“Sono state fatte richieste specifiche per dei nomi da includere nel comitato editoriale, aspetto su cui non avrei potuto negoziare”: lo scrittore Paolo Giordano si chiama fuori dalla corsa alla direzione del Salone del Libro di Torino: “Mi sembra non ci siano più le condizioni. Più che di pressioni partitiche o politiche, parlerei di convenienze e posizionamenti. Ma la cultura, e il Salone del Libro, non meritano in ogni caso di essere lottizzati dal partitismo…”. Interviene l’Associazione Torino, la Città del Libro: “Siamo rammaricati e profondamente dispiaciuti che Giordano abbia manifestato la sua intenzione di ritirare la propria candidatura… Riteniamo che il Salone debba continuare a essere libero e indipendente… Necessario rimandare a giugno il processo di nomina” – I particolari

Se ne parla da mesi, e una soluzione non sembra vicina. Anzi, appare ancora più lontana.

Lo stallo, inutile girarci attorno, è frutto principalmente di uno scontro politico. Del resto, quando è stato annunciato che quella del 2023 (in programma al Lingotto dal 18 al 22 maggio) sarebbe stata l’ultima edizione del Salone del Libro di Torino guidata da Nicola Lagioia, l’avvento del governo guidato da Giorgia Meloni era ancora di là da venire. Sta di fatto che si è arrivati alla prima conferenza stampa in vista della nuova edizione senza un accordo sul nome di chi guiderà la manifestazione dal 2024, affiancando da qui a maggio l’attuale direttore.

Da giorni si dibatte della possibilità di un tandem formato dallo scrittore torinese Paolo Giordano (a lungo considerato il favorito nella corsa alla direzione) e da Elena Loewenthal, scrittrice, traduttrice e direttrice uscente della Fondazione Circolo dei lettori. Ecco, questa eventualità da stasera non esiste più.

Nel corso della conferenza stampa di lunedì, in cui la querelle non è stata citata esplicitamente, Lagioia ci ha però tenuto a sottolineare che il Salone “è sempre stato indipendente”, aggiungendo: “Se fossi in voi questa caratteristica me la terrei stretta”.

Il rischio di possibili ingerenze da parte della politica spinge ora Giordano a uscire allo scoperto, convocando la stampa. Lo scrittore premette: “Per carattere, sono allergico alle esternazioni plateali, ma oggi ho scelto di intervenire anche per una forma di correttezza verso le tante persone che mi hanno sostenuto. Purtroppo in queste settimane ho notato crescere una certa scompostezza, forse inevitabilmente, vista l’importanza del ruolo”.

Mi sembra non ci siano più le condizioni“, dichiara Giordano, argomentando: “Negli ultimi giorni ho avvertito che non ci sarebbe stata piena libertà, per me necessaria per accettare l’incarico di direttore del Salone. Ho percepito chiaramente che non sarei stato pienamente libero, e inevitabilmente ho preso la decisione di tirarmi fuori. Allo stesso tempo, devo ammettere di non aver capito quali fossero i dubbi nei miei confronti, quali le mancanze da colmare, quali gli ostacoli. Ma, come detto, allo stato delle cose si sarebbe arrivati a una guida non totalmente libera”.

L’autore di Tasmania (Einaudi – qui l’intervista de ilLibraio.it) ci tiene a chiarire: “Più che di pressioni partitiche o politiche, parlerei di convenienze e posizionamenti. Ma la cultura, e il Salone del Libro, non meritano in ogni caso di essere lottizzati dal partitismo”. E ancora: “Si parla tanto di pluralismo, ma quello che mi spiace è che non ci sia fiducia nell’universalità dei libri e della cultura; l’idea di polarizzare, in particolare se si parla di cultura, non mi appartiene”.

A questo proposito, Paolo Giordano ammette: “Sono state fatte richieste specifiche per dei nomi da includere nel comitato editoriale, aspetto su cui non avrei potuto negoziare, e non perché viva in un mondo in cui non esistano negoziazioni, non esista la politica. Ma, nella mia idea, il Salone del libro, come ha ribadito lo stesso Nicola (Lagioia, ndr), deve essere indipendente. Non a caso, negli anni di direzione Lagioia ha avuto la possibilità di portare la sua visione con la massima libertà, come dovrebbe essere sempre in questi casi”.

Per Giordano si è “perso il centro del discorso, e si è abusato di metafore calcistiche. La cosa mi ha disturbato, non lo nego. Credo che la cultura meriti un linguaggio diverso rispetto alle metafore da calciomercato. Eppure avevo molto apprezzato la procedura iniziale, e mi sono posto con umiltà davanti a questa possibilità, inviando il mio curriculum a dicembre”.

Fin qui le parole di Giordano, la cui scelta appare inevitabile. Come hanno dimostrato le polemiche che hanno accompagnato l’ultimo Festival di Sanremo, pur premiato dagli ascolti, il contesto politico è decisamente cambiato, e chi guiderà in futuro la fiera dovrà confrontarsi con un quadro diverso.

Un passo indietro. Negli ultimi mesi non sono mancati retroscena e divisioni, e diversi nomi sono stati fatti (bruciati?), a seguito della manifestazione di interesse indetta dalla Fondazione Circolo dei lettori per nominare “il soggetto a cui affidare la futura direzione” (per un compenso pari, ricordiamo, a 120mila euro oltre l’IVA annui), più un “importo complessivo massimo di 10mila euro a titolo di rimborso delle spese di viaggio, ristoranti e/o bar, albergo e/o alloggio, in quanto relative alle sue funzioni”.

Oltre che di Giordano e Loewenthal, si è parlato di Loredana Lipperini, giornalista, scrittrice e conduttrice di Fahrenheit su Radio 3 (attuale consulente del Salone), di un altro scrittore torinese, Giuseppe Culicchia, come pure del giornalista de La Stampa Bruno Ventavoli; senza dimenticare Oliviero Ponte di Pino, responsabile del palinsesto di Bookicity Milano, Gianluigi Ricuperati, che si è ritirato dalla corsa criticando le troppe ingerenze politiche sul Salone (“Non c’è stata alcuna possibilità di parlare di contenuti e di programmi…”) e di diverse altre figure.

Di certo, così come si sta rivelando decisamente più complicato del previsto arrivare a individuare la nuova guida, non sarà semplice raccogliere l’eredità di Lagioia, arrivato cinque anni fa alla direzione della manifestazione, in un momento molto difficile per il Salone. L’attuale direttore ha infatti saputo risollevare la fiera torinese, portandola a numeri record, dimostrando apertura e capacità di dialogo, e riuscendo a superare anche l’impatto della pandemia.

E mentre si vocifera del possibile ruolo che potrebbe giocare il Ministero della Cultura nella scelta (non solo del direttore o della direttrice, ma anche dei consulenti… a questo proposito, a fare tre possibili nomi, in un intervento su Libero, è stato il critico d’arte Luca Beatrice, che del Circolo dei lettori è stato presidente, e che ha citato Marcello Veneziani, Pierangelo Buttafuoco e Francesco Borgonovo), ricordiamo che il Comitato Direttivo del Salone (a cui spetta ufficialmente la scelta) è composto da Giulio Biino (Coordinatore del Comitato direttivo, Presidente Fondazione Circolo dei lettori), Marco Pautasso (Segretario Generale Salone Internazionale del Libro di Torino), Vittoria Poggio (Assessora alla Cultura, Regione Piemonte), Rosanna Purchia (Assessora alla Cultura, Città di Torino) e, in rappresentanza di Associazione Torino, la Città del Libro, Silvio Viale, Piero Crocenzi e Francesca Mancini. Quanto ai soggetti coinvolti nell’organizzazione, si tratta di Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione Circolo dei lettori e Associazione Torino, la Città del Libro (sulla base dell’accordo approvato nel corso del 2022). Insomma, non sono certo poche le figure e i soggetti che devono cercare un accordo, per poi convincere la candidata o il candidato individuato. Staremo a vedere se la rinuncia di Giordano darà una scossa, portando a una decisione rapida…

(aggiornamento del 15/2 alle 23.14) – Dopo le dichiarazioni di Giordano, arriva la nota dell’Associazione Torino, la Città del Libro, che “constata la  mancanza delle condizioni per mantenere aperto il tavolo dei lavori del Comitato Direttivo, istituito per la nomina della direzione editoriale del Salone Internazionale del Libro di Torino: “Siamo rammaricati e profondamente dispiaciuti che Paolo Giordano abbia manifestato la sua intenzione di ritirare la propria candidatura alla direzione del Salone del Libro. Dopo l’attenta valutazione delle candidature, Paolo Giordano continua a essere per noi il candidato ideale per la sua levatura intellettuale, la sua conoscenza del panorama editoriale nazionale, per lo sguardo attento alle trasformazioni della contemporaneità. Riteniamo che il Salone debba continuare a essere libero e indipendente. Le diverse sensibilità emerse nel corso della valutazione delle candidature e la necessità di concentrarsi sull’edizione 2023 del Salone, ancora diretta da Nicola Lagioia, rendono necessario richiedere ai nostri partner istituzionali di rimandare a giugno il processo di nomina. Al termine del Salone del Libro 2023, l’Associazione Torino, la Città del Libro inizierà a lavorare per costruire un progetto che conduca il Salone verso le future sfide e nel rispetto del modello organizzativo che da sempre lo ha reso vincente: l’accoglienza delle proposte degli editori all’insegna dei valori di pluralismo, indipendenza e libertà di pensiero. L’Associazione ribadisce il proprio ruolo di struttura organizzatrice che, al di là degli interessi politici, opera per tutelare l’integrità del rapporto con case editrici, autrici, autori, comunità del libro tutta, con la sola finalità di rendere il Salone una manifestazione sempre più grande, solida e in continua crescita”.

(aggiornamento del 16/2 alle 19.14) All’indomani della scelta di Giordano, arriva la nota del Sindaco di Torino Stefano Lo Russo: “È terminata oggi ufficialmente la procedura di selezione del Direttore del Salone Internazionale del Libro per il triennio 2024-2026 e quindi è da ritenersi definitivamente conclusa l’attività del Comitato costituito dall’Associazione Torino, La Città del Libro, dalla Fondazione Circolo dei Lettori, dalla Regione Piemonte e dalla Città di Torino… Come risulta dai verbali non si è raggiunta la necessaria condivisione all’interno del comitato e di questo siamo dispiaciuti. Dobbiamo ricordare che dopo la liquidazione della Fondazione per il Libro avvenuta nel 2018 il marchio commerciale del Salone Internazionale del Libro, che fino a quel momento era patrimonio della Fondazione e quindi della Città che di tale Fondazione era socio, è stato acquistato da un soggetto privato, l’Associazione Torino Città del Libro, che ne è attualmente titolare in via esclusiva. Questo per evitare impropri parallelismi tra la procedura seguita per individuare il Direttore Nicola Lagioia e quella definita in oggetto”. E ancora:  “La Città intende mantenere sul Salone il forte investimento economico in quanto parte fondamentale dell’offerta cultuale di cui siamo convinti sostenitori. Abbiamo apprezzato lo sforzo proposto dal soggetto privato di coinvolgere anche la Città nella scelta del nuovo Direttore del Salone del Libro attraverso una manifestazione di interesse. Prendiamo atto con rammarico che la procedura avviata e, oggi definitivamente conclusa, non ha consentito di individuare in modo unitario il Direttore per le prossime edizioni. Non possiamo tacere però un profondo disagio relativamente alle numerose e, a nostro giudizio, inopportune dichiarazioni ed interviste pubbliche, avvenute nel pieno svolgimento della selezione, di componenti della commissione di valutazione e di esponenti politici a supporto di alcuni candidati. Il profondo senso di responsabilità che lega la Città al suo Salone del Libro e il fatto che ci fosse una procedura aperta ci ha indotto ad evitare, in questa fase, non solo qualunque esternazione pubblica relativamente alla scelta del direttore ma qualsivoglia ingerenza o valutazione politica. Rivendichiamo infatti con forza, e non da oggi, l’esigenza di garantire al Salone Internazionale del Libro e alla sua direzione editoriale piena e totale autonomia e indipendenza, caratteristiche che l’hanno reso negli anni forte e autorevole. Ora dobbiamo tutti lavorare al meglio per garantire il successo dell’edizione di quest’anno, il cui programma ‘Attraverso lo specchio’ merita tutto il nostro impegno”.

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