“Non mi voglio nascondere. Ci è sembrato che altri libri fossero più convincenti dal punto di vista letterario”. Stefano Petrocchi torna sull’esclusione di Nicoletta Verna dalla “dozzina” del Premio Strega 2025. Querelle a parte, la sfida per la vittoria finale appare aperta (anche a un outsider?) – Particolari e retroscena
Paradossalmente, in un periodo storico purtroppo segnato da guerre (reali) e costanti tensioni, le polemiche allo Strega appaiono decisamente meno intense di un tempo. Da ormai un po’ di anni, infatti, le querelle che tradizionalmente accompagnano (in parte alimentandolo) l’ambito riconoscimento romano, si sono fatte oggettivamente più rare, e in generale, sono meno d’impatto, non solo a livello mediatico.
E veniamo così alla seconda discussione dell’edizione 2025 (la prima era stata generata dalla proposta di candidatura di Fabio Volo da parte dell’Amico della domenica Fulvio Abbate, rifiutata dallo stesso autore-bestseller Mondadori): ci riferiamo naturalmente a I giorni di Vetro di Nicoletta Verna, romanzo edito da Einaudi Stile Libero, rimasto fuori dalla “dozzina”.
A proposito, tra chi non ha trovato posto nei “12”, troviamo anche Gino Castaldo (HarperCollins Italia), Pier Paolo Di Mino (Laurana), Angelo Ferracuti (Mondadori), l’ex ministro della Cultura Dario Franceschini (La Nave di Teseo), Michele Masneri (Adelphi) e Raffaele Nigro (La nave di Teseo)…
“Ci è sembrato che altri libri fossero più convincenti dal punto di vista letterario”
Stefano Petrocchi, alla guida della Fondazione Bellonci, intervistato da Repubblica ha scelto di chiarire pubblicamente il suo punto di vista: “Non mi voglio nascondere. Ci è sembrato che altri libri fossero più convincenti dal punto di vista letterario. Questo non vuoi dire che abbiamo ritenuto I giorni di Vetro un libro malfatto o sciatto“. E ancora: “A me è piaciuto, ma con qualche limite. Non è sicuramente tra le proposte che più ho apprezzato in questa tornata”.
“Garantire pluralità…”
Petrocchi ha poi tenuto a sottolineare che “uno degli obiettivi del comitato nell’orientare il lavoro di selezione è garantire una pluralità di voci, stili, temi, generazioni… Abbiamo fatto una scelta di inclusione, non di esclusione. Volevamo includere autori e autrici di generi diversi e che venissero da mondi editoriali vari… Vogliamo semmai rendere il premio più imprevedibile possibile e far capire che qualsiasi editore, anche piccolo, può concorrere e competere…”.
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La delusione di Einaudi (Stile Libero), fuori dalla “dozzina”
Subito dopo il verdetto della “dozzina”, Paolo Repetti, alla guida di Einaudi Stile Libero, l’altro ieri aveva commentato: “L’esclusione di Nicoletta Verna dalla dozzina del Premio Strega sorprende e dispiace. È una scelta difficile da comprendere per chi riconosce in lei una delle voci più solide e originali della narrativa italiana contemporanea. Chi ha preso questa decisione – legittimamente, secondo le regole del Premio – ha adottato un criterio che non condivido, ma che rispetto. Per fortuna, la letteratura ha un tempo e un pubblico che vanno oltre qualsiasi giuria”.
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Il sostegno a Verna da parte di autrici e autori
Via social, Nicola Lagioia, scrittore (Einaudi) già Premio Strega, aveva a sua volta argomentato: “In un paese di letterati, Nicoletta Verna è una delle poche narratrici. Se pensate sia facile imbastire per bene un intreccio, provateci. Non avevo mai letto niente di suo prima di Giorni di vetro. È stata una lettura appassionante. Si tratta di genere? Si può dire lo stesso per certi film di Sergio Leone, il quale, infatti, in un contesto di cinéphile, è stato a lungo considerato un autore meno interessante di altri (mi è capitato, in certi momenti, di leggere Giorni di vetro proprio come un western). Peccato non sia entrato nella dozzina dello Strega. Così come – autore e libro completamente diverso – mi era dispiaciuto l’anno scorso per Andrea Piva. Scrittori a mio modo di vedere capaci di portare qualcosa di nuovo e (anche qui, su piani e con proporzioni differenti) di raccogliere intorno a sé un pubblico non scontato e imprevisto di lettori. Le decisioni dei comitati tecnici sono insindacabili, ne ho grande rispetto. Ma che gioco sarebbe senza qualche commento? (Del resto, sono un amico della domenica che non può votare i suoi preferiti)…”.
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Altre autrici e autori hanno sostenuto via social Verna, criticando la scelta del Comitato direttivo dello Strega.
Quanto all’autrice al centro del “caso”, ha invece accettato il verdetto: “Ringrazio di cuore tutte le persone che in queste ore stanno dimostrando il loro affetto per I giorni di Vetro. Sono meravigliata e commossa. Fuori da ogni retorica, è il traguardo più prezioso e lusinghiero cui mai avessi potuto ambire. Grazie infinitamente, e un grande in bocca al lupo ai dodici finalisti del Premio Strega”.
Staremo a vedere se, dalle parti di Stile Libero, si consoleranno con il Premio Strega Europeo (in cinquina c’è infatti l’apprezzato Il giorno dell’ape di Paul Murray…).
Bajani, Nori, Terranova e Rasy a contendersi il Premio Strega 2025? O un outsider?
Tornando al premio principale, invece, a questo punto sarà interessante capire se Mondadori, un tempo casa editrice protagonista assoluta delle polemiche stregate (e dell’albo d’oro), proverà a tornare alla vittoria (che manca dal 2012) con Paolo Nori, autore di Chiudo la porta e urlo.
La sfida, che al momento appare ancora aperta, è infatti tra lo stesso Nori, Andrea Bajani, autore per Feltrinelli di L’anniversario (uscito nel 70esimo della casa editrice), Nadia Terranova, autrice per Guanda di Quello che so di te, ed Elisabetta Rasy, che per Rizzoli ha firmato Perduto è questo mare.
L’ordine di arrivo in cinquina, che si conoscerà mercoledì 4 giugno al Teatro Romano di Benevento, dirà molto sul risultato finale (l’appuntamento conclusivo è in programma giovedì 3 luglio nel giardino del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, a Roma).
Sempre che non sia l’anno delle sorprese… Lo stesso Petrocchi, via Repubblica, del resto ha voluto citare “la scoperta di libri candidati che non ci aspettavamo, di grande qualità. Penso a Portofino Blues di Valerio Aiolli, Ricordi di suoni e di luci di Renato Martinoni e Poveri a noi di Elvio Carrieri“…
A chi andrà la vittoria nell’anno del “predominio del racconto dell’Io”, fatto notare da Melania G. Mazzucco?
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