“Non esiste la letteratura ‘per’ ragazzi, esiste la letteratura con i ragazzi e bambini dentro”: nella raccolta di articoli a tema della scrittrice Nadia Terranova, un’idea di infanzia che va di pari passo a un’idea di letteratura…

Pinocchio, l’adolescenza, il male e le figure nei libri; Maurice Sendak e Suzy Lee, Vanna Vinci e Franco Matticchio: nel corso degli anni Nadia Terranova ha fatto della letteratura per ragazzi l’oggetto principale della sua attenzione di critica, scrivendone periodicamente sui giornali. Ma, nel raccogliere in Un’idea di infanzia. Libri, bambini e altra letteratura (Italo Svevo) venti di questi pezzi, il discorso finisce per andare oltre gli autori, i libri e le questioni affrontate di volta in volta, offrendoci un’idea di infanzia che va di pari passo a un’idea di letteratura.

Nadia Terranova, Un’idea di infanzia

Introdotti da una conversazione con Giovanni Nucci, i venti pezzi che compongono Un’idea di infanzia si muovono tra storie antiche e favole moderne perché per l’autrice “non esiste la letteratura ‘per’ ragazzi, esiste la letteratura con i ragazzi e bambini dentro”.  E se è vero che “una società si racconta attraverso la sua letteratura” è vero che “quella per ragazzi, con le sue regole e la sua anarchia, con la libertà di un sottobosco, è la parte più interessante di quel racconto”.

“È così che ci formiamo, è in quei momenti che stiamo prendendo una strada diversa dai soliti tracciati: quando siamo bambini e quando siamo grandi regalandoci il gusto del proibito e una lettura audace, anarchica, non prevista”.  E gli adulti possono e devono forse tornare a “maturare verso l’infanzia”, come ci sussurrerebbe Bruno Schulz.

C’è qualcosa di selvatico nel portare un bambino sulla pagina. Qualcosa che ci costringe a fare i conti con il bambino che abbiamo dentro e con le sue pulsioni che non si fanno addomesticare, anzi: stanno cercando un luogo dove essere roboanti, potenti, anche offensive – come scriveva Natalia Ginzburg, non c’è vera offesa nella violenza e nella ferocia del mondo delle favole. Quella violenza e quella ferocia sono costitutive della formazione del nostro immaginario. Affiora nella letteratura per ragazzi la possibilità di una lotta contro i mostri molto esplicita sul piano simbolico, e quindi spesso più prismatica, più strutturata e misteriosa sul piano ermeneutico. Di solito chi scrive adottando il punto di vista di un minorenne ha una disponibilità più accesa alla parodia, alla tragedia, alla catastrofe e alla peripezia. C’è qualcosa di avventuroso nelle differenti visioni del mondo che ogni scrittore può offrire che ha a che fare soprattutto con la consapevolezza di compiere, in ogni libro che abbia per protagonista una persona che deve ancora formarsi come adulto, un viaggio più importante e terribile degli altri.

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