La strage parigina divide il mondo occidentale (e non solo). E’ il momento di fermarsi a riflettere. Ecco una serie di libri per provare a capire le cause e immaginare i possibili scenari

Dopo l’orrore, il dolore, lo stupore, la rabbia per la strage parigina di Charlie Hebdo, è (anche) il momento di fermarsi a riflettere. Per capire le cause dello scontro in atto, e per provare a immaginare i possibili scenari. Tra l’altro, il dibattito prodotto  dall’attentato di Parigi in queste ore tende inevitabilmente ad ampliarsi, e in gioco sembrano essere gli stessi valori europei. Per questo, IlLibraio.it ha selezionato una serie di saggi (e romanzi) che raccontano lo “scontro di civiltà” e la minaccia del terrorismo da prospettive molto diverse tra loro. Una lista che non pretende di essere esaustiva, vista la vastità di titoli pubblicati all’indomani dell’11 settembre e negli ultimi anni.

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Sottomissione (Bompiani) di Michel Houellebecq. Il romanzo fantapolitico dello scrittore più discusso l’Oltralpe, appena uscito anche in Italia, immagina un partito a forte matrice islamica che vince le elezioni politiche nella Francia del 2022. Houellebecq, tra l’altro, è immortalato sull’ultima copertina di Charlie Hebdo (vedi sopra, ndr), e si è detto sconvolto per la strage di Parigi;

ISIS. Lo Stato del terrore (Feltrinelli) di Loretta Napoleoni, economista e studiosa dei terrorismi, in questo saggio
spiega chi sono e cosa vogliono le milizie islamiche che minacciano il mondo. Scrive Napoleoni: “Quel che distingue questa organizzazione da ogni altro gruppo armato che l’ha preceduta e quel che ne spiega l’enorme successo sono la sua modernità e il suo pragmatismo”.

-Anche il saggio Il jihadista della porta accanto. Isis, Occidente (Piemme) di Fouad Allam Khaled prova a spiegare dove ci porterà il jihad lanciato contro l’Occidente che in pochi mesi ha conquistato le terre di Libia, Iraq e Siria;

Io sono Malala (Garzanti) di Malala Yousafzai (premio Nobel per la Pace 2014) e Christina Lamb, l’autobiografia di simbolo universale delle donne che combattono per il diritto alla cultura e al sapere;

La paura dei barbari (Garzanti) di Tzvetan Todorov: secondo l’autore, in un mondo dagli equilibri stravolti e diviso non più tra Oriente e Occidente o tra Nord e Sud, ma tra paesi dominati dal risentimento e paesi dominati dalla paura, è necessario riprendere in mano la riflessione sulla possibile convivenza con il diverso. In particolare, per lo scrittore bulgaro (che vive proprio in Francia), l’Europa, oggi preda della paura nei confronti dell’Islam, rischia di reagire in modo violento, provocando un duplice paradosso: da una parte “la paura dei barbari rischia di trasformare noi stessi in barbari”; dall’altra “rende il nostro avversario più forte e noi più deboli”;

La rabbia e l’orgoglio (Bur-Rizzoli) di Oriana Fallaci, il pamphlet della grande giornalista che ha diviso il mondo all’indomani dell’11/9 è molto citato anche in queste ore. Dopo un lungo silenzio la Fallaci tornò a pubblicare affrontando alle radici la questione del terrorismo islamico e parlando di sé, del suo isolamento, delle sue scelte rigorose e spietate. La risposta fu esplosiva, le polemiche feroci;

Lettere contro la guerra (Longanesi) di Tiziano Terzani fu in parte proprio una risposta al libro della Fallaci:  con queste corrispondenze – da Kabul, Peshawar, Quetta, ma anche da Orsigna, Firenze, Delhi e dal suo rifugio sull’Himalaya – Terzani cominciò un pellegrinaggio di pace tra Oriente e Occidente, ancora attualissimo;

L’identità infelice di Alain Finkielkraut, pubblicato in Francia un anno fa e presto in uscita anche in Italia per Guanda. L’autore è tra i più apprezzati intellettuali e polemisti francesi;

Lo spirito del terrorismo (Raffaello Cortina) di Jean Baudrillard: pubblicato dopo l’11 settembre, questo saggio fa i conti con un evento assoluto; l’evento puro che concentra in sé tutti quelli che non hanno mai avuto luogo. Si potrebbe dire che la realtà è gelosa della finzione, che il reale è geloso dell’immagine. E’ una specie di duello, a chi sarà il più imprevedibile;

Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale (Garzanti) di Samuel Huntington, un testo fondamentale, che ha avuto un enorme impatto sul pubblico americano e sul dibattito politico negli USA e nel mondo intero.

Guerra santa e santa alleanza. Religioni e conflitto globale nel XXI secolo (Il Mulino) di Manlio Graziano, saggio che spiega come negli anni seguiti all’11 settembre e alle guerre in Afganistan e in Irak, il rapporto tra religione e politica è stato visto attraverso una lente deformante che ha portato a leggere ogni evento in termini di relazione tra islam e politica. Tale distorsione ha impedito di accorgersi che, in realtà, si trovano paladini della “guerra santa” tra i seguaci di tutte le religioni;

Con gli occhi dell’Islam. Mezzo secolo di storia in una prospettiva mediorientale (Longanesi 2007, TEA, 2009) di Sergio Romano: dal Libano all’Iran, dalla Siria alla Palestina, dall’Afghanistan all’Iraq, senza dimenticare i conflitti etnico-religiosi nella ex Jugoslavia e in Cecenia, gli ultimi decenni hanno visto una serie di eventi legati l’uno all’altro come gli anelli di una catena ineluttabile, che ha determinato l’attuale situazione. Il Medio Oriente, afferma Romano, “non è ancora riuscito a creare la propria versione dello Stato moderno”. Tutto ciò non vuoi dire che le società musulmane siano naturalmente allergiche alla democrazia. Anche quella europea è il risultato di una lunga gestazione, ma la libertà nasce quando è necessaria agli obiettivi di un ceto emergente. Di fronte a un così lungo processo di trasformazione, il miglior contributo che l’Occidente può dare è “stare alla finestra”, vale a dire evitare interventi intempestivi e non desiderati. Certamente l’Islam non può essere la soluzione di tutti i problemi, ma le “lezioni” occidentali avranno solo l’effetto di regalare nuovi adepti al nazionalismo più radicale; e tuttavia l’Europa e gli Stati Uniti hanno responsabilità a cui non possono sottrarsi. La maggiore di esse è ancora la questione palestinese.

La tirannia della penitenza (Guanda) di Pascal Brückner, un libro in cui l’autore francese che negli anni ’70 si  accostò al movimento dei nouveaux philosophes, torna a trattare il tema della vergogna di sé, che egli crede di riconoscere come il male della civiltà occidentale contemporanea. Nel saggio parla tra l’altro della pressione che viene dal mondo musulmano, le cui autorità richiamano regolarmente gli occidentali all’autocritica, ma restano mute davanti alle violenze perpetrate in nome dell’Islam.

Il singhiozzo dell’uomo bianco (Guanda), ancora di di Brückner: in questo saggio il filosofo, romanziere e polemista  si confronta invece con “un mito duro a morire”, il terzomondismo;

Palazzo Yacoubian e Chicago, due romanzi dell’egiziano Ala Al-Aswani pubblicati in Italia da Feltrinelli. Nei suoi libri lo scrittore spesso si sofferma sul racconto dell’estremismo.

Intrigo internazionale (Chiarelettere) di Giovanni Fasanella e Rosario Priore, che parte da una domanda di fondo: perché l’Italia dal 1969 è stata funestata dal terrorismo e dalla violenza politica? E che inseriamo in questa lista perché allarga il discorso, e racconta anche l’attuale “stato di guerra”, l’egemonia del Mediterraneo e spiega il controllo delle fonti energetiche che ci ha messo in rotta di collisione con l’asse franco-inglese che non ha mai sopportato il rapporto privilegiato dell’Italia con la Libia.

Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio (E/o) dell’algerino Amara Lakhous, che racconta la piccola folla multiculturale che anima le vicende di uno stabile a piazza Vittorio a Roma e che sorprende per la verità e la precisione dell’analisi antropologica;

Nathan il Saggio (Garzanti), è il capolavoro di Lessing e della letteratura tedesca dell’illuminismo, il poema della tolleranza religiosa, anzi, della tolleranza tout court; una delle lezioni più alte che un letterato abbia lasciato e quella di cui oggi l’umanità ha maggiormente bisogno;

 

LEGGI ANCHE – I due problemi che pone la strage di Parigi: su IlLibraio.it la riflessione di Giovanni Fasanella, che dopo l’orrore di Charlie Hebdo si interroga sul grado di pericolosità del terrorismo islamista e sui rischi di certe reazioni all’attentato

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