Un throwback negli anni ‘90 attraverso libri, film e canzoni che hanno segnato un’epoca. Da Dawson’s Creek a Jack Frusciante…

Ma voi pensate mai a quegli anni in cui la più grande preoccupazione era riuscire a tornare a casa da scuola in tempo per vedere i Simpson?

Zaino dell’Invicta in spalla; diario pieno di dediche, adesivi e ritagli di giornalini alla Cioè e uno scatto fermata del bus-casa che, a cronometrarlo, forse avremmo potuto vincere qualche medaglia olimpica. 

Oggi, pazzo 2020, stiamo attraversando un momento storico che non è solo imprevedibile, ma che ha un tempo e uno spazio tutti nuovi. E così ci sembra di vivere giornate ferme che però volanoieri era Natale e oggi di nuovo – e momenti senza confini che si sovrappongono gli uni agli altri facendoci perdere, spesso, il senso della realtà.

E quindi eccoci qui, in tutto questo tempo fluido, a pensare “ma quanto era bello quando la più grande preoccupazione era riuscire a tornare a casa da scuola in tempo per vedere i Simpson?”

E allora regaliamocelo questo throwback negli anni ‘90, che ce lo meritiamo.  

Siamo tornati a casa da scuola. Tavola apparecchiata, pranzo già pronto e zaino lanciato a terra appena superata la porta d’entrata. In tv ci sono i Simpson, poi Futurama, oppure Dragon Ball e Conan “super detective con gli occhiali che dà la caccia ai criminali”. I compiti possono aspettare, dai: prima il piacere poi il dovere, era così?

Il pomeriggio, per anni, è stato Dawson’s Creek. Appena attaccava “Anowonaweiii” partivano cori da stadio in salotto. Solo da grandi (forse) abbiamo imparato cantasse “I don’t want to wait for our lives to be over” (Non voglio aspettare che le nostre vite finiscano), ma per noi sempre sarà Anowonaweiii”, con le strofe successive inventate a piacimento di volta in volta.

A proposito, piccola lista di sigle anni ‘90 che rimarranno storpiate per l’eternità e che, in mezza nota, sono capaci di portarci indietro di almeno vent’anni: Smallville, meglio conosciuta come “Somebody save me, esciuwanawonden”, pronunciata come si scrive; Seven Heaven, con un livello di difficoltà troppo alto anche per trascriverne il testo storpiato; Una mamma per amica, idem come Seven Heaven; Friends, dove l’unica certezza era il battito di mani e The O.C., senza dubbio ricordata per “Californiaaa” e per “- Chi sei? – Chiunque tu vuoi che io sia”.

I giovani lettori che sono in noi, invece, ricorderanno Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enrico Brizzi, magari scambiato con qualche compagno di classe e letto nella nostra cameretta tappezzata di poster e foto brutte scattate con la fotocamera usa e getta.

Sulla mensola di fronte al letto, forse, c’erano anche Alta fedeltà di Nick Hornby, Memorie di una Geisha, qualcosa di Baricco e Trainspotting di cui, poi, avremo visto anche il film, tra gli stendardi di un’intera epoca.

Un po’ più in là Radiofreccia, il libro o il DVD, o entrambi. Di Radiofreccia ricordiamo il monologo di Stefano Accorsi, che iniziava così: “Credo nelle rovesciate di Bonimba, e nei riff di Keith Richards. Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa, che vuole l’affitto ogni primo del mese. Credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere una madre e un padre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi”. E finiva con l’attacco di Rebel Rebel di David Bowie

Tra quei libri, ordinati senza un particolare criterio, c’erano probabilmente anche Lucertola di Banana Yoshimoto e le oltre mille pagine di Infinite Jest di David Foster Wallace.

Sul comodino, invece, il walkman, fedele compagno con cui allontanarsi dal mondo e immaginarsi come Rose e Jack in Titanic (prima dell’iceberg) o Julia Roberts e Hugh Grant in Notting Hill. Colonna sonora, i Blue con un’altra certezza storpiata, ma questa volta nella versione originale: A chi mi dice.

Concludiamo il nostro meritato revival tornando un po’ verso l’attualità e quindi al Natale, momento più atteso dell’anno e che, negli anni ‘90, arrivata effettivamente una volta ogni dodici mesi. Non era Natale senza maratona di film a tema: Mamma ho perso l’aereo, Una poltrona per due, Il Grinch, Miracolo nella 34ª strada e The Nightmare Before Christmas. La vera chicca per un’atmosfera natalizia che si rispetti, però, rimaneva la tazza bollente di Ciobar che, per tutta la durata dell’inverno, non smetteva di perseguitarci dallo schermo non ultrapiatto della tv con il suo spot.

Ora, la mia psicologa direbbe che non è bene scappare dalle situazioni scomode. Ma, visto il periodo, tornare di tanto in tanto con la mente agli anni ‘90 dev’essere una fuga accettata e raccomandabile. Gli strumenti li abbiamo tutti quindi forza, Anowonaweiii”!

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