Scivola attraverso sette secoli la trama del nuovo romanzo di Tracy Chevalier, “La maestra del vetro”. L’autrice del bestseller “La ragazza con l’orecchino di perla” ambienta la vicenda a Murano, l’Isola del Vetro. La scrittrice legge la storia in uno spettacolo di colore e con la sua consueta capacità documentale: il suo è un racconto non dal punto di vista dei ricchi, ma degli artigiani…

“La Città d’Acqua è senza età. Venezia e le isole che ha intorno danno l’impressione di essere fuori dal tempo. E forse lo sono”.

Il tempo della laguna scorre a una velocità tutta sua, ha un ritmo diverso dalla terraferma, si plasma docile come il vetro fuso. Lo sanno gli artisti, gli artigiani vetrai, che vivono il loro incantesimo quotidiano: anche chi crea ha un rapporto ambiguo con il tempo.

Tracy Chevalier la maestra del vetro

Scivola attraverso sette secoli, la storia de La maestra del vetro di Tracy Chevalier (Neri Pozza, traduzione di Massimo Ortelio): dal 1486 ai giorni nostri tutto cambia, il mondo si trasforma radicalmente, incrocia culture, è un vortice di vita. Ma mentre i decenni scorrono, e diventano secoli sulla terraferma, su Murano le persone invecchiano solo pochi anni: l’Isola del Vetro vive una sua dimensione, rallentata, laboriosa, una bolla libera dai vincoli con cui il mondo gira e avanza.

È con questo stratagemma, in cui i protagonisti rimangono gli stessi in un tempo sempre nuovo, che Tracy Chevalier aggiunge una magia a una ricostruzione storica impeccabile di un mondo di passione e perseveranza, colori e fantasie, miseria e talento, al centro della quale spicca una protagonista ambiziosa, Orsola Rosso.

I Rosso sono una famiglia di vetrai, il loro laboratorio è tra i più affermati: cannelli con globi di vetro fuso, una fornace sempre attiva, una rigida gerarchia di artigiani che rispondono al maestro.

Alle donne non è concesso lavorare il vetro insieme agli uomini, a loro è permesso semmai creare perline, per passare il tempo. È per questo che alla morte del padre, Orsola decide di imparare a lavorare a lume, per creare perle colorate, e contribuire in qualche modo alle difficoltà della famiglia e dell’attività che improvvisamente si trovano senza una guida.

Il suo colore preferito è quello della laguna, verde scuro con i riflessi azzurri del cielo, ma le sue perle hanno tutte le forme e colori possibili, perché Orsola è brava, ha nel sangue la vocazione di casa Rosso.

“Tutti quei colori, tutte quelle forme… Così fragile eppure duraturo. Ci puoi fare tutto quello che vuoi”.

Tracy Chevalier gioca con il tempo e dipinge i panorami e i colori di Venezia e di Murano, il mondo, faticoso e seducente, della produzione del vetro.  È una storia di vetrai, di creazioni estrose, di bellezza inestimabile, di un’arte variopinta che risponde però alle leggi dell’economia e con questa affronta cambiamenti epocali, subendo le difficoltà delle guerre, della peste, dei domini e delle occupazioni, delle nuove rotte verso l’Asia, del marketing del turismo e del souvenir.

La laguna è lì, all’inizio della storia, centro nevralgico dei commerci, con il suo fascino opulento, il traffico chiassoso del Fondaco dei Tedeschi, le trattative e le navi, una babele di lingue e di culture, il caos intorno alle navi attraccate, i gabellieri: un artigiano si sfama un anno intero con la vendita di qualche calice ben fatto, ma un solo difetto segna il fallimento del suo laboratorio. Il vetro è guardato, ammirato, comprato con devozione, e con il rispetto del lavoro, gli artigiani di Murano vivono la loro arte con segretezza e con orgoglio, ma la loro è una piccola isola, e le visite a Venezia di Orsola la lasciano sempre con gli occhi sgranati: il Canal Grande è a non più di mezz’ora di gondola da Murano ma a lei sembra un paese forestiero ed esotico.

“La scimmietta appollaiata sulle spalle di un mercante. La donna con una tiara di perle sospese come stelle sopra un’elaborata acconciatura. Un uomo col turbante arancione e una tunica bianca immacolata nonostante la strada polverosa. Un pescatore che reggeva fra le mani una cesta di scampi. Un facchino trasportava sulla schiena una sedia di mogano foderata di seta”.

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Attraverso i secoli, Orsola è testimone di rinascite dopo ogni sventura, vede Venezia adattarsi ai cambiamenti, puntando sulla propria diversità, su un fascino senza eguali, mentre i suoi ammiratori continuano ad arrivare, seppur diversi nel tempo. Intanto, a Murano, l’arte di Orsola si perfeziona e viene premiata con commissioni importanti: le sue creazioni diventano ricercate, diventano gocce rosso sangue per il décolleté incipriato di Giuseppina Bonaparte, perle nere e oro per la marchesa Casati, millefiori per Giacomo Casanova. Le sue perle viaggiano in tutto il mondo, e dal laboratorio escono calici, cigni, pappagalli, specchi ornati di fiori, e figure di donne: ogni opera custodisce la storia di chi l’ha creata. E mentre la famiglia si irrobustisce, Orsola deve convivere con il ricordo un amore impossibile: di Antonio le restano baci di vetro, in forma di delfini, snelli e delicati, coi colori della laguna, che accompagneranno tutta la sua vita, attraversando i secoli, dalla Boemia a Murano.

Il delicato equilibrio economico dell’arte vetraia salta come una pietra da un secolo all’altro, perde parte del suo fascino artistico, accoglie le esigenze del commercio, si fa bottega, mette in vetrina e in vendita la vocazione di generazioni, la semplifica in oggetti semplici, cavallini per i turisti, che vivono la laguna come un parco giochi, e dimostrazioni per i curiosi: è un declino, che si contrappone allo sfarzo, ma senza perdere la forza dell’intraprendenza e la seduzione del passato.

Tracy Chevalier rilegge la storia in uno spettacolo di colore e con la sua consueta capacità documentale: è un racconto non dal punto di vista dei ricchi, ma degli artigiani, la cui fatica quotidiana è stata uguale nei secoli, e lo fa con una donna protagonista, un personaggio inusuale nel contesto dell’arte vetraia. Ne esce un ritratto artistico e umano affascinante, pieno di sfaccettature e colori, profumi di un mondo in continua evoluzione, dove Venezia e Murano conservano, pur nelle difficoltà, una forza espressiva e un’unicità artistica, alla quale l’autrice rende omaggio con enfasi e grazia.

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La maestra del vetro è un ritorno in grande stile per Tracy Chevalier, un’ode alla bellezza, e alla forza, della fragilità, del vetro come di Venezia, città dei mille contrasti e delle infinite seduzioni.

La ragazza con l'orecchino di perla

“I veneziani si lamentavano del fatto che la loro città fosse diventata un parco a tema, ma Orsola sapeva che finché i canali avrebbero puzzato di liquami, le stanze sarebbero state buie e umide e i veneziani malinconici e beffardi, Venezia avrebbe mantenuto la sua vera natura, e ciò che la rendeva seducente. Perché una perla ha bisogno della sabbia per diventare bella. La bellezza nasce da una cicatrice sul labbro, da una fessura tra i denti, da un sopracciglio storto”.

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L’AUTRICE IN ITALIA – Domenica 29 settembre, alle 15, Tracy Chevalier sarà ospite della prima edizione del festival di Neri Pozza Wunderkammer, in programma a Verona dal 27 al 29 settembre. Dialogherà con Benedetta Parodi.

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