Dopo il successo di “Armocromia”, il bestseller che ha rivoluzionato l’uso del colore, Rossella Migliaccio torna in libreria con un nuovo libro per uscire dai canoni della bellezza standardizzata. “Forme” è una vera e propria guida per riconoscere e valorizzare le proporzioni del corpo; di qualsiasi corpo… – Su ilLibraio.it un doppio estratto, in cui si parla di body shaming, body positivity e del potere distruttivo (e costruttivo) dei social

Napoletana d’origine e milanese d’adozione, Rossella Migliaccio, tra le più note consulenti d’immagine, è considerata una vera e propria celebrità sui social, in particolare Instagram, dove è seguita da migliaia di persone per i suoi consigli di stile e immagine.

Dopo il successo di Armocromia, il bestseller che ha rivoluzionato l’uso del colore, Migliaccio torna in libreria con un nuovo libro per esplorare un altro mondo, quello delle forme, e uscire dai canoni della bellezza standardizzata.

Forme è una vera e propria guida per riconoscere e valorizzare le proporzioni del corpo; di qualsiasi corpo.

rossella migliaccio forme

Se storicamente la consulenza di immagine tendeva a catalogare le diverse silhouette secondo criteri stereotipati, l’autrice propone un approccio contrario, inclusivo, che si basa sul concetto di body positivity.

Molto più che un manuale pratico, Forme è un vero e proprio manifesto, un atto di ribellione contro l’idea che le forme vadano nascoste o si debbano considerare un problema. Forme non propone canoni di bellezza, ma accoglie l’infinita varietà dei corpi, non parla di difetti ma di caratteristiche, non dà regole ma consigli.

Il messaggio che anima tutto il libro – ricco di specifiche tecniche, proprio come il precedente Armocromia – è la convinzione che la bellezza non ha nulla a che fare con la taglia o con il peso, ma solo con l’armonia delle proporzioni.

Per questa ragione Forme è pieno di riferimenti concreti per valorizzare non solo i propri punti di forza, nella loro unicità, ma anche quelli che consideriamo punti deboli, imparando ad accettarli e farli propri, grazie ai segreti di tagli e dettagli, colori e tessuti che possono creare vincenti illusioni ottiche.

Per gentile concessione della casa editrice, su ilLibraio.it un (doppio) estratto:

Body shaming: il potere (distruttivo) dei social

Il body SHAMING è una pratica tristemente nota ai giorni nostri e, come indica letteralmente l’espressione, consiste nel deridere, prendere in giro, umiliare una persona per il suo aspetto fisico. Chi pratica il body SHAMING colpisce le persone considerate non aderenti ai canoni estetici diffusi dai media. La caratteristica derisa è semplicemente DIVERSA dalla presunta forma fisica considerata perfetta, come essere sovrappeso o eccessivamente magri, avere un seno abbondante o piccolo.

Il canone estetico, spesso lontanissimo dalle caratteristiche di un corpo umano comune o sano, è considerato normale ed è un requisito necessario per ritenere una persona accettabile e degna di rispetto. Il corpo di chi subisce la derisione è, al contrario, considerato A-normale – nonostante sia in genere più simile a quello della maggioranza della popolazione – e la vittima viene colpevolizzata e indotta a provare vergogna. Questa pratica deplorevole può ridurre drasticamente l’autostima di chi la subisce degenerando, nei casi più feroci, in disturbi alimentari, depressione e suicidio.

Il body SHAMING ha avuto una grande diffusione negli ultimi anni soprattutto a causa dell’uso sconsiderato dei social media e a leggere i commenti di alcuni «leoni da tastiera», e dei cosiddetti HATERS, i praticanti dell’odio digitale, si resta sconcertati.

Ma da dove viene questa distorsione che induce a BULLIZZARE qualcuno solo perché diverso da un’idea di bellezza tutto sommato irrealistica? La cultura delle immagini in cui siamo immersi e i mezzi di comunicazione giocano sicuramente un ruolo determinante.

Molto spesso a essere ingaggiate per gli shooting fotografici delle riviste e le numerose campagne pubblicitarie sono modelle non ancora maggiorenni, a volte di appena quindici o sedici anni, che vengono truccate allo scopo di «apparire» più grandi di età.

Poi, come se non bastasse, quei corpi vengono «photoshoppati» all’inverosimile per annullare qualunque imperfezione. In buona sostanza, sono spacciate come riferimenti per il target a cui si rivolgono, composto in prevalenza da donne di circa trenta o quarant’anni. Provate a immaginare la differenza tra il corpo ritoccato di una quindicenne e quello di una donna reale di quarant’anni d’età…

Le persone comuni bombardate da quelle immagini non possono identificarsi in quei corpi giovanissimi e molto spesso provano frustrazione per non essere come «dovrebbero».

Sono moltissimi i personaggi noti e le star dei social, della musica, del mondo dello spettacolo colpiti dal body SHAMING di follower un po’ troppo «giudicanti» o di veri e propri «odiatori».

Pensiamo all’attrice e presentatrice Vanessa Incontrada che ha subito critiche feroci per aver messo su qualche chilo considerato di troppo o alla cantante Adele che al contrario è stata al centro di attenzioni morbose per aver perso peso.

Per fortuna questi attacchi hanno portato molti personaggi pubblici a denunciare tali comportamenti con post e dichiarazioni che hanno lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica. La star internazionale Lizzo è un emblema di esaltazione della propria forma fisica fuori dal canone e rivendica con ironia la naturale accettazione di sé, facendosi promotrice di una body positivity (ne parlerò nel prossimo paragrafo) che è fonte d’ispirazione per molte vittime del fenomeno.

Il tema è complesso, ovviamente, e non è lo scopo del mio libro esaurirlo in queste pagine. I miei sono solo spunti di riflessione per inquadrare il discorso sulle forme del corpo in un contesto più ampio che aiuti a interpretarlo nel modo più libero e meno prescrittivo possibile. Il mio metodo vuole diffondere un approccio neutrale e mai giudicante, partendo dal presupposto che non c’è una forma migliore di un’altra a cui dover assomigliare e in ciascuno di noi è racchiusa una bellezza unica e irripetibile che ci rende radiosi quando la valorizziamo con consapevolezza e armonia.

Body positivity: il potere (costruttivo) dei social

Per fortuna sui social non mancano i movimenti e le esibizioni pubbliche di chi desidera farsi portavoce di modelli di bellezza alternativi a quello dominante.

La definizione di body positivity accomuna le immagini e le dichiarazioni di popstar, influencer e personaggi più o meno noti che mostrano il proprio corpo al naturale esattamente come è, quindi non nascondendone le caratteristiche che lo rendono unico e non omologabile, per ribadire quanto sia normale avere fisici considerati «imperfetti».

Il mio augurio è che questo della body positivity non sia un trend passeggero o una sterile occasione per beccarsi qualche like in più e cavalcare un’onda che permette di ritagliarsi uno spiraglio di visibilità. Non perdiamo di vista il concetto guida in assoluto che è la libertà di scelta e l’autentica accettazione di sé.

Solo in questo caso mostrare i difetti o ritrarsi al naturale, in modo sincero, ci fa stare bene e allo stesso tempo aiuta gli altri. Inoltre, ci tengo a fare anche una riflessione controcorrente: stiamo attenti a non passare da una dittatura a un’altra.

Definire curve e cellulite come unico modello di riferimento, più autentico e accettabile rispetto agli altri, è un atteggiamento non molto diverso da chi finora ci ha propinato solo immagini di corpi magri. Teniamo sempre a mente i concetti di rispetto e di libertà di scelta, qualunque sia la scelta: che sia dedicarsi alla buona cucina o al fitness e altre attività cosiddette salutiste.

E a tal proposito, voglio portare la vostra attenzione su un’ulteriore riflessione: vivere il proprio corpo con positività non deve diventare un alibi per incoraggiare atteggiamenti che possono mettere a repentaglio la nostra salute con un’alimentazione basata solo su cibo spazzatura o fast food.

Qui da noi la questione non è (ancora) sorta, ma in America qualcuno teme che l’esibizionismo generato da una certa body positivity sfoci in un’istigazione all’obesità.
La bellezza è salute: nessuno deve appropriarsi della bellezza per etichettare esclusivamente il proprio canone e nessuno deve utilizzare il tema della salute per giustificare le proprie (libere e legittime) scelte. Che riguardino un corpo magro o meno.

(continua in libreria…)

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