Una rete di realtà spesso lontane dai riflettori che unisce artisti, giovani antagonisti, attivisti, operatori del sociale, studenti. O, semplicemente, persone che amano il proprio quartiere e la propria comunità. I nuovi centri culturali italiani sono ora protagonisti di un libro, l’antologia “Bagliore”, in cui sei autrici e autori li raccontano…

I nuovi centri culturali italiani sono protagonisti di un libro, l’antologia Bagliore (Il Saggiatore), in cui sei autrici e autori (Federica Andreoni, Pierluigi Bizzini, Marco De Vidi, Giulia Gregnanin, Alessandro Monaci e Matteo Trevisani) li raccontano.

Come scrive nella prefazione Bertram Niessen, direttore e socio fondatore dell’agenzia di trasformazione culturale cheFare, “ogni centro culturale è una storia a sé. Nasce prima di tutto dalle biografie, dalle storie personali di chi l’ha messo in piedi. Sono proprio le relazioni ad abitare più di ogni altra cosa i nuovi centri culturali. A guardare con gli occhi socchiusi sembra quasi di vederle”.

bagliore libro

Il libro, curato proprio da cheFare, prende il nome dal progetto Bagliore, un programma di residenze artistiche nei nuovi centri culturali di cui ci siamo occupati nei mesi scorsi.

Fabbriche, dighe, centrali elettriche abbandonate restituite alla comunità e convertite in laboratori teatrali, gallerie, sale proiezioni. Residenze artistiche nate spontaneamente in sperduti villaggi di montagna. Vecchie aziende agricole ed ex caserme diventate auditorium e spazi espositivi. Rifugi alpini che organizzano festival musicali. Centri sociali occupati che pulsano di feste e musica elettronica.

Sono i nuovi centri culturali, una rete di realtà spesso lontane dai riflettori che unisce artisti, giovani antagonisti, attivisti, operatori del sociale, studenti. O, semplicemente, persone che amano il proprio quartiere e la propria comunità.

Nel libro sono raccolti sei racconti di giovani scrittori che, attraverso il loro sguardo, si sono immersi nella vita quotidiana dei Bagni Pubblici di via Agliè a Torino, degli spazi del Cre.Zi. Plus a Palermo, dell’ExFadda a San Vito dei Normanni, dell’Ex Villaggio Eni a Borca di Cadore, delle Officine Culturali a Catania, di Pollinaria a Civitella Casanova.

Attraverso storie e testimonianze di chi ha creduto nella possibilità di forme differenti di socialità e relazione tra individui, questi luoghi diventano molto più di quello che sembrano: una nuova via, più inclusiva e trasversale, di diffondere la cultura. Ecosistemi collaborativi che, nel rispetto e nella valorizzazione del territorio, hanno trovato una risposta alternativa alla crisi, trasformandosi in laboratori permanenti in cui immaginare nuovi, migliori, futuri possibili.

Certo, sullo sfondo c’è l’impatto della pandemia, che è stato pesante anche nei confronti di queste realtà. Quante di queste realtà sapranno resistere e reinventarsi?

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