Dalle guerre jugoslave degli anni ‘90 alla Prima Guerra Mondiale, ritornando fino ai giorni nostri: “Cane e contrabbasso” dello scrittore Saša Ilić dissotterra i traumi personali e collettivi di un’intera popolazione, quella serba, ma non senza critiche di carattere politico. ilLibraio.it ha intervistato l’autore, che parla del suo rapporto con l’Italia, con la musica (il jazz in particolare), del ruolo che ha nella trama l’antipsichiatria di Basaglia, e delle critiche con cui è stata accolta in patria la sua opera

“Posti del genere ci allontanano dalla realtà, un batter d’occhio e non siamo più in questo tempo, né nel sistema che conosciamo”.

Visioni e realtà si confondono e si mischiano, così come i piani temporali: saltando dalle guerre jugoslave degli anni ‘90, alla Prima Guerra Mondiale, e ritornando fino ai giorni nostri, Cane e contrabbasso di Saša Ilić (Keller Editore, traduzione di Estera Miočić) dissotterra i traumi personali e collettivi di un intero popolo.

Il romanzo, pubblicato nel 2019 in Serbia, si distingue subito in patria e l’anno successivo ottiene il premio NIN, il riconoscimento più autorevole per le opere di narrativa nazionali.

ilLibraio.it ha incontrato l’autore serbo, per indagare sul suo romanzo, così complesso e stratificato. Una storia che coinvolge l’Italia stessa, ponendo da un lato l’antipsichiatria di Franco Basaglia, e dall’altro la scena jazz nostrana.

cane e contrabbasso Saša Ilić

Definito come un romanzo storico da alcuni, per la cura e i dettagli del contesto, Ilić, interpellato sulla motivazione a scrivere, lascia a bocca aperta affermando che “la storia è prevalentemente di tipo autobiografico”, e continua: “Io stesso ho partecipato alla guerra del ‘91 dentro la marina militare, come scrivo nel romanzo, quindi effettivamente la trama parte da un espediente personale. Avevo 18 anni quando purtroppo sono stato convocato come recluta e ho passato così quell’intero anno della mia vita, anno in cui, come sappiamo, è iniziata la disgregazione della Jugoslavia”.

L’autore è infatti nato nel 1972 a Jagodina, nell’attuale Serbia, e qui si riferisce al 1991, anno in cui Slovenia e Croazia presero le mosse per diventare indipendenti: nel primo caso, con un processo conclusosi nel giro di pochi mesi, mentre per l’altra dando avvio a una reazione a catena che diffuse i conflitti armati in quasi tutto il territorio dell’ex Jugoslavia. Il “cane” del titolo è infatti la traduzione di un modo di dire serbo, che identifica come “cani da guerra” coloro che sono stati arruolati.

A proposito della metodologia adottata per la documentazione, lo scrittore afferma senza indugio: “Ho cominciato dal sentimento, come sempre quando scrivo le mie opere. Mi sono fatto guidare dalle sensazioni e poi ho proseguito facendo ricerche molto specifiche a Kovin e non solo, negli archivi e là dove mi era concesso arrivare”.

Kovin è una piccola città, situata nella parte sud-est della provincia autonoma della Voivodina, che ha ospitato una clinica psichiatrica particolarmente importante, e nelle cui tetre stanze sono ambientati parti importanti del libro, dove il protagonista, Filip Isaković, il musicista alter-ego dell’autore, si trova ad affrontare i problemi legati alla sindrome post-traumatica da stress.

Indagando attorno a questo luogo, Ilić scopre la biografia dello psichiatra e rivoluzionario Dezider Julius, vissuto nella prima metà del secolo e seguace dell’antipsichiatria di Basaglia, che gli ispira il personaggio di Marko Julius, medico internato anch’esso nella clinica psichiatrica.

Nel romanzo sono tanti i richiami all’Italia, oltre a Basaglia, tra cui la musica, ma anche Dante Alighieri: perché? “L’antipsichiatria rimane il fulcro del romanzo e il legame principale con il vostro paese. Poi, in realtà, indagando e muovendomi su tante traiettorie del romanzo, in qualche modo, tutte le vie mi hanno portato a Roma… e a Genova“.

Il capoluogo ligure compare come sfondo a tutta la sua scena musicale, non a caso: “Ho scelto questa città per la presenza di importanti musicisti jazz come Paolo Fresu”, chiosa Ilić.

Musica e parole sono due linguaggi paralleli nel romanzo. Com’è stato rendere la musica? “Si è trattato della sfida più importante”, risponde Ilić, che ribadisce: “Il jazz può avere diverse andature. Ma dove ti porta? Può partire da un punto e portarti a un altro, così ho provato a fare attraverso i diversi capitoli”.

Il romanzo ha avuto una ricezione molto difficile in Serbia, a causa delle posizioni antinazionaliste espresse, e infatti nel 2020 l’autore è stato molto criticato per il premio NIN che ha ricevuto. Altrove, soprattutto nei paesi limitrofi, la ricezione pubblica è stata anche molto positiva: “Com’è chiaro, le reazioni negative hanno una base politica fondamentale: ho scelto di parlare dei traumi legati al periodo della guerra”, questo è il primo commento di Ilic a riguardo. Che prosegue: “Quelle positive sono arrivate dalle correnti alternative della mia società, soprattutto da quei gruppi che, per una ragione o per l’altra, lottano per i loro diritti, quindi le minoranze, le femministe e i veterani di guerra, non solo nel mio paese, ma in tutta la regione della ex Jugoslavia”. 

La scrittrice Dubravka Ugrešić, venuta a mancare nel 2022, ha scritto la prefazione del libro della versione croata: l’autrice è stata una delle voci più importanti della letteratura post-jugoslava, ed è da sempre ricordata per la sua posizione antibellica: “Lei è stata la prima donna a ricevere il premio NIN (nel 1988, quando premiava il miglior romanzo jugoslavo, ndr) e insieme abbiamo riso per il fatto che, come lei, altri della sua società d’origine furono proclamate streghe per aver ‘intorbidito le acque culturali’, e hanno detto lo stesso di me quando ho vinto il premio NIN”.

La vicenda di Filip Isaković disturba tante persone in Serbia e altrove perché è sia un’esperienza personale sia fortemente collettiva: la medicina ‘alternativa’ del dottor Julius, l’antipsichiatria, riporta a galla tutto ciò che è stato rimosso per permettere la sopravvivenza dell’individuo, ma mostra come questo iceberg continui ad agire sotto la superficie. Superare il trauma è dunque l’unico mezzo per riottenere la propria personalità e ritrovare la musica.

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Fotografia header: Cane e contrabbasso di Saša Ilić - Photo: Vesna Lalić

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