Nel corso di una puntata di “Presa diretta” (Rai3) dedicata al rapporto tra Fisco e multinazionali dell’era digitale, il manager, che era a capo di Amazon Italia, non si è accorto che telecamera e microfono erano rimasti accesi… – Video e particolari

La telecamera era ancora accesa, e l’intervistato non se n’era accorto. Così, come riportato sabato dal Corriere della Sera, il gesto dell’ombrello trasmesso da Presa diretta, il programma d’inchieste di Rai3, è costato la poltrona al country manager di Amazon Italia Martin Angioni.

Ma cos’è successo? Nel corso della puntata, dedicata al delicato tema dell’elusione/evasione fiscale delle multinazionali americane dell’era digitale, il manager di Amazon si è lasciato scappare un commento e un gesto non appropriato (pensando che la telecamera e il microfono non fossero più accesi): “(…) Siamo in Lussemburgo, nella Comunità Europea. Saranno beep della comunità europea…”.

“Non commentiamo le questioni personali. Certo, l’azienda non si riconosce nel tipo di interazione tra il suo manager e la stampa”, il breve commento del colosso dell’e-commerce.

A seguito della gaffe, Angioni ha lasciato l’azienda fondata da Jeff Bezos, in cui era entrato nel marzo 2011. Prima di entrare in Amazon, era stato AD di Mondadori Electa (e prima di Segrate, era stato Vice Presidente di JP Morgan, e analista DVFA presso la Bankgesellschaft Berlin).

Questa mattina, sempre sul Corriere della Sera, è arrivata la precisazione dell’ormai ex presidente di Amazon Italia: “Nel corso della trasmissione Presa Diretta del 29 marzo non è stata mandata in onda, neppure parzialmente, l’intervista registrata alla Camera dei deputati nel mese di febbraio dalla troupe di Rai3, bensì unicamente alcuni fuori onda registrati di nascosto, senza che né il sottoscritto né i due addetti alle relazioni esterne di Amazon ne fossero a conoscenza. Ciò risulta chiaramente dal taglio delle riprese dal basso e dal tono colloquiale della conversazione”.

Tornando al tema della puntata di Presa Diretta, che fa discutere ormai da anni, è noto che le filiali dei colossi di internet come Google, Facebook e, tra le altre, Amazon (che ha sede in Lussemburgo), versino all’erario italiano imposte molto basse. Anche ilLibraio.it se n’è occupato in diverse occasioni. In un’intervista che ci ha concesso lo scorso novembre, abbiamo chiesto ad Alessio Santarelli, responsabile europeo del Kindle Store, il punto di vista di Amazon sull’indagine aperta dalla Commissione europea relativa al regime fiscale che il Lussemburgo applica al gigante di Seattle. Santarelli ci ha risposto così: “Amazon non ha ricevuto nessun trattamento fiscale speciale dal Lussemburgo, siamo soggetti alle medesime regole fiscali come tutte le altre aziende che operano qui. Amazon paga tutte le tasse dovute nei Paesi in cui opera”.

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