“Cattedre più alte per tutti i professori”: fa inevitabilmente discutere il provocatorio editoriale di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera. Enrico Galiano, insegnante e scrittore, la pensa diversamente: “Un vero insegnante si sa far ascoltare anche se si siede in mezzo ai banchi, perché sa che la prima regola per farsi ascoltare dai ragazzi è ascoltarli”

“Cattedre più alte per tutti i professori”: fa inevitabilmente discutere l’editoriale-decalogo, volutamente provocatorio, pubblicato dal Corriere della Sera, firmato da Ernesto Galli della Loggia. Ecco il punto di vista di Enrico Galiano*, insegnante e scrittore

Un vero insegnante non ha bisogno di predelle, di cattedre rialzate, scagnetti o rialzi vari, per farsi ascoltare dai suoi ragazzi. Un vero insegnante si sa far ascoltare anche se si siede in mezzo ai banchi, perché sa che la prima regola per farsi ascoltare dai ragazzi è ascoltarli. 

Un vero insegnante non ha bisogno di esigere che gli alunni si alzino in piedi al suo ingresso in classe, per ottenere rispetto. Un vero insegnante sa che per ottenere rispetto dai ragazzi, è necessario prima di tutto rispettarli.

Un vero insegnante non ha bisogno di ricorrere a misure che per regolamento ne certifichino l’autorevolezza. Un vero insegnante sa che l’autorevolezza si conquista tutti i giorni: con lezioni che sappiano affascinare, con l’esempio, l’educazione, la gentilezza, la disponibilità.

Il ruolo dell’insegnante oggi è sempre meno quello del dispensatore di verità. L’epoca dell’ipse dixit, del metodo catechetico, del tu stai lì e ascolta che io ti spiego, è finita da un bel po’. Gli insegnanti più amati, più rispettati, e quelli che in definitiva restano più nel cuore e nella mente dei ragazzi non sono quelli che dall’alto dispensano risposte, ma quelli che sanno fare le domande giuste. Quelli che svegliano la curiosità, che aprono porte, che fanno viaggiare pensieri. I ragazzi ci chiedono questo, oggi, non perché siano dei irrispettosi, maleducati o con poco sale in zucca, ma perché di sale in zucca ne hanno fin troppo e hanno capito che non funziona così, che non esiste nessuna verità in tasca.

La cattedra posta più in alto non sarebbe un modo per ottenere maggiore rispetto e ascolto, ma il modo più rapido per far capire loro che senza uno sfoggio di autorità non siamo capaci di farci ascoltare. Invece lo siamo. Senza per forza salire in cattedra per farlo. E i ragazzi hanno ancora voglia di starci a sentire, se sappiamo parlare loro con le parole giuste.

L’AUTORE – Enrico Galiano*, insegnante e scrittore molto seguito sui social, da docente ha un motto: “Non ti ascoltano, se tu per primo non li ascolti”.

Eppure cadiamo felici (Garzanti), il suo romanzo d’esordio, racconta la storia di una ragazza di nome Gioia che colleziona parole intraducibili e si innamora di Lo che, nascosto dal cappuccio della felpa, gioca da solo a freccette in un bar chiuso. Quando i due giovani si innamorano, Lo sparisce nel nulla e starà a Gioia scoprire cosa è successo…

Il suo secondo romanzo, Tutta la vita che vuoi, vede protagonisti tre adolescenti, che parlano di loro stessi, delle loro paure, delle loro speranze e imparano che per sentirsi vivi c’è solo una cosa da fare: mettersi in gioco, rischiare qualcosa di vero.

Qui tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

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