Il libro “Storia di una famiglia perbene”, pubblicato per la prima volta nel 2018, ha ispirato la serie tv in onda su Canale 5, interpretata da Simona Cavallari e Giuseppe Zeno – Su ilLibraio.it la riflessione dell’autrice, Rosa Ventrella, sulla genesi dell’opera e sul desiderio che unisce i protagonisti, Maria e Michele

Per potervi parlare di Storia di una famiglia perbene credo sia necessario anticipare un passaggio che è quello che ha portato, nella mia mente, a ideare il personaggio di Maria, da tutti soprannominata “Malacarne”.

Si può intuire cosa significhi dalle mie parti questo soprannome sgradevole: vuol dire carne marcia, malvagia, stinta. Ed è così che si sente Maria che nel romanzo è la voce narrante. È lei infatti ad accompagnarci con il suo racconto nella vita degli altri personaggi che animano questa storia, e non solo: ci conduce per mano nella stessa vita del quartiere, il san Nicola di Bari, il quartiere più antico, la cosiddetta Bari vecchia, che nella fiction viene fuori con tutte le sue sfaccettature, l’incredibile fascino della babele di viuzze bianche, delle chianche lastricate, la bellezza silenziosa del mare e delle facciate normanne, una bellezza senza tempo in mezzo alla quale sguazzano uomini e donne di tutti i tipi, gente “perbene”, come dice il titolo.

Dunque, come è nata la storia di questa bambina, poi giovane donna? Una donna che si trova a fronteggiare un destino che le è già stato cucito addosso ma che a lei sta stretto?

Maria nasce come un’eroina volutamente bambina, volutamente fragile ‒ non si sente bella per gran parte della sua infanzia, né dentro né fuori, si sente invisibile, fatta della sostanza inconsistente di cui sono fatte le bambole di pezza. Ha imparato il silenzio, l’unica arma che le consente di attraversare da creatura non vista le strade dove tutta quella gente “perbene” conduce i suoi loschi affari. Forse è un’arte che ha appreso da sua madre Teresa, una donna straordinaria per me, che per tutta la sua vita ha cercato di salvaguardare i propri figli da ogni pericolo, sia quelli provenienti dall’esterno, sia le altalene umorali di Antonio De Santis, altro personaggio incredibilmente importante in questa storia.

Antonio è il puntello intorno a cui ruotano le vite dei figli e quella di sua moglie. Ognuno di loro si muove come tirato da fili immaginari che Antonio tende. In lui, però, non ritroviamo soltanto un uomo vittima dei suoi stessi demoni, inquieto, iroso, stregato da un inestinguibile desiderio di altrove che non riuscirà mai né a esaudire né a domare; in De Santis troviamo anche l’uomo qualunque che si ribella alla sconfitta certa, alle manovre della delinquenza, che non accetta di assoggettarsi.

Per questo, secondo me, la storia di questa famiglia ha un valore universale che supera quello del racconto tipico della saga, perché rappresenta, per certi tratti più macroscopici, l’eterna lotta tra il bene e il male, la volontà di affermazione dei deboli e spesso la necessità dello scacco per chi si ribella ai “sistemi corrotti” celati dietro facciate eleganti.

Qualcuno ha avvicinato i temi di questa saga a certe storie di verghiana matrice. Forse c’è un po’ di morale dell’ostrica nelle vicende dei De Santis, ma è ancora una volta Maria a entrare in gioco, con l’innocenza dei suoi anni e con la fanciullesca idea di poter cambiare il destino suo e di chi le sta intorno.

Lo stesso regista dell’omonima serie tratta ora dal libro, Stefano Reali, ha definito la storia tra Maria e Michele una sorta di Romeo e Giulietta in chiave moderna. Mi piace l’idea che Maria e Michele richiamino un amore così puro, rarefatto, incondizionato, anche se al centro della loro storia non c’è solo il sentimento che li unisce, ma, in una visione più catartica, il desiderio di riscatto, la voglia di autoaffermazione, la rottura di un giogo sociale e morale che va avanti da generazioni e che i due ragazzi cercano di spezzare.

In questo sta la forza del loro sentimento, nella capacità di opporsi a quello che sono. Una ribellione che passa anche attraverso la scuola e la cultura, come prima forma di emancipazione sociale. Se si osservano attentamente i due modelli femminili rappresentati da Maria e dalla madre Teresa, si nota subito il desiderio di raffigurare due realtà distanti, talvolta incomunicabili, anche se la ribellione di Maria si erge a modello per tutte le donne del suo quartiere, compresa sua madre.  Come a dire: se riesco a farlo io, piccola e fragile, riescono a farlo tutte.

Da madre ho ragionato molto sui molti modi in cui i peccati dei padri spesso ricadono sui figli e sulle figlie. Pur inconsapevolmente, e pur quando gli stessi padri fanno il possibile per evitarlo. Quanto resta attaccato alla pelle di quel che si è respirato da bambini? Più volte Maria definisce la sua “malacarne” come “un sangue che non si doveva ripetere“. Lo dice quando matura la consapevolezza di essere lei stessa il frutto di un padre come Antonio e di non potere niente contro questo dato irrefutabile. Per quanto odiato, ritorto, fragile, c’è un filo invisibile che la lega inesorabilmente a lui.

Questo interrogativo accompagna il lettore per l’intera storia. Non c’è una risposta vera e propria, la stessa Maria la cercherà per tutta la sua giovane vita, zigzagando tra rabbia e disprezzo, per poi ritrovarsi disarmata, incapace di continuare a odiare il suo passato e quello che è stata…

Copertina del libro Storia di una famiglia perbene

L’AUTRICE, IL LIBRO E LA SERIE TV – Rosa Ventrella è nata a Bari ma vive da più di vent’anni a Cremona. Laureata in Storia Contemporanea e specializzata in Storia delle donne, insegna Lettere, cura laboratori di scrittura e collabora con Tuttolibri. I suoi romanzi, fra i quali ricordiamo Il giardino degli oleandri e Innamorarsi a Parigi, editi entrambi da Newton Compton, sono stati tradotti in oltre 20 lingue e 30 Paesi.

Il libro Storia di una famiglia perbene (Newton Compton), invece, pubblicato per la prima volta nel 2018, è quello da cui è stata tratta una serie TV evento di Mediaset. Prodotta da 11 Marzo Film, per la regia di Stefano Reali, Storia di una famiglia perbene va in onda a partire dal 3 novembre, su Canale 5, ed è interpretata da Simona Cavallari e Giuseppe Zeno.

La vicenda si apre negli anni Ottanta a Bari vecchia, dove le estati trascorrono tra i vicoli di chianche bianche e i ragazzini si rincorrono nei dedali di viuzze, in mezzo ai profumi delle lenzuola stese e dei sughi saporiti. Maria cresce insieme ai due fratelli più grandi, Giuseppe e Vincenzo. È una bambina piccola e bruna con tratti selvaggi che la rendono diversa: una bocca grande e due occhi quasi orientali che brillano come punte di spillo. Ha pure un modo di fare astioso e insolente che le ha procurato il soprannome di Malacarne.

Vive immersa in una terra senza tempo, in un rione fatto di soprusi subìti e inferti, in cui è difficilissimo venire a patti con la vita. L’unico punto fermo nella sua vita è Michele, figlio della famiglia più disgraziata di Bari vecchia. La complessa amicizia tra i due si salda e rinforza attraverso i momenti salienti della loro esistenza. Fino a quando, diventati adulti, scopriranno che a legarli è ben più che un sentimento fraterno. Un amore che, anche se impossibile, li preserva dal rancore verso il resto del mondo e dalla decadenza che li circonda…

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