Come ogni settimana, Silvia Zucca ci racconta storie in cui l’amore e l’astrologia s’intrecciano. Lei è l’autrice di “Guida astrologica per cuori infranti”, in uscita l’8 giugno, uno dei romanzi più attesi dell’anno, amato dai librai che l’hanno letto in anteprima e in corso di traduzione in tutto il mondo, Stati Uniti compresi…

Eh, lo so… fa assolutamente figo andarsene in giro a dire alle amiche: «Sai che c’è? Esco con uno altolocato… hai presente? Un Re, addirittura…! Sì, sì: il Re dello zodiaco».

Che poco poco, prima che l’amica di turno chiami il 118 e ti chieda di infilare quella strana camicia che non ti fa muovere le braccia, ti senti come Kate Middleton e magari ti metti a salutare dall’autobus con la manina rigida.

Wow, esci con un Leone!

La prima sorpresa è che, nonostante l’aria arrogante con cui il tuo Leone ti fa cadere dal cielo la sua nobile presenza, sfogliando i tabloid non trovi notizia del vostro augusto fidanzamento. Insomma, nonostante le arie che si dà, non c’è nessuno che se lo fili per un autografo, a parte il cameriere che gli propone il conto al ristorante.

La seconda sorpresa è che, al Re, la calzamaglia del Principe Azzurro proprio non ne vuole sapere di salire. Lui non è in cerca di una principessa. Piuttosto, è in cerca di una groupie.

Obiettivamente, la criniera con cui il mio personale Leone mi aveva folgorata non era così fulgente da poter vincere un concorso Pantene. Eppure… Eppure si sapeva vendere benissimo, con un sorriso sprizzante sicurezza e quell’occhietto furbo che neppure un venditore porta a porta.

Insomma, da casalinga disperata, mi ero lasciata infinocchiare e pensavo di uscire con Raul Bova, tanto che obiettivamente mi veniva un filo d’ansia quando passeggiavamo in pubblico, o quando lui diceva il suo nome, per esempio, per ritirare dei biglietti del cinema prenotati. M’immaginavo che la cassiera alzasse gli occhi dal monitor per poi avere, minimo minimo, un semi mancamento nel riconoscere cotanto Leone che si trovava dinanzi.

Non succedeva mai. D’altronde, nonostante le numerose velleità, il mio Leone era impiegato in un ufficio pubblico, perciò sì, in qualche modo era abituato ad avere davanti una fila di gente che aspettava di avere udienza da lui, ma la cosa comprensibilmente non gli dava tutta questa soddisfazione.

Per questo adorava che io l’adorassi.

E allo stesso tempo era costantemente frustrato, perché gli altri non riuscivano a riconoscere il suo genio superiore… e, va da sé, finiva per scaricare il suo malumore da star mancata sull’unica persona iscritta al suo fan club. Io.

Perché gli amici chiamavano per chiedere a me di uscire e non a lui? Non potevano invitare lui, semmai, e dirgli di portare (se lo riteneva necessario) anche la sua claque?

A nulla valeva spiegargli che, se non avesse costantemente trattato gli altri come un pubblico, apostrofandoli in stile Gassman dei poveri ed esigendo il completo silenzio durante i suoi monologhi in birreria, forse le cose sarebbero state diverse.

Perché ovviamente faceva l’attore. Seguiva corsi di teatro da anni, ma puntualmente ai provini lo rimandavano al mittente. Nemo profeta in patria, okay. Anche se non credo che Scorsese lo avrebbe mai scritturato.

Per gasarsi sfruttava la tecnologia, e immancabilmente alla fine dei nostri incontri più intimi in sottofondo scattava quella registrazione che si era fatto mettendo in fila gli applausi delle sit com e i cori da stadio.

A quel punto anch’io avevo dovuto tirar fuori le mie doti d’attrice, facendomi venire le lacrime agli occhi per la sua interpretazione di Rocco Siffredi.

Una volta, presa dal sacro fuoco dell’arte, giunsi perfino ad apostrofare uno svenimento come quando da ragazzina avevo visto Simon Le Bon.

Molto romantico. Ma d’altronde ero innamorata.

Da una parte si sentiva in diritto di invadere la mia vita, illuminandola con la sua luce di saggezza e carisma, pretendendo di dettare legge sul mio lavoro, di spadroneggiare sui miei ritmi e di sentenziare sul modo in cui conducevo la mia miseranda esistenza: non so perché, ma a quanto pare non so assolutamente scegliere come e quando sedermi sul divano, dove sonnecchiare dovrebbe essere punibile per legge, e sono decisamente sconsiderata e irriguardosa nei confronti del pianeta in cui vivo, visto che alla sera mi piace accendere la luce, quando potrei imparare a muovermi nella semi oscurità come fanno i pipistrelli, per amor di risparmio energetico.

Dall’altra parte, quella che lo riguardava, rimaneva basito, vagamente sconvolto, e il più delle volte rancoroso, di fronte alle mie richieste di essere coinvolta nella sua, di vita. Perché me ne venivo fuori con la richiesta di fare una vacanza insieme a lui? Forse volevo spiarlo? Perché mai avrebbe dovuto farmi conoscere i suoi genitori, visto che ci frequentavamo da soli quattro anni?

Un giorno dimenticai a casa sua la trousse per il trucco, e soprattutto il mio spazzolino, indelicatamente infilato nel bicchiere del bagno, accanto al suo. Mi chiamò su tutte le furie, convocandomi urgentemente in udienza, e mi accusò di stare subdolamente procedendo con un piano d’invasione nel migliore stile Risiko. Avrei preteso un cassetto, poi una parte di armadio… e lui, dopo soli quattro anni insieme, di certo non se la sentiva di mettere radici.

Esasperata, decisi che era giunto il momento di darle un po’ a lui, allora, le radici, e prima di uscire di casa (con spazzolino e trousse) gli tirai dietro il cactus che gli avevo regalato.

SilviaZucca

IL LIBRO E L’AUTRICE – Guida astrologica per cuori infranti (Nord, in uscita l’8 giugno) è un romanzo irresistibile come la sua protagonista, Alice Bassi, trentenne tenera e pasticciona alla ricerca dell’anima gemella, e brillante come la sua autrice, Silvia Zucca, che dopo una vita da traduttrice ha deciso di esordire nella narrativa con una storia che vi conquisterà.

Visita il sito ufficiale: www.guidaastrologicapercuoriinfranti.it

SilviaZucca

L’autrice 

 
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LA TERZA PUNTATA – Il Gemelli che visse due volte

LA QUARTA PUNTATA – Il Cancro mammone

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