“Sul piano morale mi sento di chiedere scusa”. Il filosofo Leonardo Caffo è stato condannato nel processo per maltrattamenti e lesioni aggravate nei confronti dell’ex compagna – I particolari

Nelle scorse settimane non sono mancate le polemiche legate all’invito a prendere parte alla fiera romana Più libri più liberi per parlare del suo ultimo libro. Ora si torna a parlare del filosofo Leonardo Caffo, per la sentenza nel processo per maltrattamenti e lesioni aggravate nei confronti dell’ex compagna.

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Come riporta l’Ansa, Caffo è stato condannato a 4 anni di carcere. Lo ha deciso la quinta sezione penale del Tribunale di Milano, presieduta da Alessandra Clemente, al termine del processo. L’imputato è stato condannato anche al risarcimento delle parti civili per 45 mila euro complessivi, ed è stato interdetto dai pubblici uffici per cinque anni, come aggiunge Repubblica.it, che ricostruisce il caso.

La Procura aveva chiesto quattro anni e mezzo di reclusione e di non riconoscere le attenuanti generiche.

Dopo la sentenza, ai giornalisti Caffo ha spiegato: “Sul piano morale mi sento di chiedere scusa“.

I difensori di Caffo sono pronti a fare appello.

Nei giorni scorsi, nell’annunciare che non avrebbe tenuto il suo incontro a Più libri, Caffo sui suoi social aveva scritto: “(…) Se la mia sola presenza rovina una fiera così importante, per la cultura italiana e dedicata a un così alto ideale, credo sia necessario come intellettuale fare un passo indietro”. E ancora: “Chiedo scusa a tutte coloro a cui ho arrecato fastidio e spero un giorno di poter tornare a fare cultura insieme in un modo libero e rispettoso, augurandomi un giusto corso delle cose. Molto presto si capirà come sono andate le cose; sarà mia cura, qualora mi sia sbagliato, fare un ulteriore passo indietro e smetterla di arrecare ogni disturbo derivante dalla mia sola esistenza in vita. Se posso: non litigate, né tra di voi né con me. Io me ne sono andato, ora ricominciate a parlare di cose belle: ne abbiamo tutti bisogno. Non shitstorm, non cattiverie inutili: se ho sbagliato pagherò, se non ho sbagliato non pagherà nessun altro. Voglio solo un po’ di pace, leggere e scrivere”.

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