campagna inglese diventata famosa per una serie tv, dove pare che il bisnonno di Angelica abbia lavorato per molti anni. Indagare non è facile, perché le tracce che portano alla verità sono disperse e internet può solo in parte aiutare la ragazza: solo un’indagine accurata in loco potrebbe aiutare Angelica a trovare le risposte che cerca. E il viaggio, come ci ha abituato Alessia Gazzola, “è un’iniezione di libertà e di sicurezza” (p. 122), ha sempre in serbo qualcosa per le sue protagoniste.

Tra tè offerti a qualsiasi ora e pioggia londinese infradiciante, incontri inattesi con anziani italiani all’estero e singolari scambi di vedute con gente del posto, un lavoretto improvvisato come guida turistica di Chaverton e nuove conoscenze intriganti, Angelica inizia a indagare sul mistero del bisnonno Angelo. Ma quanto è giusto riportare alla luce la verità, se questa può sconvolgere la storia di famiglia?

L’atmosfera decadente e al tempo stesso elegante di Chaverton, con i suoi tanti quadri alle pareti, un lord padrone di casa anzianissimo e dalla memoria confusa, un singolare estate manager affetto da zoppia tanto quanto da un suo fascino particolare, con il suo vecchio e fedele cane sempre al fianco, non fanno che alimentare l’immersione di Angelica (e di chi legge) in un’atmosfera degna di Downton Abbey. Leggendo il romanzo, non si può fare a meno di sperare che Angelica trovi tanto la verità quanto un nuovo inizio: a Milano ha lasciato un po’ di fallimenti, sul lavoro come nella vita sentimentale, e dunque la Gran Bretagna, dove è arrivata sulle orme del passato, potrebbe offrire un nuovo straordinario inizio.

A rendere ulteriormente interessante il romanzo è anche la sua storia testuale: come racconta l’autrice nella lettera ai lettori in apertura, Un tè a Chaverton House è nato come storia a puntate scritta in soli trenta giorni durante il primo lockdown. Ogni giorno, Alessia Gazzola mandava a sua madre e a un gruppo di sette amiche una nuova puntata di Chaverton House, e in effetti si coglie nel romanzo il desiderio di portare serenità e consolazione in chi legge. Una buona dose di mistero unita ad altrettanta di romanticismo, con un pizzico di ironia e un’accurata lievitazione della narrazione portano in effetti a un romanzo dolce e gustoso, che fa subito sperare in un bis.

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