Dopo “Gli autunnali”, “Gli estivi” e “Gli invernali”, Luca Ricci chiude la sua quadrilogia delle stagioni (ma va specificato che si tratta di una quadrilogia anti-seriale, che vede protagonisti personaggi diversi) con “I primaverili”, un romanzo che torna a indagare le passioni delle donne e degli uomini, ancora una volta raccontati nel disperato tentativo di amarsi – su ilLibraio.it un estratto

Dopo Gli autunnali, Gli estivi e Gli invernali, Luca Ricci, nato a Pisa nel 1974, chiude la sua quadrilogia delle stagioni (ma va specificato che si tratta della chiusura di una quadrilogia con una storia orizzontale, ma di una quadrilogia anti-seriale che vede protagonisti personaggi diversi) con I primaverili (La Nave di Teseo), un romanzo che torna a indagare le passioni delle donne e degli uomini, ancora una volta raccontati nel disperato tentativo di amarsi e acciuffare la cosa più sfuggente ed emozionante di tutte: il tempo.

Nel libro troviamo un uomo che ha scritto un romanzo e una donna con una passione smisurata per Roland Barthes: per quanto tempo possono ignorarsi se frequentano la stessa libreria di quartiere? Presto i due si baciano, in effetti, illuminati dal culto condiviso per i libri. Sembrerebbe una storia destinata a una qualche forma di felicità, eppure la bilancia non è in perfetto equilibrio. La donna sembra custodire un mistero che è anche un dogma intoccabile del suo cuore: spurgare il sesso dall’amore, pretendere un rapporto “bianco”. L’ uomo saprà decifrare quel mistero – talvolta così fastidiosamente simile a un’imposizione – o ne rimarrà vittima? E il valore della castità, il tentativo di ritornare vergini così come si fa risalendo la corrente impetuosa di un fiume fino alla sorgente, saprà davvero purificare i sentimenti o non sarà piuttosto una capricciosa forma di idealismo?

Mentre la primavera romana sboccia, la relazione dei due sembra dipanarsi soltanto per creare nodi e garbugli ancora più consistenti – come avviene spesso in amore e nella vita…

I primaverili Luca Ricci

Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, proponiamo un estratto:

23 marzo

Non combino niente e l’arrivo della primavera mi spaventa. È come se fossi rimasto dentro all’inverno, fedele al suo semplice dettato: sonnecchiare sotto le coperte (ma anche quelli che d’inverno diventano iperattivi secondo me non combinano granché, fare troppo equivale a non fare niente, i bulimici del fare sono l’altra faccia degli oziosi, gli indaffarati cronici e i perdigiorno
potrebbero tranquillamente scambiarsi le agende).

Riesco a trascinarmi fino alla solita libreria nelle adiacenze di piazza Mazzini. In fondo per arrivarci devo imboccare una sola strada – via Lepanto –, anche il più pigro dei pigri riterrebbe l’itinerario abbordabile. Nessuna sequenza anomala di strade e stradine da percorrere. Nessuna tortuosità.

Trovo la stessa donna dell’altro giorno, la Valentina di Crepax. Più che un’inserviente sembra una lettrice che si è sistemata per caso dietro la cassa. Stupidamente chiedo notizie della proprietaria, tal Silvana. Mi risponde di sottecchi, quasi senza alzare gli occhi dal libro (ha gli occhi blu, bistrati di nero, qualche ruga intorno).

“È andata in vacanza a Lisbona,” m’informa.

Potrei rilanciare con qualche sciocchezza di poco conto, mettermi a discettare sul clima temperato dall’oceano Atlantico o dell’anticiclone delle Azzorre, però m’impappino, già solo formulare un’opzione decente di dialogo mi confonde, mi fa andare nel pallone. Allora mi chiedo: perché? Perché davanti a questa donna vado così in difficoltà? Non che io sia niente più che un orso, ma mi riconosco una certa dote affabulatoria ove la situazione sia favorevole. E qui dentro non ci siamo che noi, giorno dopo giorno. Probabilmente è una situazione troppo favorevole, mi sento in dovere di approcciare la donna e mi autosaboto.

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