Ormai è come se Francesco Piccolo li avesse brevettati, i momenti di cui è fatta la vita: arriva in libreria “Momenti trascurabili”, la terza raccolta (a 10 anni dalla prima) dello scrittore vincitore del Premio Strega che, con il suo consueto sguardo attento (e autoironico), si concentra su tutti quei frammenti che riescono a rendere unica la nostra quotidianità – Su ilLibraio.it un estratto

Le bombolette di autan che sei costretto ad agitare; prendersi il lusso di non chiudere l’acqua sotto la doccia; scegliere un bel paio di calzini eleganti; il tassista che ti chiede, appena sali a bordo, “che strada facciamo?”: sembrano forse momenti trascurabili, eppure, in un certo senso, sono impossibili da dimenticare.

Che la bellezza si nasconda nelle piccole cose, ce lo hanno detto in molti. In particolare si è espresso in merito Francesco Piccolo con il suo libro Momenti di trascurabile felicità (da cui è stato tratto l’omonimo film con Pif), una raccolta (pubblicata da Einaudi nel 2010) di tutti quei frammenti quotidiani che, nella loro semplicità, riescono a rendere la vita più bella e leggera.

Diventato un cult, da leggere e leggiucchiare come un’antologia di brevi, spesso autoironici, racconti, una sorta di genere personale dello scrittore casertano, vincitore del Premio Strega 2014 con Il desiderio di essere come tutti e sceneggiatore, tra le altre cose, della serie L’amica geniale, il libro viene seguito da Momenti di trascurabile infelicità (sempre Einaudi). E adesso, a 10 anni dal primo, arriva una terza uscita a inserirsi in questa scia: Momenti trascurabili (Einaudi).

momenti trascurabili Francesco piccolo

Ormai è come se Piccolo li avesse brevettati, i momenti di cui è fatta la vita: c’è qualcosa, nella qualità del suo sguardo, che dilata il tempo delle nostre giornate, imprestandoci la sua leggerezza e la sua vitalità. Fino a farci chiedere se davvero è così trascurabile, tutto questo. Il divertimento di vivere ogni istante (anche quelli che dimenticheremmo volentieri) ormai lo conosciamo bene. E non ci stancheremo mai di ritrovarlo.

“Ogni singolo gesto, i sapori, l’aria, il tempo, la stoffa, la strada, la persona accanto, il profumo, il panorama, il vento, la porta, il sorriso. Tutto, tutto. La vita non finisce piú, se si sa comprendere ogni singolo momento di un giorno solo”.

Per gentile concessione della casa editrice, su ilLibraio.it un estratto:

Il posto dove mi sento più a casa dopo la mia casa è l’autostrada. In autostrada si può mangiare, dormire, fare pipì, prendere dei grandi svincoli, uscire, rientrare. Intanto però sei dentro. Il fatto di entrare a un casello e uscire a un altro, il fatto quindi che ci siano come dei posti di blocco, e quindi si è dentro qualcosa, mi fa stare tranquillo.

Sento da molti anni che qualcuno preferisce fare la strada normale, la provinciale, la statale, passare attraverso i paesini, scendere, salire, fermarsi a dormire da qualche parte, scoprire posti mai visti. Li capisco, è divertente, ti sembra di tornare indietro nel tempo, conosci dei luoghi che non avresti mai conosciuto. Ma vuoi mettere con quella strada dritta, isoradio, il pannello luminoso che ti minaccia se non allacci le cinture, il Rustichella e il Fattoria con la coca-cola alla spina che significa un po’ sfiatata, l’area di sosta, l’occhio sul tachimetro perché ti dimentichi il limite di velocità, il cretino che sorpassa a destra e ti permette di sfogare un po’ di rabbia accumulata perché qualcuno ha comprato i Puff prima di uscire e ora l’auto è pregna di odore di formaggio, vuoi che guidi un po’ io?, sei stanco ci vogliamo fermare?, facciamo benzina adesso o alla prossima area di servizio?, l’acqua l’hai presa?, ci fermiamo per un caffè cosí ci sgranchiamo un po’ le gambe? In autostrada si fanno molte domande, si è gentili, si va dritti verso una meta e la meta è chiara e indicata da pannelli verdi che cominciano ad avvisarti alcuni chilometri prima.

(continua in libreria…)

 

Fotografia header: Francesco Piccolo Getty mag 2020

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