In “Splendore e viltà” l’americano Erik Larson torna ad affrontare la grande Storia con il suo metodo collaudato: ricostruire fatti accaduti con accuratezza maniacale e raccontarli con il piglio (e il gusto) del romanziere, fino a far dimenticare al lettore in quale territorio si trovi – finzione o realtà? – L’approfondimento

“Göring convocò Willy Messerschmitt e lo rimproverò per aver aiutato Hess. Poi gli chiese come avesse potuto permettere a un individuo così palesemente fuori di senno di avere un aeroplano. Messerschmitt rispose: ‘Come potevo supporre che a occupare una posizione tanto alta nel Terzo Reich fosse un pazzo?'”.

Londra, 10 maggio 1940. Mentre Adolf Hitler muove la sua guerra-lampo contro Olanda, Belgio e Lussemburgo, il comandante della Marina britannica Winston Churchill viene convocato a sorpresa da re Giorgio. Il sovrano balbuziente non ha mai nutrito troppa fiducia nel Lord Ammiraglio, a suo tempo contrario all’abdicazione del fratello maggiore Edoardo VIII, ma adesso, di fronte a una crisi parlamentare che ha tolto la fiducia al primo ministro Chamberlain, si trova costretto a chiedergli di formare un nuovo governo. Per Churchill, politico di lunghissimo corso, è il coronamento di un sogno, e il primo passo dentro l’incubo.

Splendore e viltà Erik Larson

Dopo un pluripremiato ritratto di serial killer (Il diavolo e la città bianca, presto una serie televisiva prodotta da Scorsese) e un virtuosistico spaccato della vita berlinese sotto il primo Nazismo (Il giardino delle bestie), l’americano Erik Larson torna ad affrontare la grande Storia con il suo metodo collaudato: ricostruire fatti accaduti con accuratezza maniacale e raccontarli con il piglio (e il gusto) del romanziere, fino a far dimenticare al lettore in quale territorio si trovi – finzione o realtà? E se le sessanta pagine di note, indici e bibliografia che chiudono Splendore e viltà (Neri Pozza, traduzione di Raffaella Vitangeli) chiariscono oltre ogni dubbio che Larson non inventa, rimane sbalorditivo che quanto racconta possa essere davvero accaduto in questi termini, e che sia in suo potere rievocarlo così vividamente.

Di Churchill è stato detto tutto. Se non erro è suo il record di personaggio storico più biografato, e fra serie come The Crown e film come L’ora più buia non passa settimana senza che la sua vita faccia capolino dal televisore. Forse per questo Splendore e viltà salta a piè pari i primi sessantacinque anni dell'”eccentrico Winnie” e, cosa più spiazzante, lo abbandona nel cuore della guerra, poco dopo il folle volo del numero due nazista Rudolf Hess (un altro 10 maggio). All’autore, infatti, non interessa comporre l’ennesima biografia del grand’uomo: quello cui mira è il quadro più ampio, la società britannica sotto le bombe che il primo ministro raccolse, rinvigorì e guidò a una vittoria impensabile. Per questo, anziché rivolgersi a documenti ufficiali e annali di storia, Larson pesca nel mare magno di lettere, memorie, appunti e diari dell’epoca, affidandosi tanto a nomi famosi quanto a illustri sconosciuti per comporre una narrazione corale senza pari.

Scopriamo così aspetti quotidiani della guerra che, talmente aneddotici da non finire mai sui libri di storia, illuminano quanto e più dei miglior documentari: i pomeriggi sul prato a osservare le battaglie aeree tra RAF e Luftwaffe, la polvere infinita dopo i bombardamenti, i grammofoni nei rifugi per tenere alto il morale, i londinesi che fuggono in campagna a dormire nelle auto (“Morirei volentieri nel sonno, pur di riuscire a dormire”), Goebbels che trasmette in inglese finte istruzioni contro i raid allo scopo di seminare il panico, centinaia di volontari che tengono diari personali a uso dei sociologi, la Censura postale che intercetta le lettere e telegrammi per sondare l’umore generale, i guardiani degli zoo che uccidono ragni e serpenti velenosi nel caso le bombe distruggessero i recinti…

Tutto questo mentre in casa Churchill la figlia minore amoreggia con uno sconosciuto, il primogenito tradisce la moglie e la riempie di debiti, un segretario prediletto trama per lasciare Downing Street e andare al fronte, i collaboratori più preziosi minacciano dimissioni ogni due per tre e l’America, lontana e neutrale, manda emissari da sedurre a tutti i costi. Un mondo molto più ricco e complesso di quanto siamo abituati a pensare, che Splendore e viltà non si limita a restituirci: per lunghe ore di piacere lo trasforma nel nostro mondo – il segreto della grande narrativa.

Leggere Erik Larson è più che consigliato; forse dovrebbe essere obbligatorio. Di certo in un mondo perfetto tutti i libri di storia sarebbero scritti così.

 

L’AUTORE – Fabiano Massimi è nato a Modena nel 1977. Laureato in Filosofia tra Bologna e Manchester, bibliotecario alla Biblioteca Delfini di Modena, da anni lavora come consulente per alcune tra le maggiori case editrici italiane.

L’angelo di Monaco, è stato l’esordio italiano più venduto alla Fiera di Londra 2019: un thriller in equilibrio tra realtà storica e avvincente finzione, un viaggio all’inseguimento di uno scampolo di verità in grado, forse, di restituire dignità alla prima, vera vittima della propaganda nazista: la giovane e innocente Geli Raubal.

Il suo ultimo libro è Il Club Montecristo (Mondadori. 2021), giallo umoristico su carcere e relazioni.

Qui i suoi articoli scritti per ilLibraio.it.

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