Mentre in Inghilterra cresce la preoccupazione degli editori indipendenti per le voci sulla possibile chiusura del servizio di distribuzione riservato a marchi terzi di Penguin Random House (primo gruppo librario al mondo) a Grantham, qual è la situazione in Italia? L’intervista a Renato Salvetti, Amministratore delegato di Messaggerie Libri, che tranquillizza i 778 marchi distribuiti, forte dell’investimento nel “progetto shuttle”, con l’intento di creare un nuovo polo distributivo, in larga parte automatizzato: “Nel 2022, rispetto al 2021, per un distributore i costi operativi sono molto aumentati, e rispetto al passato le complessità sono maggiori. Il nuovo impianto offre livelli di efficienza e di efficacia non paragonabili a quelli della tecnologia che abbandoneremo completamente a breve. Dobbiamo confrontarci con l’attesa dei consumatori finali e dei librai di ricevere le pubblicazioni in tempi molto più rapidi…”. E sul futuro del settore: “La distribuzione diventerà sempre più un lavoro da specialisti, in cui è vitale poter contare su economie dimensionali importanti. La complessità logistica richiede investimenti in tecnologia e software…”

Nel settore della distribuzione dei libri costi e complessità sono aumentati negli ultimi anni, e le difficoltà non mancano anche per realtà molto grandi: la conferma, come ha raccontato The Bookseller, arriva dal primo gruppo librario al mondo, Penguin Random House, che sta valutando di chiudere nel 2025 il suo servizio di distribuzione destinato agli editori indipendenti, con sede a Grantham, nella contea inglese del Lincolnshire.

Secondo Tom Weldon, amministratore delegato di Penguin Random House (reduce dalla mancata discussa acquisizione di Simon & Schuster), i costi di gestione a Grantham sono aumentati anche a causa di “macrofattori esterni”, con rischi per la sostenibilità del servizio, che ogni anno distribuisce oltre 140 milioni di libri, pubblicati da circa 40 case editrici. Tra le cause citate, l’impatto della Brexit e l’aumento dei prezzi di carta ed energia, oltre agli stop nei mesi più duri della pandemia, che hanno ristretto ulteriormente i margini.

Ancora non sono state prese decisioni definitive, ma a rischio licenziamento ci sarebbero circa 200 dipendenti.

La notizia ha inevitabilmente creato allarme tra gli editori indipendenti distribuiti da Penguin Random House attraverso Grantham Book Services, il cui servizio, stando alle dichiarazioni raccolte da The Bookseller, è apprezzato dai clienti, che ora sono preoccupati per le conseguenze operative della chiusura.

Sta di fatto che (anche) distribuire libri è diventato più costoso: allo stesso tempo, le realtà che operano in questo ambito non possono prescindire da ingenti investimenti, necessari per rendere il loro servizio più efficiente.

Ma qual è la situazione in Italia? Lo abbiamo chiesto a Renato Salvetti, Amministratore delegato di Messaggerie Libri, realtà con una storia centenaria alle spalle, scelta da 778 marchi editoriali, e che annovera circa 4mila punti vendita (compresi ecommerce, librerie e cartolibrerie).

Salvetti, anche in Italia distribuire libri è diventato più costoso?
“Nel 2022, rispetto al 2021, per un distributore i costi operativi sono molto aumentati: abbiamo avuto incrementi superiori del 10% nei costi di trasporto, di quasi il 30% nel comparto imballi e materiali, per non parlare dei costi dell’energia e del gas, aumentati di oltre il 60%. Tali incrementi non hanno comportato aumenti di costo dei servizi per i nostri editori. Speravamo di recuperare una parte di questi aumenti  grazie all’incremento del prezzo di copertina medio, ma neppure questo è successo a causa del diverso mix di copie distribuite rispetto al 2021”.

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Detto dei costi, in che modo distribuire libri è diventato più complesso?
“Rispetto al passato la complessità è aumentata. Il numero di titoli distribuiti – oltre 300.000 – sulle migliaia di punti vendita che raggiungiamo, fa sì che ormai l’attività di un distributore necessiti di tecnologie di movimentazione del prodotto con un buon livello di automazione. La tecnologia che abbiamo utilizzato fino all’anno scorso, e che dismetteremo completamente a breve, pur essendo ancora la più moderna utilizzata in Italia, è ormai obsoleta. Fu pensata all’inizio di questo secolo e utilizzata per la prima volta nel 2007, nel nostro magazzino di Carpiano: potete immaginare in vent’anni com’è cambiato il nostro mercato e come si sono evolute le esigenze dei consumatori. Pensare di approcciare le nuove sfide logistiche con questi sistemi è velleitario”.

messaggerie libri

A questo proposito, Messaggerie Libri ha investito nel cosiddetto “progetto shuttle”, con l’intento di creare un nuovo polo distributivo, in larga parte automatizzato. Parliamo di uno spazio di 83 mila metri quadri, con 500 lavoratori impiegati e un magazzino da 10 milioni di copie: a che punto siete? E quali miglioramenti del servizio vi aspettate?
“Il nuovo impianto offre livelli di efficienza e di efficacia non paragonabili a quelli della tecnologia che abbandoneremo completamente a breve. C’è un salto di qualità enorme in tutti i processi, dal ricevimento della merce alla lavorazione della resa, alla preparazione delle spedizioni. Si basa su principi semplici”.

Quali?
“Tutti i libri vengono posizionati dentro delle cassette, che entrano all’interno di un magazzino intensivo, che ne può contenere oltre 420mila. Queste cassette vengono movimentate da 392 robot, che ricevono 12mila cassette all’ora, rilasciandone il medesimo numero. Le cassette arrivano poi a 32 postazioni, nelle quali degli operatori prelevano i libri ordinati e li posizionano nelle scatole per l’invio ai nostri clienti. Il processo termina con una palettizzazione automatica dei colli. Questo sistema ci permetterà di evadere anche ordini arrivati nel medesimo giorno e di rendere disponibili le copie rientrate in resa entro 48-72 ore dal loro arrivo in magazzino. Il sistema è estremamente complesso e abbiamo superato una fase molto delicata del progetto”.

Cosa è successo?
“Purtroppo, all’inizio dell’anno siamo inciampati in un problema informatico inatteso, che ha comportato dei ritardi nella nostra operatività: un magazzino che deve spedire 130-140mila copie al giorno e che riceve 40-50mila copie di rese non si può permettere di avere problemi informatici per un paio di giorni. Abbiamo superato questa criticità e confidiamo che il miglioramento della qualità del servizio che potremo presto offrire farà dimenticare ai nostri clienti i disagi della prima difficile settimana dell’anno. Chi viene a visitare il nostro sito di Stradella si rende conto della grandiosità del progetto e della sua complessità”.

Ora guardiamo al medio periodo: quali cambiamenti si aspetta nel settore della distribuzione libraria?
“La distribuzione diventerà sempre più un lavoro da specialisti, in cui è vitale poter contare su economie dimensionali importanti. La complessità logistica richiede investimenti in tecnologia e software. Basta guardare a cosa avviene oltre i nostri confini nei Paesi più avanzati, dove c’è un’elevata concentrazione e ci sono forti investimenti ricorrenti. Oggi il distributore moderno si deve confrontare con l’attesa dei consumatori finali e dei librai di ricevere le pubblicazioni in tempi molto più rapidi rispetto al passato. Abbiamo quindi davanti sfide da approcciare in modo ‘industriale’, come il servizio di consegna al consumatore finale per conto delle piattaforme online e i siti degli editori. Ma il lavoro del distributore moderno non è solo questo”.

E quali sono le altre necessità?
“È necessario fornire una serie di servizi che aiutino l’editore nella sua attività. Penso alla gestione del dato (sell out – sell in – giacenze etc.), per favorire scelte sempre più informate e consapevoli, servizi di natura finanziaria, integrazione con i software ERP, servizi di stampa integrati con i processi distributivi secondo il principio ‘di stampare quello che serve quando serve’. Questo tipo di progettualità e di assistenza si può trovare solo in distributori che concentrano la loro attenzione esclusivamente su questo business. Solo un distributore specializzato e indipendente poteva investire oltre quaranta milioni in innovazione tecnologica in piena pandemia, con le librerie chiuse e mille incognite sul futuro. Ma nel nostro caso non si è trattato di un’eccessiva propensione al rischio, semplicemente della lettura di segnali più o meno deboli che ci confortavano sul futuro del nostro mercato e del prodotto libro e negli editori da noi distribuiti, che devono essere tranquilli del nostro impegno negli anni a venire nel presidiare il mercato, offrendo i migliori standard europei”.

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