Quando ci si approccia alla scrittura spesso ci si imbatte nel consiglio che invita a seguire principio dello “show don’t tell”, considerato uno dei pilastri dello stile narrativo moderno, che ha come caratteristiche l’essere coinvolgente, diretto e asciutto. Ma cosa significa esattamente questa espressione, e cosa vuol dire metterla in pratica nell’atto della propria scrittura?

Quello riassunto dal motto in lingua inglese show, don’t tell è uno dei principi basilari della scrittura. Tradotto letteralmente, questo precetto significa “mostra, non descrivere”, e sta a indicare come nel raccontare una storia sia molto più potente delineare un’azione, o un’immagine, piuttosto che descrivere un pensiero o uno stato d’animo.

Veniamo a un esempio classico di show don’t tell per capire cosa comporti nella pratica: nel caso in cui si voglia trasmettere al lettore che un personaggio è nervoso, al posto che dichiararlo apertamente (“La conversazione stava rendendo Pietro sempre più nervoso”), si può descrivere un’immagine che trasmetta lo stesso concetto (“Mentre parlava, il tallone di Pietro traballava freneticamente sotto la sedia”).

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Una delle ragioni per cui questa tecnica risulta funzionale è che permette al lettore di trarre le proprie conclusioni senza “l’intrusione” dello scrittore. Un’altra è che il testo ne giova in immediatezza e coinvolgimento di chi legge. Tutti infatti abbiamo presente delle immagini particolari dei libri che abbiamo letto, che ci hanno colpito e che per questo ricordiamo un po’ come fossero scene di un film. Più difficilmente invece rimangono impresse le dettagliate esposizioni dell’interiorità dei personaggi, o le descrizioni delle emozioni da lui provate.

Applicare questo principio permette inoltre di stimolare nel lettore la sfera sensoriale: un’immagine ben descritta infatti può persino far scaturire una percezione o una sensazione a livello fisico. Pensiamo per esempio a espressioni come bocca tremante, nodo allo stomaco, o mano irrigidita, che, nel giusto contesto narrativo, sono in grado di farci immedesimare all’istante nell’emotività del personaggio.

Come ogni regola di composizione artistica però, anche quella dello show don’t tell non deve essere presa alla lettera: a volte le descrizioni sono necessarie, oppure lo stile e la bravura di chi le idea fanno sì che risultino originali, piacevoli, e appaganti da leggere.

Questo consiglio infatti nasce in particolare come guida per gli aspiranti scrittori, che soprattutto agli esordi tendono a uno stile molto descrittivo, troppo incentrato sull’esposizione dei pensieri e delle emozioni, e che di conseguenza risulta in poche immagini veicolate al lettore e snodi di trama più deboli.

Inoltre va ricordato che il principio dello show don’t tell si rifà a un particolare genere narrativo, è cioè quello di derivazione americana, moderno e contemporaneo, che ha come caratteristiche proprio l’essere molto lineare, asciutto e diritto al punto; se pensiamo infatti a grandi capolavori della letteratura del passato, e in particolare quelli ottocenteschi, si evince come questo principio sia relativamente recente rispetto alla storia della letteratura.

Affinché la lettura del suo testo risulti coinvolgente, per uno scrittore contemporaneo è comunque necessario conoscere e tener conto dell’esistenza di questa regola. Come si fa quindi a metterla in pratica? In generale per applicarla si può fare un esercizio che prevede di immaginare la scena che si vuole descrivere come se fosse quella di un film: come si muovono i personaggi? Cosa dicono? Quali sono le reazioni del loro corpo? Qual è l’inquadratura, il punto di vista, i colori? “Vedere” la scena aiuterà a scriverla meglio.

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Una volta che si è proceduto con questo metodo, si possono mettere in pratica anche queste considerazioni più specifiche, che guideranno nell’applicazione del motto show, don’t tell:

  • bisognerebbe evitare di esporre le intenzioni di un personaggio, e provare a “entrare” nella sua testa (“Marco ricevette il messaggio di Elisa, e decise che quella sera l’avrebbe chiamata” è meno efficace di “Marco ricevette il messaggio di Elisa e quella stessa sera la chiamò”);
  • sarebbe meglio non descrivere le emozioni ma trasmetterle tramite un’immagine carica di espressività (“Riccardo era sempre più arrabbiato” è meno coinvolgente di “Le dita di Riccardo si stringevano sempre di più attorno al bicchiere”);
  • andrebbe descritto solo ciò che ha un senso rispetto alla storia. Per esempio, nel descrivere un ambiente, non è necessario elencarne tutti gli elementi, basterà inserire solo quelli con cui i personaggi andranno a interagire, oppure quelli che racchiudono un valore simbolico (per esempio un regalo fatto da un personaggio con cui il protagonista ha una relazione affettiva);
  • è bene non essere didascalici. Secondo alcuni, il principio dello show don’t tell si rifarebbe a una frase attribuita a Cechov, il quale avrebbe scritto “Non dirmi che la luna splende, ma mostrami il suo riflesso sul vetro infranto”. Sebbene non possiamo essere certi dell’origine di questa frase, possiamo fare nostro il messaggio, che ci invita a evitare stereotipi e banalità che ormai non emozionano più il lettore;
  • omettendo delle parti (pezzi di dialogo, finali di scene), si può ottenere un effetto che permette di mostrare meglio la drammaticità della situazione (puoi approfondire questo consiglio attraverso la teoria dell’iceberg);
  • a volte è meglio entrare nei dettagli nel descrivere un’azione. Questo principio potrebbe sembrare in contraddizione con quelli enunciati prima, ma in realtà non lo è: a volte gli scrittori in erba hanno la tendenza a riassumere le azioni, come se stessero raccontando la trama del libro al posto di scriverlo, ma descrivere le azioni nel dettaglio risulta in una maggiore potenza figurativa. Pensiamo per esempio a una frase come “Lucia quel giorno litigò con sua sorella”, e alla poca incisività che ha in confronto a un’effettiva descrizione del litigio (sempre che il loro diverbio abbia senso alla luce della trama).

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