“Ho vanamente cercato la guarigione scrivendo. La ferita è ancora qui. Con il tempo mi sono cresciuti dentro consigli che posso dare”, spiega Franco Arminio nella sua nuova raccolta di poesie e testi, di cui ilLibraio.it pubblica due brani

Percorrendo l’Italia palmo a palmo, nella sua paziente auscultazione del mondo, già da tempo Franco Arminio registrava una epidemia in corso: quella dell’“autismo corale”, che ci vede rinchiusi dietro i nostri piccoli schermi, impegnati in una comunicazione che ha perso ardore e vitalità. Nel suo nuovo libro, la raccolta di versi e testi La cura dello sguardo. Nuova farmacia poetica (Bompiani), Arminio offre le sue parole e il suo stesso corpo come testimonianza, come repertorio di tentativi e rimedi: “Ho vanamente cercato la guarigione scrivendo. La ferita è ancora qui. Con il tempo mi sono cresciuti dentro consigli che posso dare”.

libro franco arminio

Come spiega l’autore stesso, “non si possono fare grandi imbrogli, almeno con se stessi. Possiamo metterci tanti vestiti, ma la nudità possibile è una sola, una per ognuno”.

Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, pubblichiamo due brani dal nuovo libro di Arminio:

© 2020 Giunti Editore S.p.A./Bompiani
Published by arrangement with The Italian Literary Agency

CONSIGLI PER AMMALARSI POCO. Resta imperfetto. Non preoccuparti se ti opprimono. Peggio per loro. Resta pronto a cambiare. Fatti a pezzi, ma non troppo piccoli, non ti puoi riattaccare. Tieni conto dei tuoi difetti, non di quelli degli altri. Cerca di conoscere bene il luogo in cui ti trovi. Bada all’attimo e all’impressione. Non trattenerti troppo, non farti il nido. Fai molto sesso, specialmente quando non ti sembra il caso. Non confidare troppo nella medicina: ci sono malattie che sono pericolose solo quando sai di averle. Sappi che i poeti sono più forti dei politici e anche dei mafiosi, ma non lo sanno, non sanno che può vivere solo chi ha le zanne di un animale nella carne. Noi siamo quello che ci accade mentre veniamo morsi. Sappi che si continuerà ancora per un poco con le solite manfrine ma nel complesso è finita, appartieni a una specie stanca, superata. Puoi essere sicuro che si muore e su quello che accade prima cerca di rimanere incerto. Conduci la tua esistenza al buio e per conto tuo. Cerca le tue parole. Chi cerca le sue parole si ammala assai poco.

(…)

L’ATTRITO. Ognuno di noi a un certo punto della sua vita ha due problemi. Il primo viene dalla consapevolezza che il tempo da vivere non è più tanto grande. Il secondo è che il tempo vissuto ha consumato equivoci e incertezze. Se ti guardi bene la tua condizione è chiara, chiaro il pozzo in cui ti trovi. Ognuno di noi sa che sta scivolando in un imbuto. Cambiano le situazioni, c’è chi deve gestire successi e chi fallimenti, ma la condizione di fondo è la stessa: siamo dentro una solitudine irrimediabile. Ci aggiriamo per il mondo con un vuoto in mezzo al petto e quello che buttiamo dentro per colmarlo non serve a niente. Il vuoto si riempie a volte in forma illusoria per epifanie impreviste e improvvise. Ognuno ha le sue. Bisogna capire che sono provvisorie. La realtà quotidiana è fatta di sfregamenti, con noi stessi e con gli altri. Forse la nostra non è una società liquida. Viviamo in un’età fricativa. Ogni cosa deve farsi spazio tra mille altre. Quello che è un sentimento per qualcuno produce un risentimento per qualcun altro. Non c’è una strada libera, ovunque posti di blocco. Nessuno ti perdona, specialmente i peccati che non hai commesso. Quelli sono i più facili da condannare, proprio perché l’accusatore può dar loro la misura che vuole. L’attrito è in famiglia, è con gli amici, è con il tuo luogo di residenza, è con il tuo passato e il tuo futuro. L’ansia non è altro che l’attrito al futuro. L’ansioso immagina un male che non è ancora avvenuto.

(continua in libreria…)

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