Composto negli anni precedenti al 1290 e poi inserito nella “Vita nuova” fra il 1292 e il 1924, il sonetto “Tanto gentile e tanto onesta pare” ci presenta l’apparizione quasi metafisica di Beatrice davanti a Dante che, pur essendo descritta come una giovane leggiadra e a modo, viene percepita dal poeta come una donna-angelo, figura eterea e sovrannaturale, che verrà sviluppata ancora meglio nella “Divina Commedia” – Storia, analisi e parafrasi dell’opera

Contenuto nel XXVI libro della Vita nuova (Garzanti, introduzione di Edoardo Sanguineti), Tanto gentile e tanto onesta pare è forse il sonetto più noto del sommo poeta Dante Alighieri (1265-1321), che pur nella sua apparente semplicità riesce a condensare in soli quattordici versi i significati chiave, la poetica e la sensibilità della corrente nota come Dolce stil novo.

Detta anche Stilnovismo, Stilnovo o Stil novo, quest’ultima prese piede nel panorama letterario italiano tra il 1280 e il 1310, in particolare all’inizio grazie all’impulso del bolognese Guido Guinizelli (1230-1276), anche se poi si spostò soprattutto a Firenze, dove venne ripresa da intellettuali del calibro dello stesso Dante, che per la prima volta la denominò così nella Divina Commedia (Garzanti, a cura di Emilio Pasquini e Antonio Quaglio).

Copertina del libro Divina Commedia di Dante Alighieri

Tanto gentile e tanto onesta pare: storia e curiosità

Composto negli anni precedenti al 1290 e poi inserito nella Vita nuova fra il 1292 e il 1924, il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare ci presenta l’apparizione quasi metafisica di Beatrice, che pur essendo descritta come una giovane leggiadra e a modo, viene percepita allo stesso tempo dal poeta come una donna-angelo, figura eterea e sovrannaturale che verrà sviluppata ancora meglio nella già citata Divina Commedia.

Ancora oggi non è chiaro chi fosse realmente questa fanciulla a cui Dante si ispirò nel corso dei suoi anni fiorentini: l’ipotesi più accreditata associa il suo nome a quello di una certa Beatrice Portinari (1265-1290), figlia di Folco Portinari e di Cilia di Gherardo Caponsacchi, che il poeta vide per la prima volta quando i due avevano solo nove anni.

Dopo quel momento già segnato dalla commozione e dal trasporto, ci vollero altri nove anni affinché Dante potesse rivederla: “Avvenne che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo […] e passando per una via, volse li occhi verso quella parte ov’io era molto pauroso, e per la sua ineffabile cortesia […] mi salutò e molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine”, scrisse nella Vita nuova, in un passaggio che ricorda da vicino il sonetto in questione.

E così, segnato profondamente dalla sua presenza, il poeta portò avanti la sua attività letteraria continuando ad ammirare le sue virtù, dovendo però accettare l’idea che Beatrice venisse data sposa in tenera età a Simone de’ Bardi e che lui, Dante, portasse a compimento il matrimonio combinato con Gemma Donati, a cui pochi anni dopo seguì per di più la morte della sua musa ispiratrice a causa delle complicazioni dovute a una gravidanza.

Si trattò di un momento difficile per il poeta, che tuttavia continuò a celebrarla scrivendo in suo onore “quello che mai non fue detto d’alcuna” e sublimandola a un ideale amoroso che durante il suo viaggio ultraterreno lo avrebbe guidato attraverso il Paradiso, dopo il congedo dal poeta latino Virgilio (70-19 a.C.).

La sua prima apparizione avviene nel XXX canto del Purgatorio, nel quale Beatrice entra in scena su un carro trainato dagli angeli, con un velo bianco e una corona d’ulivo sulla fronte, mentre il suo abito è rosso e il suo mantello verde – tre colori simbolo delle virtù teologali che, proprio grazie all’intercessione della sua musa, Dante sarebbe riuscito ad apprendere appieno alla fine del suo pellegrinaggio.

Tanto gentile e tanto onesta pare: analisi e parafrasi

Tanto gentile e tanto onesta pare è un sonetto in endecasillabi con schema di rime ABBA-ABBA-CDE-EDC, per la cui parafrasi completa (a cura di Mario Pallaglia), si rimanda al sito della Treccani.

Quanto invece alle figure retoriche, fra le più frequenti nel componimento si segnalano l’anastrofe (quand’ella altrui saluta, benignamente d’umiltà vestuta…), il chiasmo (miracol mostrare / Mostrarsi…mira), la perifrasi (va dicendo), la similitudine (par che sia una cosa venuta / da cielo in terra a miracol mostrare) e la sineddoche (dolcezza al core, de la sua labbia si mova).

Influenzata da tòpos e elementi già espressi nelle opere di Guido Cavalcanti (1255-1300 circa), la poesia si sofferma sulle reazioni di Dante alla vista di Beatrice, quali per esempio il tremore, lo sgomento e i sospiri, che quasi non gli permettono di alzare lo sguardo e che quindi rendono per lo più ineffabile la sua esperienza.

Mediante uno stile lento e ricco di aggettivi, che approfondisce con cura ogni singolo cambiamento o stato d’animo, capiamo comunque che la donna amata è una creatura celeste dalle qualità morali esemplari, la quale pare (ovvero, appare) gentile (di carattere nobile, elevato) e soprattutto onesta (cioè virtuosa), proprio come si addice a una giovane che oltre alla bellezza fisica ne vanti una tutta interiore.

Copertina del libro Vita nuova di Dante Alighieri

Ed è proprio a partire da questa iniziale lode a Beatrice che il poeta si sofferma poi sul tema del saluto, il quale non si limita a un atto di dolcezza o di educazione, ma che in senso etimologico (dal latino salutem dare) riconferma la capacità della fanciulla di avere su Dante un effetto benefico, trasmettendogli il messaggio di salvezza che arriva agli uomini direttamente da Dio.

Il suo ruolo salvifico è dunque già evidente in Tanto gentile e tanto onesta pare, e la sua presenza si configura come un viatico per Dante, che con la sua eleganza e raffinatezza ci trasporta in una dimensione sempre più incorporea e spirituale, dimostrandoci come da un incontro fugace si possano trarre a lungo forza, amore e ispirazione.

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Fotografia header: "Dante e Beatrice", Henry Holiday (olio su tela, 1882-1884 circa, Walker Art Gallery di Liverpool - Getty Editorial 13-06-2023)

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