“La ragazza scomparsa” di Shirley Jackson (1916 – 1965) raccoglie tre racconti che si collocano su una linea di continuità, per tematiche e stile, con i quattro che costituivano la prima sezione di “Paranoia”. L’ispirazione di fondo è sempre la stessa: un’escalation di fastidio, incredulità, disperazione e orrore, fin quasi alla rassegnata accettazione dell’assurdo. Nei testi di Jackson l’inquietudine si insinua in sordina e genera un climax ansiogeno che, partendo da sensazioni sapientemente descritte nel dettaglio da quella che si conferma sempre una grande conoscitrice dell’animo e della psicologia umana, si traduce in immagini di straordinario impatto visivo nella loro dimensione onirica… – L’approfondimento

Sulla scia del successo della serie Netflix ispirata a L’incubo di Hill House e della di poco successiva pubblicazione di Paranoia (Adelphi, traduzione di Silvia Pareschi), Adelphi offre agli appassionati lettori della “maestra di Stephen King” una piccola perla che va a comporre un altro tassello imprescindibile della collana Biblioteca minima.

Shirley Jackson paranoia

La ragazza scomparsa (Adelphi, traduzione di Simona Vinci) raccoglie infatti tre racconti che si collocano su una linea di continuità, per tematiche e stile, con i quattro che costituivano la prima sezione di Paranoia, “Avvenimenti improvvisi e insoliti”, costituendone l’ideale completamento. Di questi, solo Incubo rientra nel tesoro di inediti misteriosamente riconsegnato in forma anonima al figlio Laurence Jackson Hyman trent’anni dopo la morte dell’autrice; il racconto che dà il titolo alla breve raccolta e Viaggio con signora, invece, erano già apparsi in rivista per la prima volta negli anni Cinquanta. 

L’ispirazione di fondo è sempre la stessa: un’escalation di fastidio, incredulità, disperazione e orrore, fin quasi alla rassegnata accettazione dell’assurdo, costituisce il fil rouge che collega la storia di Mr Halloran Beresford, protagonista di Paranoia, con quella di Miss Toni Morgan (o Miss X) di Incubo. Così come in entrambe le raccolte (nella fattispecie in Mille e una notte e Viaggio con signora) ritroviamo le figure di due preadolescenti alle prese con l’ansia fisiologica ma al medesimo tempo disturbante del passaggio all’età adulta, declinata in forme diverse ma con la stessa scrittura lucida e acuta.

Nei racconti di Jackson l’inquietudine si insinua in sordina e genera un climax ansiogeno che, partendo da sensazioni sapientemente descritte nel dettaglio da quella che si conferma sempre una grande conoscitrice dell’animo e della psicologia umana, si traduce in immagini di straordinario impatto visivo nella loro dimensione onirica – nel senso più orrorifico del termine. Emblematica in tal senso la descrizione della parata in cui si imbatte in Incubo Miss Toni, nel vano tentativo di fuga dalla misteriosa Miss X che tutta la città cerca e che sembra irrazionalmente essere proprio lei:

“Dietro la banda c’erano dodici araldi vestiti di velluto nero, che soffiavano dentro trombe d’argento ed erano seguiti da un uomo in abito di velluto nero su un cavallo bianco con delle piume rosse in testa; l’uomo gridava: ‘Trova Miss X, trova Miss X, trova Miss X!’. […] E ancora un carro con una botte dorata piena di enormi banconote da un dollaro e un pupazzo ghignante che vi frugava dentro, afferrava una manciata di bigliettoni, se li mangiava, poi si reimmergeva nella botte”.

la ragazza scomparsa

Molto interessante, nella narrativa di Jackson, è il fatto che all’angoscia che scaturisce dall’irruzione paradossalmente concreta e tangibile nella realtà quotidiana di elementi e fatti incomprensibili, si affianchi una forma di inquietudine frutto di presupposti diametralmente opposti: l’indefinito, inteso sia come mistero (della ragazza scomparsa che apre la raccolta si scopre non essere mai stata nota l’esistenza), che come anonimato – si pensi alla protagonista de La bugia in Paranoia, che torna a casa per espiare una colpa di cui nessuno ha memoria, così come nessuno ha memoria di lei in primis.

E così, nei suoi racconti Jackson lascia spazio a tutte le sfumature dell’assurdo, dando loro voce con una scrittura potentissima e impietosa nei riguardi del lettore: del resto, come lei stessa affermava nella sua conferenza dal titolo L’aglio nella narrativa (anche questa riportata in Paranoia), “il lettore è comunque un nemico da sconfiggere con ogni trucco sleale che lo scrittore riesca a escogitare“.

Missione compiuta, Shirley: ogni racconto è una sfida ad armi impari, in cui ansia e straniamento non risparmiano neanche i più impavidi.

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