“Quando si parla di Sicilia, è difficile discernere il reale dall’immaginario…”. Così lo scrittore Marcello Simoni descrive la regione in cui è ambientato il suo nuovo romanzo, “La torre segreta delle aquile”. Un luogo ricco di Storia e bellezza, in cui il Palazzo della Cuba e il Palazzo Reale riesce a rievocare ancora oggi le leggende del passato normanno…

Jannat al-ard, “Paradiso della Terra”. Così veniva chiamato il grande giardino che si estendeva tra il Palazzo della Cuba e la Ziza, nel cuore della Palermo normanna, sul finire del XII secolo. Oggi di quel giardino, il cosiddetto Genoardo, rimane un intreccio di fantasie e di leggende che lo descrivono come una delizia di impareggiabile bellezza, un viridarium del quale possiamo soltanto immaginare il rigoglio e i profumi attraverso qualche sbiadita rappresentazione su pergamena.

Espressione mirifica dell’armonia meticcia dell’architettura arabo-normanna, lo Jannat al-ard avrebbe potuto rientrare fra le ambientazioni delle Mille e una notte o forse, più probabilmente, in una delle tante favole tramandate dalla tradizione orale siciliana confluite del Pozzo delle meraviglie di Giuseppe Pitrè. Ma non tutto è perduto. Con un piccolo sforzo di immaginazione, possiamo ricreare quel giardino attraverso il potere della parole.

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Palermo: un labirinto di storie e immagini dal passato, tra reale e immaginario

Basta poco per evocare alla mente un intrico di siepi e di palme di dattero sotto le quali far passeggiare dei cavalieri in cotta di maglia, dei dignitari in caftano e delle giovani dame dall’incarnato nordico. Sedute all’ombra di chiome smeraldine o lungo le sponde di laghetti e di fontane, quelle persone del passato solevano ascoltare racconti e canzoni intonate da voci di provenienze diverse. Volgari siculi, lingue d’oïl, latino, arabo, greco e forse un pizzico di longobardo.

Risuonavano esotici i nomi degli agrumi appena giunti in Sicilia, come pure, esotici, erano le essenze profumate dell’olibano e i colori delle stoffe ricamate nel tiraz del palazzo reale. Ma l’odore del mare doveva regnare su tutto. Un mare che lambiva sponde sabbiose, coste disseminate di pietre e falesie piene di grotte. Approdi di navi dagli scafi panciuti e dai profili affusolati che sopravvivono nei graffiti dei sotterranei del Palazzo Reale di Palermo. Navi normanne che avevano toccato i porti settentrionali dell’Africa e quelli, lontanissimi, della Grecia e di Bisanzio.

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Sono altre imbarcazioni, tuttavia, a rapire la nostra attenzione. Quelle di pescatori bruciati dal sole intenti a raggiungere le reti delle tonnare, già antiche ai tempi del Medioevo. Imbarcazioni dalle forme eterne, come gli uomini che le conducevano attraverso onde di un turchese così intenso da perdersi fra le rughe della storia.
Una guida turistica, a questo punto, finirebbe per condurvi tra le vie popolose dei porti, o lungo strade che si arrampicano verso vetusti castelli, fra oliveti e vitigni in cui si stillano nettari dai colori sanguigni. Ma è molto più divertente, io credo, lasciarsi tentare dai racconti degli amanuensi e dei cantastorie medievali.

Racconti su luoghi misteriosi come l’Etna, porta dell’inferno dentro la quale dorme in eterno re Artù, o il miraggio brumoso di Morgana che inganna la vista al largo di Messina. O ancora, il racconto delle tre gigantesche colonne d’oro che Cola-Pesce sostenne d’aver visto mentre nuotava negli abissi sottomarini della Sicilia. Una meraviglia degna di essere ammirata attraverso gli oblò del Nautilus, o dall’interno di una di quelle sfere di vetro progettate, narra la leggenda, da Alessandro il Macedone in persona.

Quando si parla di Sicilia, è difficile discernere il reale dall’immaginario. Anche se si tratta di scrivere un romanzo storico. Soprattutto se si sta scrivendo un romanzo storico. Perché la mente ricerca la suggestione, il pungolo dell’impossibile, il fascino dell’indecifrabile. Ed è proprio da questo impulso che è nato il mio desiderio di scrivere La torre segreta delle aquile, il primo capitolo della Saga della dinastia perduta. Una trama basata sulle vicende di due famiglie di sangue normanno legate alla storia della Sicilia del XII secolo. Una sfida avvincente a rivivere quei giorni lontani di luce e di ombra, fra antichi manieri e coste marine popolate da pirati e tunnarotti, in un vortice di bellezza e di spade lucenti.

Un labirinto narrativo che in parte è debitore delle impareggiabili muqernas del Palazzo dei Normanni. Un soffitto di legno dorato suddiviso in nicchie simili a celle di ape, in ognuna delle quali si dipana un labirinto di racconti diversi da quelli delle parole, ma altrettanto suggestivi. Scene di caccia, di danza, di giochi di amore e di morte, in un affollarsi di figure che un po’ ci ricorda il Castello dei destini incrociati di Italo Calvino e, un po’, la historia salutis mosaicata nell’abbazia di Monreale.

Un codice di storie e di immagini dai quali non smetterò mai di trarre ispirazione

La torre segreta delle aquile di Marcello Simoni

Marcello Simoni (foto di Yuma Martellanz)

L’AUTORE E IL LIBRO – Nato a Comacchio nel 1975, ex archeologo e bibliotecario, laureato in Lettere, Marcello Simoni, amato (e prolifico) autore di thriller storici, ha pubblicato diversi saggi storici; con Il mercante di libri maledetti, suo romanzo d’esordio, ha vinto il 60esimo Premio Bancarella, primo di diversi riconoscimenti.

La saga che narra le avventure di Ignazio da Toledo ha consacrato Simoni come autore di successo. Con Newton Compton l’autore ha poi pubblicato diversi romanzi, tra cui la trilogia Codice Millenarius Saga e la Secretum Saga.

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Ora Simoni torna in libreria con il primo capitolo di una nuova serie ambientata in Sicilia, La torre segreta delle aquile (Newton Compton). La trama del libro porta nel 1127, sulle coste nord-occidentali della Sicilia i destini di due famiglie si stanno per intrecciare. In uno scenario di giochi politici, guerre e tradimenti, il barone Galgano e sua figlia Altruda, sono pronti ad accogliere tre fratelli provenienti dalla contea francese di Évreux.

Il maggiore, Folco di Évreux, spera infatti di garantire un futuro alla sua famiglia con il matrimonio con Altruda. L’uomo non sa però quanti segreti nasconda il barone…

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Fotografia header: Palazzo dei Normanni (Getty 07/07/2025)

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